Tre anni e 4 mesi di carcere inflitti a un cinquantenne del Luganese per abusi sulla sorella minore della moglie con deficit cognitivi
Tre anni e quattro mesi di reclusione: è la condanna inflitta nel terso pomeriggio di oggi dalla Corte della assise Criminali di Lugano riunita a Mendrisio a un uomo sulla cinquantina di nazionalità italiana residente nel Luganese. Pesante l’accusa ammessa in aula dall’imputato: atti sessuali, in parte tentati, con persone incapaci di discernimento per aver approfittato della sorella minore della moglie benché lui sapesse del deficit cognitivo della donna. Una donna che, come scritto nell’atto d’accusa allestito dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli, ha “un ritardo psicomotorio globale e un insufficienza mentale che non le consente di provvedere ai propri interessi personali e gestionali”.
L’abuso si è perpetrato ben due volte in una singola giornata nella casa dell’imputato, che conosceva la vittima da quasi 20 anni. In estrema sintesi e senza entrare nei particolari, nell’estate dell’anno scorso, lui l’ha penetrata con le dita e con uno spazzolino da denti. E ci ha riprovato qualche mese più tardi fermandosi di fronte al rifiuto della donna. Ieri, in aula si è difeso sostenendo appunto di essersi fermato dopo il no della vittima e che quel giorno “incriminato” la donna avrebbe potuto respingerlo, contraddicendosi con quanto aveva affermato nel corso dell’inchiesta penale.
E il presidente della Corte, il giudice Mauro Ermani che ha riconosciuto colpevole l’uomo di reati patrimoniali legati alla sua professione nel settore dell’edilizia, gli ha inflitto una pena superiore alla richiesta formulata dalla procuratrice (3 anni e due mesi) perché «ha sfruttato la fiducia di familiari per compiere ciò che ha fatto». Una vera e propria beffa per lui che aveva peraltro rifiutato la proposta di rito abbreviato con una pena parzialmente sospesa di 28 mesi a causa dell’accusa di pornografia che lui contestava e che ieri è in effetti caduta.
Nato e cresciuto in Svizzera, all’imputato sono state riconosciute alcune attenuanti (scemata responsabilità e parziale collaborazione con gli inquirenti) e non verrà espulso dalla Svizzera, come prevede la tipologia di reato di natura sessuale. In questo caso, ha detto il giudice, ha prevalso il caso di rigore. Ermani ha pure criticato pesantemente la perizia psichiatrica «che ha oltrepassato i suoi confini» e agevolato la scarcerazione dell’imputato che ha trascorso dietro le sbarre 98 giorni in stato di carcerazione preventiva.