Luganese

La gioia dei compagni: 'Mark e la famiglia non sono partiti'

La manifestazione dei giovani a sostegno della causa del 19enne ucraino cui era intimato il rimpatrio si è spostata a Bellinzona. Interviene anche il Pc.

In strada (Ti-Press)
24 ottobre 2019
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"Sono rimasti in Svizzera, l'aereo se ne è andato senza di loro”. La gioia è percepibile nelle parole di Francesco, uno dei compagni di scuola di Mark, il 19enne ucraino a cui era stato intimato il rimpatrio. La famiglia è, dunque, ancora a Zurigo grazie al ricorso di un'associazione per la difesa dei diritti dell'infanzia. Il caso di Mark era 'deflagrato' ieri quando un gruppo di coetanei, insieme a lui studenti del Csia di Lugano, avevano manifestato davanti ai cancelli del carcere della Stampa dove il giovane si trovava per la notte con la sua famiglia. Un sostegno continuato oggi, giorno del trasferimento all'aeroporto di Kloten, attraverso una manifestazione che ora dopo ora si sta spostando in tutto il Ticino. Dopo Lugano, infatti, slogan e cartelloni sono ora diretti con il treno a Bellinzona.

Nel frattempo il Partito comunista ticinese ha inviato alle redazioni un comunicato stampa dove si evidenzia che “l'Ucraina è un Paese insicuro e in guerra. I rimpatri vanno bloccati! Il ragazzo in questione è arrivato nel nostro Paese nel 2015 come richiedente l’asilo a seguito della guerra nel suo Paese. Ricordiamo infatti che nel 2014 in Ucraina vi è stato un colpo di stato di stampo neo-fascista (sostenuto dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea) per impedire che il Paese si integrasse nell’area euroasiatica e restasse ancorato al campo atlantico. Non soltanto oggi in Ucraina la guerra continua, ma il regime golpista ha istituito una legislazione razziale ai danni della minoranza russa".

Stando alle informazioni ricevute – evidenzia il Pc – "dal Partito Comunista Ucraino (Kpu, che alle ultime elezioni democratiche aveva ottenuto il 13% dei consensi!) si conferma a tutt’oggi una situazione di costante repressione politica con casi diffusi di tortura e di violenze ai danni dei civili. Lo stesso Partito Comunista Ucraino è stato messo al bando e i diritti sindacali sono eufemisticamente limitati, come dimostra il rogo della Casa dei Sindacati di Odessa in cui sono stati assassinati dal regime diversi sindacalisti".