L'idea è partita dall'omonima associazione di commercianti: le adesioni per ora sono una decina, ma concretizzarla nell'anno della pandemia sarà difficile
Sì, no, forse. L'idea è interessante, ma nell'anno del Covid-19 fatica a trovare terreno fertile. Stiamo parlando dell'iniziativa emersa in seno all'Associazione Via Nassa: shopping serale al venerdì, fino alle 22.30. A riferirne è stata la 'Rivista di Lugano' all'indomani dell'assemblea svoltasi a luglio. Mentre l'estate pian piano si avvia alla conclusione, abbiamo cercato di capire a che punto è il progetto.
«Sì, abbiamo effettivamente sottoposto l'idea all'assemblea generale – conferma –, ma non si è ancora sviluppata concretamente. Utilizzando un termine un po' diplomatico, l'iniziativa fatica a decollare». Il segretario dell'associazione che riunisce i commercianti dell'arteria di lusso luganese svela che «una decina di adesioni ci sarebbero già», ma non per il momento non si è partiti perché «o tutti o nessuno. Un'apertura a macchia di leopardo non è un bel vedere». E come mai non c'è maggior consenso? «Ci sono delle situazioni contrastanti. C'è chi lavora ancora col lavoro ridotto ad esempio, alcune aziende hanno delle difficoltà. Lo strascico dei mesi scorsi si sente ancora, forse è un passo un po' prematuro. Ci stiamo lavorando, è difficile ma non disperiamo».
Tamborini sottolinea di aver parlato dell'idea al sindaco e al municipale Roberto Badaracco, che avrebbero espresso la possibilità di sostenere l'iniziativa promuovendo magari delle manifestazioni «che anche noi eravamo pronti a finanziare». «È un'idea che mi piace – valuta Marco Borradori, da noi sentito –. È vero, non è un anno semplice questo. Però, se provano e creano magari un'abitudine, sapendo che all'inizio sarà difficile, io la vedrei bene. Consideriamo anche che il venerdì sera in estate il lungolago è pedonalizzato ed è ben frequentato. È un buon incentivo».
Già, ma la stagione volge al termine e le occasioni per un test sono sempre meno. «Volendo, si potrebbe tentare di chiudere al traffico un weekend o due anche a settembre per permettere ai commercianti di fare una prova. Il Municipio potrebbe fare una valutazione seria per sostenere l'iniziativa con degli eventi: d'altra parte quest'estate ce ne sono stati di meno. Ma deve arrivare da parte loro una proposta, anche solo verbale ma strutturata, in tempi brevi».
In realtà, e a ricordarcelo è il presidente della Società dei commercianti di Lugano, tenere aperti i negozi fino alle 22.30 è già possibile senza l'esigenza di organizzarsi particolarmente. «Sì, ho sentito di questo progetto, ma è ancora tutto da studiare – frena Paolo Poretti –. Facciamo un passo indietro: oggi la legge volendo permette già a tutti di farlo, indipendentemente dalle singole iniziative. Perciò chi lo ritiene interessante, può già farlo». Dal 1° gennaio infatti, la nuova Legge sull'apertura dei negozi prevede orari più flessibili, in particolar modo ai commercianti di quelle aree – e Lugano centro ne fa parte – considerate turistiche.
Ma si tratta di una possibilità utilizzata dai negozianti luganesi? «È a discrezione – sostiene Tamborini –. Purtroppo l'entrata in vigore della legge ha cozzato con il lockdown e con la pandemia». Più negativo Poretti: «No, molto poco. Manca la massa critica a livello di clientela per avere queste aperture fino a tardi, che creano dei costi che devono essere coperti. La maggior parte dei negozianti è prudente prima di lanciarsi in un'avventura che crea ulteriori costi supplementari, in un anno già difficile, senza sapere quali saranno le reazioni della clientela. Usciamo da due mesi di chiusura, con difficoltà a reinserirsi già nel normale flusso: fare esperimenti diventa ancor più difficile».
Dispiaciuta, sulla questione, la valutazione del sindaco: «Abbiamo ottenuto il label in tempi, secondo me, record. Si sapeva che il fatto di diventare città turistica non avrebbe indotto tutti ad aprire in massa. Però in effetti mi sarei aspettato una reazione un po' più positiva alla possibilità. A parte pochi, abbiamo notato poco entusiasmo... peccato». «Il punto importante è aver dato l'opportunità a chi può e chi vuole farlo – la replica di Poretti –. L'associazione si è battuta per la legge, ma la decisione spetta al singolo. Ci sono delle differenze incredibili fra gli uni e gli altri a livello di prodotti, clientela: per alcuni potrebbe rivelarsi di un'idea vincente e per altri non servire a nulla. Trovare un punto comune non è semplice».
Il fattore pandemia, evidenzia Tamborini, è stato determinante: «A Pasqua non è stato possibile sfruttare quest'opportunità. Avevamo già un programma di massima ma è saltato tutto lasciando un po' l'amaro in bocca. L'autunno è un po' un'incognita. Stiamo seguendo la valutazione del flusso turistico, per vedere se cambierà la tipologia di clientela. Finora abbiamo avuto famiglie, giovani, tutti con buone capacità di spesa. Bisogna vedere se a settembre arriverà come sempre la categoria degli over 60, forse a causa dei timori sanitari poco presente in estate, e che potrebbe salvarci la stagione. È tutto incerto». Tutto, o quasi: «In linea di principio, da giugno gli affari stanno andando bene. Però andiamo avanti giorno per giorno».