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Lugano Airport, il Cc non può inficiare la liquidazione

Intervista al Luca Cattaneo, vicepresidente della sezione Plr, che si esprime sulla scelta 'affrettata' dei vertici di Lasa avallata dal Municipio

Venerdì l'annuncio di 41 licenziamenti (Ti-Press)
11 maggio 2020
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Continua a far discutere a Lugano la decisione del CdA di Lugano Airport Sa (Lasa) avallata dal Municipio di mettere in liquidazione la società. Non tanto per la scelta, quanto per le modalità di comunicazione e soprattutto per la procedura che ha messo l’assemblea degli azionisti, ossia il Consiglio comunale e per il 12,5% il Cantone, con le spalle al muro di fronte a decisioni già adottate. Modalità e procedura che anche grazie all’emergenza sanitaria, hanno esautorato il potere legislativo. In attesa del messaggio urgente dell'esecutivo, ne abbiamo parlato con Luca Cattaneo, consigliere comunale, vicepresidente della sezione Plr di Lugano e primo firmatario dell’interrogazione presentata all’indomani della conferenza stampa del Municipio e del CdA di Lasa.

La liquidazione è una strada praticabile?

Un’interrogazione che mette in dubbio la correttezza della procedura di liquidazione, per quali motivi? «Anzitutto, una premessa: nonostante la mia posizione di consigliere comunale, non dispongo di tutte le informazioni sulle ragioni che hanno indotto il CdA di Lasa a scegliere la liquidazione - sostiene Cattaneo -. È noto che Lasa si trova in una situazione di eccedenza di debiti dall'autunno del 2018, perciò da allora la Città ha postergato i suoi crediti nei confronti della società mettendoli di rango in inferiore rispetto agli altri creditori. Senza la postergazione, Lasa avrebbe dovuto essere sciolta per fallimento. In questo contesto, bisogna chiarire se la società è ancora nelle condizioni di poter optare per la procedura che ha scelto oppure avrebbe dovuto depositare i bilanci in Pretura».

I limiti posti dall'ordinanza federale

Nel frattempo, è intervenuta l'emergenza Covid-19... «E fra le misure introdotte c'è un'ordinanza federale che chiarisce quando è d’obbligo il deposito dei bilanci per le società: in deroga all’articolo 725 cpv 2 del Codice delle obbligazioni: 'il CdA di una società può rinunciare di avvisare il giudice se entro il 31 dicembre del 2019 non presentava un’eccedenza di debiti e vi sono prospettive che l’eccedenza possa essere sanata entro la fine di quest’anno'». In tal senso, secondo Cattaneo, «l’urgenza di procedere verso la liquidazione, argomento del CdA di Lasa fatto proprio dal Municipio, è discutibile e non si capisce quale sia l’urgenza di dover decidere improvvisamente dall’oggi al domani, visto che nella riunione fra Municipio e commissione della Gestione, quest’ultima ha proposto soluzioni per evitare di dover procedere così in fretta. I dubbi sono parecchi: Lasa è in una situazione compromessa e non cambiava nulla se procedere oggi o domani o fra qualche settimana dopo aver raccolto il giudizio del Consiglio comunale. Appare una scelta affrettata che forse potrebbe nascondere altro quella che ha portato Municipio e CdA a liquidare nel giro di meno di una settimana la società».

Perché comunicare prima ai media?

Un altro aspetto discutibile e assurdo, prosegue Cattaneo «è il fatto che noi consiglieri comunali e i membri della Gestione debbano venir a sapere dai media delle informazioni del CdA all’assemblea degli azionisti (Il Consiglio comunale), informazioni che dovrebbero essere riservate. Negli ultimi anni è capitato spesso che alle domande poste dai membri del legislativo il Municipio non rispondesse invocando il segreto. Ora invece su una decisione fondamentale si procede all’inverso: prima la stampa poi gli azionisti sulla scelta di liquidare Lasa e lo si fa già il giorno dopo aver informato la Gestione (martedì 29 aprile, ndr.) mettendo i consiglieri comunali davanti a un fatto compiuto, con il legislativo chiamato a ratificare una decisione già presa. Quale sarebbe l’urgenza non è per nulla chiaro visto che la situazione di Lasa era compromessa già prima del dicembre scorso. Per di più con l’aggravante che le proposte della Gestione non sono state considerate».

