Luganese

Campione, in Tribunale per insolvenza della società del casinò

Nostra intervista al procuratore capo di Como Nicola Piacente. La prima udienza per la richiesta di fallimento si terrà il 12 marzo.

Foto Ti-Press
16 gennaio 2018
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«L’abbiamo presentata martedì scorso». Il procuratore capo di Como, Nicola Piacente, ci conferma l’avvio dell’istanza di insolvenza inerente la società che gestisce il casinò di Campione d’Italia. «Il motivo? – risponde ai nostri interrogativi il magistrato – L’articolo 15 della Legge fallimentare che ci ha permesso di notificare la richiesta all’amministratore delegato Marco Ambrosini».

Prima udienza il 12 marzo

Una prima udienza è stata fissata il 12 marzo. In quell’incontro il giudice sentirà le parti interessate, quindi la Procura e la società di cui si chiede il fallimento che dovrà portare i bilanci e le scritture contabili «avendo così la possibilità di rispondere alle nostre richieste» ci racconta minuziosamente l’iter dell’incarto il procuratore lariano. Una sola udienza o più udienze, questo il destino a cui va incontro nei prossimi mesi la casa da gioco campionese. «Noi riteniamo che il casinò si trovi in uno stato di insolvenza – ci spiega Piacente – ovvero l’incapacità di far fronte ai debiti che loro hanno, che non soltanto verso il Comune di Campione d’Italia ma anche nei confronti degli istituti bancari, in particolare della Banca Popolare di Sondrio».
Perché un’istanza proprio adesso, quando la situazione difficile di tavoli verdi e slot machine era nota da tempo? «Perché adesso l’abbiamo accertato – è la posizione della Procura –. Avevamo ricevuto un esposto dall’attuale sindaco, Roberto Salmoiraghi, quando però era consigliere comunale di minoranza, che parlava di un sistematico inadempimento da parte della società che gestisce il casinò nei confronti del comune. Dobbiamo, infatti, ricordare che il casinò di Campione per Regio descreto del 1933 è stato istituito esclusivamente alfine di consentire al Comune di Campione d’Italia di ottenere il pareggio del bilancio. Dunque, io non entro nel merito delle valutazioni per quanto riguarda l’esposizione debitoria degli altri casinò in Italia o fuori del territorio italiano però c’è l’articolo 7 della nostra legge fallimentare che impone al procuratore della Repubblica il dovere di chiedere il fallimento nel momento in cui venga accertata una situazione di insolvenza conclamata. Ed è quello che abbiamo fatto. Poi ci sarà un Tribunale che deciderà».
Da qui alla chiusura delle sale da gioco ne potrà però passare molta di acqua sotto i ponti: «Può anche darsi che venga decisa una cosiddetta amministrazione in continuità – ci illustra i possibili scenari il procuratore capo – con a capo un commissario nominato dall’autorità giudiziaria. Il fatto che si sia chiesto il fallimento lo si è chiesto per la società che gestisce il casinò non si chiede la chiusura del casinò, per cui il casinò può tranquillamente continuare ad operare». Difficile del resto è stato, ed è, per un’amministrazione comunale usare la falce... «Mi rendo conto delle difficoltà di un’amministrazione eletta dalla popolazione di intervenire sui dipendenti. Una situazione che però non poteva protrarsi ulteriormente perché nel momento in cui una società di gestione ha una finalità che è quella di consentire a un comune del territorio italiano di raggiungere il pareggio di bilancio e questo diventa un risultato improponibile e irraggiungibile in qualche modo dei correttivi bisogna inserirli. Fino al 12 marzo però prevedo non succederà nulla».

Cronologia fra rosso e nero

Dopo il crollo dell’economia mondiale del 2008, il casinò di Campione d’Italia ha dovuto fare i conti non solo con il calo della disponibilità finanziaria dei giocatori, ma soprattutto con lo tsunami delle videolottery, delle sale da gioco aperte su tutto il territorio nazionale italiano, del gioco online, fino all’azzeramento del cambio fisso franco-euro. Ciò ha comportato un drastico calo degli introiti in un momento in cui si era ancora confrontati con i debiti del mutuo per il nuovo casinò Botta di 116 milioni di franchi. Impresa titanica è stata, non volendo pensare a tagli sull’organico del casinò, già confrontato con una decurtazione dello stipendio, la risalita della china.