Entrambi ammettono furti e scorribande commessi per 'stupidita' e per 'il semplice gusto di farlo' nel giro di un mese e mezzo in cui si erano 'persi'
«Ho commesso un grosso errore. Sono pentito e dispiaciuto per ciò che ho fatto. Ho passato due anni difficili e mi pesa il fatto che la mia famiglia abbia dovuto fare sacrifici per riparare i danni». Sono le ultime parole pronunciate al termine del dibattimento odierno dall'imputato più giovane, oggi 21enne del luganese, accusato di furto aggravato e di altri reati assieme a un 22enne locarnese ma anch'esso domiciliato nella regione, la 'mente' che ha avuto l'idea di mettere a segno i colpi. Anche quest'ultimo si è detto dispiaciuto: «Il periodo in carcere mi ha fatto capire che ho sbagliato. Sto cercando di ripagare i torti che ho fatto. Mi dispiace». Entrambi sono comparsi di fronte alla Corte delle assise criminali di Lugano presiedute dal giudice Amos Pagnamenta (giudici a latere Manuel Borla e Aurelio Facchi) per rispondere delle scorribande perpetrate nel giro di poco più di un mese e mezzo fra maggio e luglio di due anni fa. Un periodo di ordinaria follia in cui i due hanno fatto quello che volevano infischiandosene delle regole.
Le parole dei due imputati non sono bastate per evitare la condanna. Al più giovane, incensurato, è stata inflitta una pena di 10 mesi sospesi con la condizionale per due anni e una multa di duecento franchi. Non dovrà quindi scontare altri giorni in prigione. A lui, Pagnamenta ha riconosciuto il sincero pentimento e la buona collaborazione con gli inquirenti, anche se il suo atteggiamento in aula «è stato poco incoraggiante». Non ha avuto un ruolo nel tentativo di fuga dalla polizia, ma «la sua colpa è grave dal profilo soggettivo», ha aggiunto il giudice che ha invece inflitto una pena più pesante al 22enne: 28 mesi di reclusione sospesi per due anni di cui sei da espiare «verosimilmente in carcere 'aperto'» e una pena pecuniaria di 30 aliquote di 30 franchi l'una. Nei suoi confronti, ha influito il fatto che era alla guida senza patente nel tentativo di fuga dalla polizia effettuando manovre spericolate fino all'incidente e all'arresto. Un comportamento da pirata della strada che gli è costato 18 dei 28 mesi di pena e oggi in aula ha cercato di sminuire la gravità dei reati commessi
I due giovani in effetti ne hanno combinate di tutti i colori causando danneggiamenti di varia natura per poco meno di 50'000 franchi. A cominciare da quella notte di maggio quando hanno letteralmente svaligiato un chiosco nel Luganese sottraendo di tutto nonostante suonasse l'allarme. Circa un mese dopo, scassinando l'ingressi, hanno invece rubato un'auto. Non una vettura qualunque, bensì una Mercedes Cabrio, per andare a Riccione a una festa. Auto poi utilizzata una settimana, nonostante fossero senza patente, fino alla notte di metà luglio quando i due giovani hanno tentato di fuggire da un controllo della polizia. Invano. Dopo un inseguimento degno di un film hollywoodiano, per usare le parole della procuratrice pubblica Pamela Pedretti, e l'uscita di strada, la fuga è terminata con l'arresto. Entrambi ammettono i fatti ma non hanno saputo fornire spiegazioni convincenti, se non parole 'insipide' come «stupidità». Si è capito che sono stati mossi dalla voglia di sfidare l'autorità e le regole del vivere civile. Tanto che il giudice li ha redarguiti per l'atteggiamento supponente che hanno avuto durante il dibattimento: «Tiratevi insieme».
Nella requisitoria, Pamela Pedretti ha invece parlato di una colpa di grado medio per i fatti commessi dai due imputati che non si sono fatti problemi di sorta a compiere una serie di furti procurando danni ingenti: «Non si sono mancare nulla, né sono stati spaventati dall'allarme scattato al chiosco e quando hanno svaligiato le due concessionarie si sono filmati col telefonino come se fossero atti di cui vantarsi. Il tentativo di fuga dalla polizia avrebbe potuto finire in tragedia: la Mercedes, guidata senza patente dall'imputato più grande è uscita di strada facendo un volo di cinque metri». La pp ha proposto una condanna di 30 mesi, di cui sei da espiare nei confronti dell'imputato 22enne, più una multa e la pena pecuniaria di 30 aliquote di trenta franchi per aver tentato la fuga dalla polizia. L'accusa ha invece chiesto una condanna più lieve per l'altro imputato: 14 mesi di reclusione sospesi con la condizionale per due anni, più una multa e una pena pecuniaria di 30 aliquote di trenta franchi.
L'avvocata Luisa Polli, legale del più giovane ha riconosciuto il mese e mezzo di follia del suo assistito che ha però abbandonato le derive delinquenziali dopo poco più di un trenta giorni di carcere preventivo. «Ha capito di aver sbagliato, ora ha la testa sulle spalle ed è padrone del proprio destino», ha detto la legale che ha chiesto una pena più mite rispetto a quella proposta dall'accusa: sei mesi sospesi con la condizionale per due anni, contestando l'aggravante dei furti commessi per mestiere e in banda. Le ha fatto eco la collega Agostina Rei che ha evocato il principio in 'dubio pro reo' per la velocità dell'auto con cui i due hanno tentato di sfuggire dalla polizia, una velocità che non è stata misurata, per cui non si può stabilire. Anche l'avvocata del maggiore dei due imputati ha chiesto una pena più mite: «Il giovane non ha mai rubato per mestiere né per trarne profitto ma per il semplice gusto di farlo. Tanto è vero che refurtiva non è stata venduta».