I vertici di Lasa hanno lavorato male

Quale sarebbe stata la soluzione alternativa? «Per me è una questione di legalità e democrazia - risponde Cattaneo -. Ritengo che i vertici di Lasa abbiano lavorato male mettendoci ancora una volta di fronte a fatti compiuti in contrasto con i principi che regolano il funzionamento dello Stato, primo fra tutti quello della separazione dei poteri. Non sostengo che la via dello scioglimento non sia la strada giusta ma è stato annientato il potere legislativo invocando anche il Covid-19 come mero pretesto, mentre l’emergenza era in atto da inizio marzo. ll CdA di Lasa e il Municipio si sono arrogati un diritto che spetta al legislativo».

'Annullato il potere del legislativo'

Se il Consiglio comunale non dovesse approvare il messaggio urgente che prevede la liquidazione di Lasa cosa succederebbe? «Giuridicamente il legislativo non può inficiare la decisione di liquidare Lasa perché davanti al notaio è già stato firmato lo scioglimento, in questo senso è stato annullato il potere del legislativo. Nella storia di Lasa è capitato spesso di far votare il Consiglio comunale con le spalle al muro. La scelta della liquidazione ordinaria è anche però comprensibile perché consentirà di tacitare i creditori e questo ce lo si deve aspettare da un’azienda pubblica. Però, ancora una volta il via libera ai pagamenti avverrà a posteriori. Ricordiamo inoltre che gli oltre 4 milioni di franchi concessi dalla Città come crediti postergati (senza chiederli al Cc) saranno persi».

I due referendum con quesiti privi d'oggetto

Cosa ne pensa dell’annullamento dei due referendum? «Le domande poste, formalmente, sono diventate prive d’oggetto - afferma il vicepresidente della sezione Plr di Lugano -. Con lo scioglimento di Lasa, oggi la questione superata perché i soldi per arrivare fino a fine aprile c’erano, per andare oltre, no. Forse tutta questa fretta era anche dettata dalla voglia di metterci una pietra sopra e si tolta l'espressione massima della democrazia: la voce del Popolo. A mio parere i referendum contestavano i crediti e non erano vincolanti sul principio di tenere l’aeroporto o meno. Nemmeno si può attribuire la responsabilità ai referendisti di aver contestato l’uso di soldi pubblici a favore dello scalo. Ancora una volta, però, si è arrivati tardi a una decisione».

Il futuro? Per ora si mantengano le concessioni

Guardando avanti, l’ente pubblico dovrebbe partecipare o no alla futura società di gestione dello scalo? In quale forma? «Nel corto termine, determinante sarà anzitutto un altro attore, ossia la Confederazione e le sue partecipate come Skyguide, e sarà fondamentale che l’aeroporto mantenga le sua concessioni per poter esercitare almeno l’aviazione generale, i voli commerciali e la scuola di volo e altre attività. In ogni caso ritengo che la politica abbia fallito nella gestione dell’aeroporto che, come sostengo da sempre, deve essere gestito da tecnici. Uno dei primi criteri di governance di società pubbliche è quello di scegliere i membri in base alle competenze, Dallo scioglimento fino a quando il Cc non ha preso una decisione ben venga che ci sia un gruppo di esperti che si occupano di fare in modo che le certificazioni restino in essere, altrimenti lo scalo rischia davvero di ‘morire’. In seguito nella contrattazione con i privati che vorranno ritirare la società di gestione, la forza contrattuale della Città sarà tuttavia ridotta ma quando si stipulerà il contratto (sotto forma ad esempio di diritto di superficie o di affitto), bisognerà ponderare gli interessi in gioco».