Saluto di Bissone al prete, di origini polacche, che entrerà in carica nei prossimi giorni nella Parrocchia di Stabio.
«Il frutto di un ministero non si misura dalle opere realizzate, ma sappiamo benissimo che ci sono tanti canali di grazia che nessuno conosce, solo il Signore lo sa, e sono quelle occasioni di ascolto e di vicinanza coi quali il sacerdote trasmette la grazia di Dio». È un saluto affettuoso e ricco di fede quello pronunciato dal presidente del Consiglio parrocchiale di Bissone, Andrea Incerti, sindaco peraltro nello stesso comune, in occasione dell'arrivederci a don Pietro Zygmunt, trasferito a Stabio, dalla Parrocchia che comprende oltre Bissone anche i Comuni di Maroggia e Melano.
«Tu, caro don Pietro – ha ripercorso gli ultimi anni di servizio del prete di origini polacche – ci hai insegnato ad aprire il cuore al soffio dello Spirito per sentire il profumo di nuovo. Solo così possiamo avvicinarci al cuore del Signore, non con il cuore chiuso e stretto nelle nostre forze insufficienti, ma aperto e vicino al Suo cuore, che è più grande di ogni nostro timore e tutto accoglie e tutto consola e che è luogo di vita! Non sei mai stato l’intrattenitore simpaticone che inonda di parole, ma umile sacerdote dispensatore della Parola, testimone di fede e di preghiera. Ci hai insegnato che la Chiesa non è un club di brava gente che prega per farsi vedere, ma è comunità riunita nel nome del Signore, con Lui e per Lui e che certi diritti che ci arroghiamo sono solo espressione di egoismo che salvaguardano punti di vista molto parziali. Il Signore ci mostra però una giustizia più grande che tiene conto di tutte le parti in gioco, che chiede a noi di uscire dalle nostre vedute ristrette per entrare in una logica più grande, quella dell’Amore!».
Una comunità che mostra di aver trovato in don Pietro una guida sicura e attenta: «Nelle tue brevi ma profonde omelie ci hai sempre esortati a farci interrogare dalla Scrittura, a lasciare che la Parola di Dio ci tocchi in profondità. Solo così possiamo ascoltare nel Vangelo il Signore che parla alla nostra vita. Parole da leggere non per applicarle agli altri, ma per obbedire a noi stessi! Non per giudicare gli altri ma per usare la stessa clemenza che concediamo sempre a noi stessi! Allora la nostra lingua non scapperebbe più fuori dalla nostra bocca per sparlare, per calunniare, per spettegolare. Nel tuo ministero di sacerdote in queste comunità hai sempre cercato di attivare cammini costruttivi di riconciliazione e di vera pace, ti sei sempre dato da fare per riunire, edificare, avvicinare nei confronti di tutti».
Un grazie che si fa molti: «Grazie – ha sottolineato Incerti – per la preghiera che costantemente, senza frastuono, hai elevato al Signore per tutti! Grazie per averci stimolati continuamente a lottare per una continua conversione, che è lo statuto del cristiano. Grazie perché ci hai insegnato a far emergere la Verità che abita nel nostro cuore. Noi cristiani abbiamo già un esempio. Cristo. Quello di un uomo senza ipocrisie, senza doppie facce, senza maschere, perché consapevole di essere amato. Grazie per averci guidati sulle orme di San Giovanni Paolo II in Polonia, in Portogallo, a Roma e a Loreto. Guida spirituale, culturale e non solo, con delicatezza ci hai aiutati a suscitare nei nostri cuori il senso dell’infinito. “Ho visto Cristo passare per le strade del paese con la Croce in mano”, mi ha confidato una signora nel giorno di venerdì Santo e come lei altre persone hanno avuto la stessa percezione, quando ti hanno visto portare la croce di Cristo per le vie dei tre paesi che formano la tua comunità, nel giorno in cui la liturgia ci pone di fronte al grande mistero cristiano della Croce e del Crocifisso. Questa è testimonianza di fede grande, importante, sentita, che tu ci hai lasciato. Il tuo passaggio, per tantissimi di noi è stato come …. granelli di eternità nel tempo che passa!».