Luganese

Lugano, un museo dai piedi d'argilla

Pubblico ‘in Erba’ in aumento ma restano le preoccupazioni, legate alle finanze, per il futuro. Intervista alla direttrice Loredana Bianchi

7 dicembre 2019
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Tre anni fa, dopo sedici anni a Bellinzona, il Museo in Erba approdava a Lugano. Un trasloco che ha portato con sé, oltre alle innumerevoli attività volte a promuovere l’arte nelle nuove generazioni, anche un impegno non indifferente sul fronte del sostegno finanziario.

Direttrice, a fine agosto avevate sottolineato la delicata situazione finanziaria del museo lanciando una ricerca per nuovi sostenitori. Avete avuto qualche risposta?

Dopo il nostro appello alcuni enti e professionisti si sono rivolti a noi offrendoci le loro competenze e la loro collaborazione in vari ambiti (dalla ricerca fondi alla comunicazione, al marketing) e questo è sicuramente stato un primo aiuto importante perché ha aperto nuove opportunità.

Nel contempo avevate lanciato una campagna di raccolta fondi. Ha avuto fortuna?

Sì, la raccolta fondi sulla piattaforma eroilocali.ch ha avuto esito positivo. Grazie al contributo di molti preziosi sostenitori abbiamo raggiunto l’obiettivo, superato una situazione critica e ci avviciniamo con più tranquillità al traguardo dei nostri vent’anni di attività.

Parlavate del pericolo di non poter dare continuità al progetto educativo del museo. Qual è l’attuale situazione? Permane la preoccupazione?

La situazione è sempre delicata perché dobbiamo raggiungere un equilibrio per riuscire a coprire le spese di gestione corrente. Le nostre sole entrate, anche se il pubblico è in aumento, chiaramente non bastano: come per tutti i musei, dobbiamo trovare una base stabile su cui poter contare che proviene da fondazioni, imprese, benefattori e contributi pubblici. La preoccupazione resta ed è un peccato perché fra poco più di un mese entriamo nel nostro ventesimo anno e abbiamo tanti progetti che coinvolgono i bambini e le loro famiglie da realizzare. Sarebbe fantastico tornare a lavorare con serenità!

Il museo, dalla sua fondazione, ha beneficiato del grande lavoro dei volontari. La gratuità del servizio resta un aspetto essenziale per la continuazione di questo importante progetto?

I volontari sono il pilastro della nostra associazione: la direzione e la gestione, da sempre sono nelle loro mani. D’altra parte, il volontariato in tutti gli ambiti è una risorsa importante della gestione museale: pone l’attenzione su questo tema anche l’ultimo fascicolo pubblicato dall’Associazione dei musei svizzeri. Avere dei professionisti nel consiglio direttivo o collaborare con consulenti esterni per singoli progetti è importante. Il Museo in erba è cresciuto molto e avere risorse umane in più che collaborano con il nostro staff diventa fondamentale. Invito pertanto tutte le persone che hanno a cuore questo progetto, e desiderano aiutarci come volontari, a contattarci.

L’ottima risposta dei visitatori e il prestigioso partenariato con il Centro Pompidou di Parigi non sembrano sollecitare la politica a sostenere finanziariamente il museo. Avete avuto contatti con le amministrazioni comunale e cantonale al fine di poter beneficiare di un concreto supporto finanziario? E se sì, qual è stata la risposta?

Il cammino della ricerca di sostegni finanziari per una piccola istituzione privata (cioè non legata a prestigiose fondazioni) è sempre molto più in salita rispetto alle iniziative pubbliche, nonostante la media annuale dei nostri visitatori si situi nella parte alta della graduatoria dei musei ticinesi. Il partenariato con il Centre Pompidou di Parigi è unico in Svizzera, assolutamente prestigioso, ma non ancora sufficientemente apprezzato e valorizzato. Da quest’anno la Divisione della Cultura del Decs non ci sostiene perché la nuova Legge sul sostegno alla cultura non lo prevede più. Questo, dopo 18 anni di sostegno al nostro programma espositivo: è stato un duro colpo, e non solo finanziario. Ricordo che in questi primi venti anni abbiamo anche coinvolto più di 90’000 allievi delle scuole! Per quel che riguarda la città di Lugano, proprio negli scorsi giorni c’è stato un incontro con il capodicastero Cultura Roberto Badaracco e il direttore della Divisione della cultura Luigi di Corato. È stato confermato l’apprezzamento della città per la nostra struttura e la volontà di promuoverla ulteriormente e di inserirla nel ricco panorama museale luganese, aumentandone quindi la visibilità. E questo è veramente importante. Per la questione finanziaria, sarà sicuramente confermato un sostegno per il 2020 ma, per un vero cambiamento, bisognerà attendere il 2021. È importante sottolineare che abbiamo un’ottima collaborazione con l’Istituto scolastico di Lugano con riscontri positivi da parte di tutti (dai bambini ai docenti alla Direzione generale).

Quale potrebbe essere una soluzione che permetta maggiore serenità?

Per continuare il nostro cammino è indispensabile trovare in tempi brevi quella base di benefattori che ci permettano di dare un futuro a questo unico museo d’arte per i bambini in Ticino. Ci occupiamo della crescita culturale dei cittadini di domani, stimoliamo la loro creatività, manualità e curiosità, li avviciniamo alla creazione artistica del passato e contemporanea. Il nostro anniversario è vicino, ci porterà quella base finanziaria necessaria per continuare la nostra attività? Invitiamo tutte le persone che si sono avvicinate al nostro Museo, che hanno avuto esperienze positive della nostra attività, che ritornano a trovarci con piacere per le nostre mostre e i laboratori assieme ai figli e/o nipoti, a contattarci per un’attività di volontariato che possono scegliere a dipendenza del loro tempo e delle loro preferenze. Questa collaborazione potrebbe, se desiderato, anche sfociare in un’inclusione nel comitato, quindi con parte attiva nelle decisioni che nel corso dell’anno si rendono necessarie e in cui ognuno, a seconda delle conoscenze specifiche, può apportare il suo contributo. Oltre al comitato abbiamo anche l’Associazione del Museo in Erba, con una quota sociale annua di 50 franchi: aumentare i soci significa avere una base finanziaria propria più forte. È importante che il museo abbia più visibilità anche tramite i media, affinché lo si conosca meglio, lo si apprezzi per l’unicità specifica di museo creato apposta per i bambini, unico in Svizzera e, essendo fieri di questa realtà, si voglia partecipare, collaborare, rendendolo vissuto nel territorio. Lo slancio e la passione dello staff restano immutati: il programma 2020 prevede eccezionalmente tre mostre interattive. La prima è dedicata a Hervé Tullet, alla sua creatività libera con “L’expo idéale”; nella seconda si parlerà di natura, architettura ed ecologia, mentre in autunno arriverà una delle grandi mostre per l’infanzia del Centre Pompidou sullo scultore Calder.