Luganese

‘È un’enclave che deve tornare a mettersi in gioco’

Il presidente del Lions Club Emilio Longoni ci porta la sua riflessione sulla situazione sempre più delicata di molte famiglie campionesi.

6 maggio 2020
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Trentacinque soci, il Lions di Campione d'Italia è, per sua stessa natura, un club 'insubrico'. Sguardo e service sia in ambito ticinese sia comasco è presieduto da Emilio Longoni, imprenditore di 53 anni. Originario di Milano è cresciuto nell'enclave respirando le due culture spesso in un tutt'uno di esperienze e preziosi contatti: «Siamo stati noi come club a portare i due distretti, ticinese e lariano, a 'gemellarsi'. La necessità di collaborare fra club italiani e svizzeri, dunque, è elemento fondamentale nello spirito lionistico, cominciando dalla scuola, dal tempo libero, al mondo del lavoro; il nostro motto è 'we serve' ovvero mettersi a disposizione di chi ha bisogno d'aiuto». Da un paio d'anni nell'enclave è attiva la dispensa alimentare, voluta e avviata in prima istanza dagli stessi ex dipendenti della casa da gioco e successivamente dal Lions di Campione che ha deciso di fondare un'associazione e demandare ad un gruppo di volontari la sua totale gestione con il nome di Associazione dispensa alimentare di Campione Ovd: «Era una necessità già nel periodo pre-coronavirus, pensiamo per esempio ai pensionati, che per una scelta amministrativa comunale scellerata, ma inevitabile, non hanno più l'integrazione pensionistica. Con l'emergenza sanitaria – ci svela i difficili numeri Longoni – siamo passati da 35 famiglie iscritte a 85, da 75 persone a 175, e credo che arriveremo a 250 (su poco meno di 2mila abitanti, ndr), di più non potremo assisterne perché fondamentalmente ci mancano gli spazi. Sino ad oggi sono state distribuite decine di tonnellate di cibo».

Qualcuno, anche con una punta di cattiveria, ha parlato di un paese passato dalle stelle alle stalle, ovvero dalla ricchezza alla povertà conclamata. Ci può disegnare, dalla sua esperienza diretta, questa situazione di criticità economica per Campione d'Italia? 

C'è un'analisi pre-coronavirus dove, effettivamente, una parte della popolazione è caduta in disgrazia. Bisogna qui ricordare a coloro che ci dicono che "non è possibile che Campione sia sprofondata dall'oggi al domani in un baratro" che per arrivare a questa situazione c'è stato un percorso difficile che ha portato negli anni ad una graduale ma costante riduzione dei salari di alcuni lavoratori della casa da gioco. Ovviamente tutto ciò per scelte aziendali di risparmio. Mi riferisco agli ultimi, ovvero dai sette ai due anni nel corso dei quali alcuni dipendenti hanno perso il 30-35% del loro salario, arrivando a una busta paga certo ancora decorosa ma minima per avere una vita dignitosa in un contesto economico che era ed è svizzero. Così, dopo anni di 'dieta' salariale, nel corso dei quali magari riesci a risparmiare poco, chiudono il casinò e il campionese si trova improvvisamente senza retribuzione. Chiaro che in una situazione del genere anche la più grande formichina, dopo anche un solo anno, fa fatica. Ciò detto vale non solo per i dipendenti del casinò ma anche per i dipendenti comunali che lavoravano senza ricevere lo stipendio, compreso di arretrati che a tutto oggi non sono stati ancora saldati. Ovviamente non bisogna fare di tutta l'erba un fascio ma qualche famiglia è caduta in grosse difficoltà, scatenando, come un gatto che si morde la coda, la crisi sull'indotto (come bar, ristoranti) facendo precipitare l'intera economia locale, mancando la 'benzina' anche il motore si è fermato. È stata una caduta verticale di tutto il paese.

Che cosa si può e deve fare per farlo ripartire?

