Il titolare delle Finanze commenta la decisione governativa che boccia la riduzione del moltiplicatore dal 78 al 77%. Occorre rivotare anche il calo dall'80 al 78
«Consiglio comunale avvisato, mezzo salvato, perché errare è umano, perseverare è diabolico». Michele Foletti, titolare del Dicastero finanze di Lugano, si affida all’aforisma attribuito a sant’Agostino per commentare la decisione del Consiglio di Stato, giunta stamattina alle parti, che ha rimandato al legislativo cittadino la riduzione del moltiplicatore d’imposta a Lugano dal 78 al 77%. Il quadro giuridico di riferimento è sempre lo stesso. Come nel precedente ricorso presentato da Patrick Pizzagalli contro la riduzione del moltiplicatore d’imposta dall’80 al 78% approvata dal Consiglio comunale di Lugano nel dicembre 2018 accolto dal Tribunale amministrativo cantonale (cfr. ‘laRegione’ del 22 novembre 2019).
Stiamo parlando dell’emendamento votato dal Gran Consiglio nel 2012 nell’ambito della revisione delle Loc su proposta dell’allora deputato Roberto Badaracco, oggi municipale di Lugano. Un emendamento che in sostanza introduce un invito a opporsi alla superficialità e a praticare l’adagio “conoscere prima di deliberare”. In altre parole, ai consiglieri comunali devono essere dati tutti gli elementi utili per giungere a una decisione ponderata. Dopo aver esaminato la procedura, il Consiglio di Stato ritiene che la Gestione abbia disatteso la legge perché non sono state illustrate quelle che sarebbero state le conseguenze sul piano finanziario di un’eventuale riduzione del moltiplicatore d’imposta al 77%. Nemmeno ha indicato quali fossero gli argomenti, favorevoli e contrari, né ha calcolato che la tassa sul sacco non sarebbe entrata in vigore (succederà dal prossimo 1° gennaio) e ci sarebbe stato il relativo mancato incasso. Gli argomenti dell’emendamento non hanno tenuto conto della sostenibilità della proposta. In questo senso, agli occhi del governo cantonale, la Gestione è venuta meno al suo dovere di informare compiutamente il Consiglio comunale.
Occorrerà dunque tornare a rivotare in base a un nuovo rapporto con anche l’emendamento che chiede la riduzione del moltiplicatore dal 78 al 77%, oltre che rivotare il calo dall’80 al 78%. Una prima ticinese.