Luganese

Lugano: 38enne in aula per piccoli furti, truffe e droga

Lunga serie di furtarelli per la donna, che ammette praticamente tutti i fatti. 'Avevo fame' si è giustificata in aula

Ti-Press
7 agosto 2019
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Una vita difficile. E una lunga lista – che spazia dalle truffe alla vendita di droga, passando dai furti – di capi d’accusa. È una storia di disagio quella approdata oggi alle Assise correzionali di Lugano. Protagonista una 38enne ticinese domiciliata nella regione.

Tossicodipendente di vecchia data, la donna è stata arrestata a marzo e da allora è in esecuzione anticipata dalla pena. Tuttavia, nei quattro anni precedenti è entrata e uscita più volte dalla Farera, sempre dopo brevi periodi di carcerazione. E ricascando purtroppo ogni volta nell’attività delittuosa. Consumatrice lei stessa di droga (cocaina, eroina e un potente sonnifero), ha venduto piccole quantità di cocaina e marijuana a consumatori locali, acquistandole da altri spacciatori prevalentemente in zona Parco Ciani.

Una ventina poi i furti commessi, prevalentemente in supermercati, un po’ di tutto il Ticino. Sigarette, prodotti per l’igiene intima, vestiti, un paio di computer portatili e generi alimentari: questa la refurtiva – raramente recuperata –, per un valore complessivo di circa 12’000 franchi. «Avevo fame», si è giustificata in aula. L’imputata è senza diploma – è rimasta incinta in giovane età senza terminare la formazione commerciale –, senza attività lavorativa e per lunghi periodi anche senza residenza fissa. È a beneficio dell’assistenza sociale, ma anche sotto curatela. «Non sto accusando il curatore – ha detto durante l’interrogatorio –, ma ricevevo 70 franchi a settimana e spesso anche meno. Non è abbastanza per vivere dignitosamente». Tuttavia, sollecitata dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti, ha ammesso di aver utilizzato parte dei soldi che le venivano corrisposti per la sua dipendenza da stupefacenti.

'Ho toccato il fondo dalla disperazione'

E proprio la figura del curatore è al centro di parte dei reati di truffa che le sono contestati. Creato dal nulla un indirizzo e-mail riconducibile al suo tutore, la donna si è spacciata per lui mandando delle mail con lo scopo di farsi dare dei soldi. Intento riuscito in uno dei casi, ma gli importi dei quali stiamo parlando sono sempre ridotti: 450 franchi. La 38enne ha tentato inoltre di spacciarsi per una conoscente, cercando di farsi dare in farmacia il potente medicamento del quale è dipendente.

L’imputata ammette praticamente tutti i fatti. «Ho toccato il fondo, ho agito così dalla disperazione – si è giustificata –. Ora voglio cambiare vita, dare una svolta». Preoccupante infatti il disagio sociale emerso: dopo essere stata mandata via da Villa Argentina per comportamenti scorretti, la donna ha vissuto perlopiù in piccole pensioni del Luganese, finanziate dall’assistenza sociale. Tuttavia, dopo che una siringa è stata trovata nella sua stanza, è stata cacciata anche da lì, trovandosi a dormire più volte in stazione. «Perché non ha fatto capo alla mensa sociale?», le ha chiesto la giudice. «Nessuno mi ha indirizzata lì, non so neanche dove sia – ha ammesso in lacrime la donna –, mi sono arrangiata, in modo sbagliato».

La 38enne è difesa dall’avvocato Felice Dafond, mentre la pubblica accusa è rappresentata dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier.