Luganese

Il crollo del gigante dai piedi d'argilla

I curatori fallimentari hanno posto i sigilli al più grande casinò d'Europa, che resterà chiuso fino a nuovo ordine. Entro lunedì saranno depositati i bilanci.

28 luglio 2018
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Che il Casinò di Campione d’Italia fosse dai piedi d’argilla lo si è capito quando la procura di Como per insolvenza ha chiesto il fallimento della società di gestione della casa da gioco dell’enclave. Istanza avanzata al Tribunale fallimentare lariano su richiesta del sindaco Roberto Salmoiraghi, che quando era all'opposizione denunciò il mancato trasferimenti di risorse al Comune.

Come il gigante sognato da Re Nabucodonosor, il Casinò è crollato per essere stato colpito ai piedi da un ‘sassolino’ lanciato da Angelo Pagano, commissario straordinario di liquidazione del Comune che ha giudicato inefficace l’accordo di ristrutturazione dei debiti della casa da gioco. Questo ha spianato la strada alla decisione presa l’altroieri dal Tribunale fallimentare di Como, che ha accolto l'istanza del pm Pasquale Addesso – controfirmata dal procuratore Nicola Piacente –, dichiarando “il fallimento della società Casinò di Casinò di Campione d’Italia spa, in persona del legale rappresentante (Salmoiraghi, ndr)”.

Non è noto fino a quando durerà la chiusura. L’udienza è fissata a gennaio 2019.
Assistiti da un cancelliere del Tribunale civile, i curatori fallimentari si sono presentati ieri nell’enclave e hanno posto i sigilli al Casinò. La casa da gioco è chiusa per consentire l’inventario dei beni mobili di pertinenza del fallimento. Non è dato sapere sino a quando durerà la chiusura, la cui gestione per ora passa ai curatori. Non si esclude che il Casinò possa essere commissariato.

La situazione è complicatissima, anche perchè non ci sono precedenti. È infatti la prima volta che in Italia viene dichiarato il fallimento di un casinò. I giudici, nella loro ordinanza, intimano alla società il deposito entro lunedì dei bilanci e delle scritture contabili della società. I creditori hanno invece trenta giorni per avanzare i loro diritti. Considerata la complessità della procedura i giudici hanno fissato l’udienza il 28 gennaio 2019. Tra le motivazioni che hanno indotto il Tribunale fallimentare a dichiarare il dissesto, il fatto che il piano di ristrutturazione dei debiti della casa da gioco non dia nessuna garanzia. Per cui la Corte non ha ritenuto di accogliere la richiesta di rinviare a settembre ogni decisione, in attesa di un nuovo piano che avrebbe dovuto far leva su consistenti contributi a fondo perso da parte dello Stato italiano, come va ripentendo da tempo Salmoiraghi.

Con le proprie forze, e nonostante i grossi sacrifici dei dipendenti, il Casinò non è in grado di stare in piedi. E neppure dispone di mezzi per poter rientrare dai debiti (cfr. infografia). Nel pomeriggio di ieri il dimissionario amministratore unico Marco Ambrosini, ha convocato l’assemblea dei lavoratori – attualmente 492 – per informarli di quanto già sapevano. La reazione è stato quella di organizzare un presidio davanti al municipio. Lo stato d’animo dei campionesi è facile da comprendere. Soprattutto quello dei 102 dipendenti comunali che dalla seconda quindicina di febbraio non ricevono lo stipendio, così come non hanno visto la 13esima del 2017. E prima del dissessto, pure il Casinò ha smesso di pagare lo stipendio ai dipendenti. Sempre più diffuso in riva al Ceresio il sentimento di paura, essendo in discussione 600 posti di lavoro totali.