Alcuni comuni del Basso Ceresio permettono agli alunni di frequentare i loro asili. Resta il problema della mensa
Ciò che a ragion veduta ai più appariva impossibile che si potesse verificare, ecco che si è materializzato: lunedì a Campione d'Italia non riaprirà la scuola dell'infanzia, che nell'enclave rappresentava un fiore all'occhiello. E tutto per una questione di soldi. Con il comune in dissesto finanziario, Campione non ha nemmeno le risorse per acquistare la carta igienica per i bagni pubblici. Una realtà, quella della scuola dell'infanzia, alla quale sarebbero stati iscritti una sessantina di bambini, compresi quelli residenti in Ticino. Solo la generosità di Bissone, Maroggia e Melano, che hanno aperto le loro scuole dell'infanzia ai campionesi, ha reso meno amara una sconcertante situazione. Lunedì (nell'enclave si segue il calendario scolastico ticinese) riaprono la scuola elementare (120 scolari) e la scuola media inferiore (60 studenti), istituti statali. Con una pecca, però. Senza le cuoche della scuola dell'infanzia che preparavano i pasti anche per elementari e medie e nell'impossibilità di un nuovo appalto, la via d'uscita sembra essere quella di portare da casa un panino e qualche frutto. Anche dal mondo della scuola campionese proviene più di un motivo per accrescere preoccupazione e tensione in riva al Ceresio. E pensare che Campione d'Italia sino a pochi anni fa era il comune italiano con il reddito pro capite annuo più alto (con quasi 60 mila euro), mentre ora è dimezzato.