Luganese

Quel 'problematico' nipote di Caslano

Il giovane che ha ucciso l'anziana nonna, inscenando un incendio, è invalido. Al centro delle indagini vi è il rapporto del giovane con la droga

Ti-Press
11 luglio 2018
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Proseguono serrate le indagini per far affiorare il movente che avrebbe ‘armato’ materialmente la mano con un oggetto contundente del nipote. Il magistrato, Paolo Bordoli, in stretta collaborazione con gli agenti della Polizia giudiziaria, sta effettuando nuovi rilevamenti e interrogatori per chiarire i contorni di quel terribile gesto avvenuto nella notte fra giovedì e venerdì (cfr. ‘laRegione’ del 7 e 10 luglio): il colpo in testa all’anziana nonna e la montatura dell’incendio per coprirne i segni sul cadavere. C’è, dunque, un’ultima pagina ancora da scrivere a Caslano sull’assassinio – come confermato nelle ipotesi di reato – dell’ottantenne che abitava in via Chiesuola, signora mite e conosciuta nella comunità parrocchiale per il suo impegno nel coro e la sua passione per la poesia.

Cosa ha portato il 23enne a uccidere l’anziana nonna? In quale rapporto era con la stretta familiare (mamma di suo papà)? È stato un cosiddetto raptus o l’omicidio è stato pianificato? Nel frattempo, un elemento sembra definirsi sempre di più, ovvero il carattere schivo e ‘problematico’ del giovane, che molti nel comune malcantonese identificavano come ‘disabile’. Il nipote, infatti, che fino a circa tre anni fa viveva con i genitori nella Svizzera interna, dove aveva frequentato l’apprendistato, era beneficiario di una rendita di assicurazione d’invalidità. In Ticino, frequentava invece l’Otaf. Un vicino di casa, in questo senso, ha confermato al nostro giornale che «il ragazzo aveva alcuni problemi...». Una scemata responsabilità, dunque, nell’ottica di un processo penale, da considerare, tanto che si profilerebbe fin da subito la richiesta nei confronti del giovane di allestimento di una perizia psichiatrica.

Si concentrerebbe, quindi, attorno alla sola figura del nipote l’attenzione investigativa della magistratura. Escluso per ora qualsiasi coinvolgimento di altre persone, il nipote resta al momento l’unico indagato. A pesare probabilmente sulla sua persona una ‘ventilata’ dipendenza dalla droga tanto da elencare nell’accusa la contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti. Forse è stata proprio la droga ad allontanare il ventenne dalla sua famiglia Oltregottardo e a portarlo in Ticino, dove viveva con la nonna paterna. Forse è stata proprio la droga a insinuarsi nel rapporto con l’anziana donna, fino a degenerare nella follia omicida.