Cuore, entusiasmo e passione: Valeria Nidola (stavolta) ci racconta la storia della sua libreria - aperta nel 1992 - che ha messo in vendita
Il profumo della carta stampata prende il sopravvento quando entriamo. Sentiamo la voce di una venditrice che sta raccontando a una piccola accompagnata dalla mamma i contenuti di un libro per ragazzi. Pare che l’ambiente abbia poco a che fare con quello che succede fuori dall’ingresso. E l’impressione di essere entrati in un mondo a parte si rafforza quando Valeria Nidola mi accoglie con un sorriso e mi invita a fare quattro chiacchere al bar dall’altra parte della strada. La notizia della messa in vendita delle libreria Lo Stralisco di Viganello, pubblicata su Istragram, ha generato migliaia di reazioni da parte di persone preoccupate per quel vuoto incombente e imminente.
«Fatico a credere che la mia voglia di andare in pensione abbia interessato così tante persone – ci avverte –. Vorrei però chiarire che non lascio perché l’attività non funziona. Al contrario, la libreria sta bene». Valeria Nidola è schietta e senza tanti giri di parola cominciamo a darci del tu. Metto da parte i miei appunti con alcune domande che avevo mirato sulle difficoltà del mercato del libro per chi gestisce piccoli negozi confrontati con l’ingombrante concorrenza di colossi come Amazon. L’editoria per ragazzi in realtà non conosce crisi. E chi si reca a Lo Stralisco apprezza il contatto e la consulenza del personale. Perché i libri si trovano ovunque, quelli usati, poi dagli ultimi anni, pure… nelle cabine telefoniche. Però, il valore aggiunto del consiglio e del contatto umano i portali non lo possono dare e non lo riescono a offrire nemmeno le grandi librerie. Ed «è questo il trucco de Lo stralisco ed è per questo che la gente viene qui, dove trova i suggerimenti miei e delle sue collaboratrici Anna, maestra di scuola dell’infanzia e Federica che è bibliotecaria. Altrimenti come fai a scegliere un libro? I ragazzi vogliono sapere cosa c’è dentro quel libro, ci svela la libraia.
«Ho scoperto la magia del narrare grazie al corso di narrazione che ho seguito con Roberto Anglisani». E i racconti li propone in libreria? «No. A me piacciono le persone che stanno sedute comode ad ascoltare, quindi le storie preferisco raccontarle in una sala. Ne racconto negli asilo nido, nelle scuole dell’infanzia, nelle Elementari, nelle Medie, nelle superiori, alla Alta scuola pedagogica e nelle case per anziani. Esperienze diverse ma simili perché gli ‘ascoltatori’ vengono trascinati in un altrove dove tutto è possibile e io vivo per vedere le reazioni di chi ascolta. Per riuscire a raccontare una storia la devi far diventare tua, devi lavorarci». Un altro aneddoto: «L’altro giorno alla radio ho sentito che una signora ha aperto una libreria che si chiama Piccola farmacia letteraria. Lei dice di saper curare con i libri… È capitato spesso anche a me che alcune persone arrivano e mi dicono: ‘’Sai Valeria, tu mi fai star bene. Come se io fornissi medicinali».
Tante le soddisfazioni personali e le belle parole regalate dai clienti e da quella che per lei è una vera e propria passione. Cominciata quando? «Volevo fare la maestra delle Elementari ma all’epoca le scuole non avevano bisogno di insegnanti. Così, ho cominciato 36 anni fa quando io e Claudio Origoni (che è stato il mio maestro) ci siamo insediati nella libreria dei ragazzi di Mendrisio che era la libreria dell’Acp, Associazione popolare di Balerna. Siamo stati i primi a invitare gli autori in libreria, a proporre mostre e momenti dedicati al racconto». Ma qual è il ‘segreto’ per far funzionare bene il negozio? «Devi fare la festa ai libri». A livello cantonale e istituzionale come siamo messi? «Lo dico da sempre che viviamo in un’isola felice per quanto riguarda i libri in Ticino». In che senso? «Beh, in ogni paese c’è una biblioteca, spesso con mamme volontarie, magari senza che il Comune ci pensi». E nelle scuole medie frequentate da ragazzi nel delicato periodo adolescenziale ci sono biblioteche. Lo Stato ticinese investe tantissimi soldi per i libri. I ragazzi hanno una tessera che è come una carta di credito per i libri che usano tanto. Quando vado nelle scuole e racconto dei libri i ragazzi sono sempre entusiasti».
Come nasce il nome della libreria? «Dentro Lo Stralisco c’è un bambino malato chiuso in una stanza e un pittore che gli dipinge il mondo dentro la stanza. È un libro (di Roberto Piumini, ndr) talmente bello che ho chiamato la libreria così». «Il mio grande affare in questi 36 anni è di riuscire a far incontrare il libro giusto al momento ideale per l’interesse del bambino. Quando si riesce, la mamme sono felici». Come avviene la cernita dei testi che da Milano arrivano sugli scaffali del negozio di Viganello? «Attraverso l’esperienza e il naso». C’è anche una parte con libri per adulti in vendita… «Pochi ma soltanto di qualità».