Lunga serie di furtarelli per la donna, che ammette praticamente tutti i fatti. 'Avevo fame' si è giustificata in aula
Una vita difficile. E una lunga lista – che spazia dalle truffe alla vendita di droga, passando dai furti – di capi d’accusa. È una storia di disagio quella approdata oggi alle Assise correzionali di Lugano. Protagonista una 38enne ticinese domiciliata nella regione.
Tossicodipendente di vecchia data, la donna è stata arrestata a marzo e da allora è in esecuzione anticipata dalla pena. Tuttavia, nei quattro anni precedenti è entrata e uscita più volte dalla Farera, sempre dopo brevi periodi di carcerazione. E ricascando purtroppo ogni volta nell’attività delittuosa. Consumatrice lei stessa di droga (cocaina, eroina e un potente sonnifero), ha venduto piccole quantità di cocaina e marijuana a consumatori locali, acquistandole da altri spacciatori prevalentemente in zona Parco Ciani.
Una ventina poi i furti commessi, prevalentemente in supermercati, un po’ di tutto il Ticino. Sigarette, prodotti per l’igiene intima, vestiti, un paio di computer portatili e generi alimentari: questa la refurtiva – raramente recuperata –, per un valore complessivo di circa 12’000 franchi. «Avevo fame», si è giustificata in aula. L’imputata è senza diploma – è rimasta incinta in giovane età senza terminare la formazione commerciale –, senza attività lavorativa e per lunghi periodi anche senza residenza fissa. È a beneficio dell’assistenza sociale, ma anche sotto curatela. «Non sto accusando il curatore – ha detto durante l’interrogatorio –, ma ricevevo 70 franchi a settimana e spesso anche meno. Non è abbastanza per vivere dignitosamente». Tuttavia, sollecitata dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti, ha ammesso di aver utilizzato parte dei soldi che le venivano corrisposti per la sua dipendenza da stupefacenti.
E proprio la figura del curatore è al centro di parte dei reati di truffa che le sono contestati. Creato dal nulla un indirizzo e-mail riconducibile al suo tutore, la donna si è spacciata per lui mandando delle mail con lo scopo di farsi dare dei soldi. Intento riuscito in uno dei casi, ma gli importi dei quali stiamo parlando sono sempre ridotti: 450 franchi. La 38enne ha tentato inoltre di spacciarsi per una conoscente, cercando di farsi dare in farmacia il potente medicamento del quale è dipendente.
L’imputata ammette praticamente tutti i fatti. «Ho toccato il fondo, ho agito così dalla disperazione – si è giustificata –. Ora voglio cambiare vita, dare una svolta». Preoccupante infatti il disagio sociale emerso: dopo essere stata mandata via da Villa Argentina per comportamenti scorretti, la donna ha vissuto perlopiù in piccole pensioni del Luganese, finanziate dall’assistenza sociale. Tuttavia, dopo che una siringa è stata trovata nella sua stanza, è stata cacciata anche da lì, trovandosi a dormire più volte in stazione. «Perché non ha fatto capo alla mensa sociale?», le ha chiesto la giudice. «Nessuno mi ha indirizzata lì, non so neanche dove sia – ha ammesso in lacrime la donna –, mi sono arrangiata, in modo sbagliato».
La 38enne è difesa dall’avvocato Felice Dafond, mentre la pubblica accusa è rappresentata dalla procuratrice pubblica Marisa Alfier.