Depositate oggi alle Cancelleria dello Stato di Bellinzona una parte delle sottoscrizioni raccolte contro i crediti stanziati dal Gran Consiglio.
Verdi, Ps, MpS, Pc, e alcune associazioni ambientaliste tra cui Ata e Wwf, che hanno sostenuto il referendum contro il credito di ricapitalizzazione dell’Aeroporto di Lugano – Agno votato dal parlamento cantonale lo scorso 4 novembre, hanno consegnato oggi a Bellinzona parte delle firme raccolte alla Cancelleria di Stato. Il restante, per un totale di oltre 8300 firme, verrà inviato direttamente dalle rispettive Cancellerie comunali.
Con grande soddisfazione la coalizione composta da diversi movimenti dell’area rosso verde e sostenuta da diverse associazioni ambientaliste, hanno consegnato oggi alla Cancelleria di Stato le firme affinché la popolazione ticinese possa effettivamente esprimersi sull’opportunità che l’ente pubblico continui a finanziare con milioni pubblici l’aeroporto di Lugano Agno che da tempo non dispone più di voli di linea. I prospettati scenari di rilancio, sempre poco realistici, non appaiono più credibili e i milioni iniettati non si giustificano più. Prioritario per contro, è impegnarsi a favore delle lavoratrici e i lavoratori dello scalo che devono poter beneficiare di concrete opportunità di riqualifica.
Sempre secondo i promotori del referendum, con la possibilità di raggiungere Zurigo e Milano in poco tempo e la crescente sensibilità della popolazione sulle conseguenze ambientali del traffico aereo, lo scalo luganese difficilmente potrà in futuro rifiorire. Neppure il turismo congressuale, come lo testimonia il recente congresso mondiale sui linfomi che ha attirato ospiti da tutto il mondo, non fa più capo allo scalo luganese, ormai inaffidabile e poco pratico.
La grande sensibilità della popolazione sul tema, in queste settimane è testimoniata dal sorprendente risultato della raccolta firme, in un periodo dell’anno non certamente propizio. I promotori del referendum auspicano ora che il popolo comprenda gli importanti limiti di questo aeroporto e decida di annullare il credito stanziato per il suo rilancio alle urne.