È un lavoro molto grande che bisogna fare in team, in gruppi di lavoro, coordinandoli, e cercando di sviluppare sinergie con chi ci sta intorno. Quindi a rafforzare i rapporti sempre amichevoli e collaborativi con i nostri vicini, la Svizzera. Far presente in particolar modo al Ticino e a Berna, come del resto anche alla Lombardia e a Roma, che Campione è un territorio quasi unico e come tale dev'essere affrontato in ogni situazione. Anche la normativa Ue che ha acuito criticità e problemi doveva essere seguita attentamente fin dalle sue origini, non lasciarla diversamente maturare negli uffici di Bruxelles per scoprire poi, una volta attuata, che è un disastro! Oggi ci troviamo così con il problema della spazzatura, dei pompieri, delle caldaie, mille cose, un delirio. Per rimettere tutto a posto non basterà un lustro, perché sarà fondamentale avere persone competenti che si mettono a disposizione per il bene del paese, che hanno voglia di mettersi in gioco e lavorare con un obiettivo a medio e lungo termine. Persone che hanno una visione, libere da condizionamenti, decisi e circondati da altrettante persone leali. Spero che Campione trovi queste figure in grado di fare questo percorso. Sarà importante studiare con attenzione la situazione attuale di Campione, insieme alla sua storia, per avviare un'economia che non potrà fare a meno del casinò, di sicuro sarà ridimensionato e molto probabilmente dovrà essere rimappato secondo le regole che il mercato detta e muta di continuo. Al suo fianco si dovrà sviluppare giocoforza un'economia turistica, commerciale rivolta non solo al campionese ma al Ticino, a Como.

Nei rapporti con il Ticino e con la provincia di Como, dove ha trovato maggior ascolto e condivisione sul nodo Campione?

Intanto c'è lo stupore nel constatare che quando racconto la nuda e cruda realtà della nostra enclave-exclave, non come opinionista ma come cronaca, vedo nella faccia di chi ascolta lo stupore, l'incredulità, "ma come, non pensavo che la situazione fosse così" sento rispondermi spesso. Un Campione quindi ignorato, c'è poca conoscenza di qual è la reale situazione della sua comunità. Ho, dunque, trovato molto stupore ma una volta raccontata la situazione reale anche molto sostegno. I lions svizzeri e italiani in questi due anni sono stati molto generosi.

Cosa pesa di più, è una povertà prettamente economica o, forse, sempre più sociale?

L'uno non esclude l'altro. Quello che personalmente trovo più deflagrante è il perdurare di questa incertezza che a molte persone ha azzerato la speranza. E questa è una situazione feroce, non bisognerebbe mai arrivare a questo punto. Credo che sia l'aspetto più violento all'interno di una persona, sia adulto sia ragazzo, perché non c'è maggior reato che togliere la speranza a un bambino o a un anziano. Così finisce per lasciarsi andare... E a Campione, va ricordato, arriva con un ormai lungo percorso di due anni che parte dalla chiusura del casinò passando dal dissesto del Comune, al territorio doganale Ue, alla mancanza di risposte politiche e tecniche, fino al coronavirus. Negli occhi di tanti campionesi vedo rassegnazione...

C'è una strategia che il Lions potrebbe attuare oltre all'aspetto materiale, sostenendo cioè più in profondità il tessuto sociale ed economico del paese?

Noi non dobbiamo fare politica, siamo chiamati non a giudicare ma ad aiutare, punto e basta. C'è però una cosa che si poteva fare a Campione, e cioè coordinare l'operato delle associazioni. Purtroppo Campione è cresciuta a 'macchia di leopardo', nel senso che le varie associazioni hanno fatto vita a sé, penso ai commercianti, ai Samaritani, alla Polisportiva, ecc. Tutti svolgevano egregiamente le loro attività ma purtroppo senza coordinamento, disperdendo, spesso, energie in mille rivoli. Oggi, in questa situazione sarebbe stato importante e utile convocare al tavolo delle discussioni tutte le associazioni e il volontariato, persone che sono attive sul territorio e che possono portare il loro contributo in un momento di difficoltà economica per l'intero Comune. Mi riferisco, per esempio, alla manutenzione dei parchi giochi, allo sfalcio dell'erba nelle aiuole, a sistemare le fioriere... Bisogna richiamare meno alla memoria i tempi che furono, oggi bisogna cominciare a fare le cose, piccoli passi ma con i piccoli passi si fa tanta strada. Bisogna avviare un volano virtuoso. Almeno ti muovi... Forse il commissario qui avrebbe potuto fare qualcosa di più... È questo il 'volano virtuoso', l'apertura, il coinvolgimento di un'intera comunità, a cominciare dai più giovani che spesso sono frenati dall'immobilismo di altri. Dobbiamo trovare locomotive del paese, perché se i vagoni ci saranno sempre, sono le prime che possono fare la differenza per muovere il treno, anziché lasciarlo fermo in stazione. E Campione ha bisogno più che mai di muoversi. Piccoli passi come dicevo, piccoli gesti, ma un obiettivo comune, quello del fare e non più solo del dire.