Luganese

Il tabagismo nel mirino

Tra gli obiettivi per il 2018 di Villa Argentina, una campagna di sensibilizzazione al fumo

1 giugno 2018
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«Non è un campanello d’allarme». Mirko Steiner rassicura: il considerevole aumento di pazienti ospitati – da 31 nel 2016 a 57 nel 2017, corrispondente a un tasso d’occupazione del 78% circa – non è né anomalo né preoccupante. Durante la presentazione del rapporto d’attività per l’anno passato di Villa Argentina, il direttore ha inoltre posto l’accento sui principali aspetti che hanno caratterizzato il centro terapeutico di Viglio. Fra questi, spicca il riconoscimento quale struttura sanitaria. «Concretamente significa che adesso abbiamo una serie di parametri legati ad esempio alla gestione aziendale da seguire – chiarisce Steiner –, sottostiamo ai controlli del medico cantonale».

Per venire incontro alle mutate esigenze, Villa Argentina ha quindi potenziato il numero di infermieri e in nome dell’efficienza è pure stata parzialmente modificata la struttura organizzativa del personale. Inoltre, è aumentata l’adesione alle richieste degli Enti collocanti rispetto all’inserimento di pazienti cronici e in stato d’emergenza; si è agito quindi anche sull’accelerazione delle tempistiche nella fase di pre-ammissione dei richiedenti. È stato pertanto rinegoziato anche il contratto di prestazione per il 2018: i posti in acuto sono passati da 25 a 27, mentre sono scesi da 7 a 5 quelli in appartamento protetto. «In seguito al riconoscimento – aggiunge il direttore –, abbiamo potuto riprendere anche la formazione di psicologi e psicoterapeuti finalizzata all’ottenimento della loro pratica clinica».

Rassicurati dall’andamento stabile e positivo dell’attività, lo sguardo si volge pertanto al presente e al futuro. Tra gli obiettivi per l’anno in corso vi è l’intensificazione dell’informazione ai pazienti fumatori – la stragrande maggioranza – riguardo alle problematiche relative al tabagismo. «Sono pochi quelli che fumano fino a 4/5 sigarette al giorno – constata Steiner –, è un fenomeno da cercare di contenere». Altro fronte su cui s’intende lavorare, quello delle dipendenze tecnologiche: tablet, cellulari e videogame.

Una sempre maggiore problematica è rappresentata dall’invecchiamento della popolazione tossicodipendente. Nel 2017, il 39% dei pazienti ha avuto un’età superiore ai 41 anni. «È una questione che pone diverse sfide – spiega il direttore –, a causa del periodo di assunzione di sostanze, che spesso è più lungo rispetto ai giovani, presentano sofferenze psichiche e fisiche più marcate. Il rischio di ricaduta è sempre presente ed è più difficile reinserirli professionalmente. E non da ultimo, per loro il problema dell’alloggio al momento della conclusione del percorso terapeutico è molto sentito». Mentre in altre parti della Svizzera – come a Zurigo, dove sono partiti dei progetti di vita in comune in case protette con diversi servizi a disposizione – si stanno già cercando delle soluzioni, in Ticino si sta muovendo ancora poco. «Il Dipartimento della sanità e della socialità ha dato mandato alla Supsi per effettuare una ricerca in tal senso – conferma Steiner –, i lavori dovrebbero iniziare fra poco».

Buone nuove però sul fronte della consapevolezza: nel 2017 c’è stato un leggero incremento dei pazienti collocati con statuto volontario, mentre sono calati quelli sottoposti a ricoveri a scopo di assistenza, le misure di curatela e la percentuale di pazienti beneficiari di Ai. Durante l’anno è stata pure portata a termine una ricerca effettuata su un campione di 65 ex pazienti. Di questi hanno risposto in 23 – «un riscontro positivo» secondo Steiner –, risultato? La maggior parte ha dato valutazioni buone se non ottime, in particolar modo nei settori sociale e lavorativo, meno in quello sanitario. Piccoli riconoscimenti che gratificano un importante lavoro.