Luganese

Casinò di Campione: le speranze non sono esaurite

Ci sono speranze? (foto: Ti-Press)
20 settembre 2018
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La soluzione non è dietro l'angolo, come sarebbe auspicabile, per rimettere sulla giusta via la comunità campionese che si interroga sul proprio futuro, e non è di facile realizzazione, fermo restando l'urgenza di riaprire il Casinò, la cui chiusura dallo scorso 27 luglio si traduce in un impoverimento (quasi) generale.

Si viene a sapere che il fallimento della casa da gioco sarebbe stato possibile, superando la posizione assunta dal commissario liquidatore Angela Pagano, che dopo aver bocciato l'accordo di ristrutturazione dei debiti sia nei confronti della Banca Popolare di Sondrio, dei creditori istituzionale e del Comune, ha fatto mancare il raggiungimento delle maggioranze prescritte dalla legge.

Al posto del Comune avrebbero potuto subentrare i dipendenti del Casinò. La condizione era quella di rinunciare una parte dei loro crediti privilegiati, trasformandoli in crediti chirografari. Ciò avrebbe potuto aprire la strada verso l'approvazione del concordato preventivo. Richiesta che era stata avanzata dalla Casinò Campione d'Italia Spa, la società di gestione della casa da gioco dell'enclave.

Si è appreso anche che il Comune, in quanto proprietario del mastodontico stabile e di tutto quanto contenuto, avrebbe anche potuto riaprire il Casinò, senza ovviamente aver avuto la possibilità di gestirlo, per cui la gestione previo autorizzazione ministeriale poteva essere affidata ai lavoratori della casa da gioco, sulle cui capacità tecniche non ci sono dubbi, considerata che l'esperienza maturata in un settore così delicato non si inventa dall'oggi al domani.

E in questa prospettiva la colloca la Cooperativa Lavoratori Casinò, società senza scopo di lucro, presieduta da Alessandra Bernasconi, responsabile del settore marketing della casa da gioco. La cooperativa, ufficialmente costituita davanti a un notaio di Como, è composta da 19 persone in rappresentanza di tutti i settori del Casinò. A sostenere la cooperativa ci sarebbero alcune fondazioni bancarie che i due legali comaschi Danilo Folcio e Fabio Saladino, al fianco della Cooperativa Lavoratori Casinò, in questo momento ritengono opportuno non renderle note.

Si viene inoltre a sapere che i curatori fallimentari si sarebbero attivati per accertare se fosse stato possibile non disperdere l'avviamento del Casinò. Una ricerca che ha cozzato contro a ostacoli insormontabili. Si ha quindi l'impressione che alcuni passaggi non sarebbero stati compresi, forse anche boicottati. Al di là delle decisioni che saranno prese a Roma, sui cui tempi nessuno è in grado di fare previsioni, non tutte le speranze sembrano essere svanite.

"Noi riteniamo opportuno, una volta che sarà nominato il Commissario prefettizio, riattivare la proposta di affidare il Casinò alla cooperativa in quanto c'è estrema urgenza di garantire risorse alla popolazione – sostengono gli avvocati Folcio e Saladino –. Un passaggio di transizione in attesa che venga individuata, con le modalità che la politica riterrà opportuna, una gestione definitiva". Che dovrebbe coinvolgere la Regione Lombardia, quale ente locale in sostituzione del Comune, nel rispetto del dettame previsto dalla convenzione del 1993, che consentiva la riapertura del Casinò di Campione d'Italia.