Luganese

Commerci a Lugano: una crisi, tante cause

'La città si spegne!': lo sfogo di Lorenza Sommaruga, titolare di una boutique. Intanto, la politica lancia una nuova strategia.

Foto Ti-Press
7 febbraio 2018
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Appare inarrestabile la crisi dei commerci cittadini. La cronaca delle ultime due chiusure (drogheria Belotti e Boutique Simbolo) ha sgonfiato il ‘classico’ ottimismo d’inizio anno. Mentre rimedi e soluzioni per uscire da una situazione che sta assumendo dimensioni importanti sono lontani, l’autorità politica cerca di fare quello che può. Tirando le somme, il 2017 non è andato bene, la situazione è grave. E altre due chiusure sono dietro l’angolo, altre meno lampanti si aggiungono e posso garantire che non saranno le ultime, afferma Lorenza Sommaruga, proprietaria della boutique Bijoux Io che conduce come azienda familiare.

Come si è giunti a questa situazione? «Ad inizio 2016 scrissi una lettera accorata al sindaco Marco Borradori al quale esprimevo tutta la mia preoccupazione e il profondo malessere in merito alla situazione che stavo vivendo con il mio commercio – ricorda Sommaruga –. Gli feci notare quanto la città si stesse spegnendo e spopolando. Mi sembrava impossibile vedere così poca gente in giro. Su sua volontà, nel corso di quell’anno, venne costituito un gruppo di lavoro e furono fatte due riunioni tra municipali, commercianti, albergatori ed esercenti, ma da ciò purtroppo non scaturì nulla di concreto». Quali sono, secondo lei, le cause? «Sono presumibilmente dovute alla crisi della piazza finanziaria, alla svalutazione dell’Euro, all’eliminazione del posteggio “ex scuole” di via Pretorio e al tanto criticato nuovo Piano viario», risponde la proprietaria della boutique Bijoux Io.

L’impressione è che nemmeno la politica sappia come risolvere o mitigare il problema

«Oggi questi elementi di disturbo sono attuali e si sono rafforzati, gli acquisti oltre frontiera sono diventati un’abitudine, la viabilità, che da settembre 2013 ha tanto urtato gli animi degli automobilisti, oggi è normalità, ci siamo abituati e arresi. Ma non si può dare la colpa a qualcosa in particolare – prosegue Sommaruga –. Sta di fatto che non si vende perché non c’è gente che compera. Mancano le persone. Gennaio è stato drammatico». Non è tutto: «Oggi venire in città nelle ore di punta, ma non solo, è impossibile. Le poco attrattive tariffe dei trasporti pubblici unite ai costi degli autosili inibisce qualsiasi voglia di frequentare il centro – rileva la commerciante –. Gli acquisti online e il loro successo sono in costante crescita, le nuove abitudini dei consumatori si stanno affermando, per comodità ma anche per ottimizzare i budget domestici per i consumi. Amazon, una delle piattaforme più usate al mondo, sta aprendo un centro di smistamento merci in Svizzera per fornire ancora più velocemente i suoi clienti». Da dieci anni il gettito fiscale delle banche è crollato da 55 a 13 milioni di franchi innescando licenziamenti e insicurezza e un mancato indotto che si è riversato su ristoranti, commerci, turismo e sul settore immobiliare generando anche situazioni contraddittorie (cfr. articolo sotto).

«La città e la sua economia basate quasi solo sul benessere creato dalla piazza finanziaria non ha saputo, al contrario di altre città svizzere, reagire in tempo, non ha potuto mantenere o creare attrattività e oggi si sta spegnendo – osserva Sommaruga –. Il commercio al dettaglio è confrontato con un profondo cambiamento strutturale. In pochi anni è sparita una lunga lista di attività (almeno 25 ma ho perso il conto!), storie di passione, impegno e dedizione. Un patrimonio non solo commerciale ma anche culturale è andato perduto. Oggi siamo arrivati a un concentrato di tanti errori del passato e pur cercando di restare positiva, temo che sia troppo tardi per fermare questa brusca discesa e che non vi sia nessun modo di modificare l’attuale situazione». Alla luce dei risultati delle precedenti riunioni, Sommaruga si dice scettica sull’iniziativa della Città di coinvolgere commercianti, dettaglianti, Supsi e Usi: «Anche se spero escano idee praticabili concretamente nella quotidianità, tipo iniziative sperimentali come parcheggi gratuiti per un’ora tutto l’anno».

“L'importanza di prendere coscienza della realtà”

«Lo spazio di intervento per l’ente pubblico in risposta alle concause di questa crisi è molto limitato». Non si nasconde dietro alle colonne di Palazzo Civico Pietro Poretti, responsabile della Divisione sviluppo economico di Lugano. I diversi motivi dell’impasse che ha colpito in questi anni il mondo dei commerci sono conosciuti: dalla diminuzione del potenziale di spesa dei cittadini al tasso di cambio franco-euro, dal fenomeno della spesa oltre confine agli outlet presenti sul nostro territorio, ai cambiamenti nelle preferenze e abitudini dei consumatori con uno spostamento crescente verso gli acquisti online. Macrofenomeni che toccano non solo il Ticino.

Incontro-evento il 12 marzo

Ha, dunque, un respiro più ampio l’incontro del 12 marzo che si terrà dalle 18 al Lac dedicato al tema del commercio al dettaglio in città. «Prendendo spunto dagli incontri con le associazioni e con i commercianti individualmente – annota Poretti – abbiamo pensato di riunire un gruppo di relatori con esperienze in ambiti che incidono sul settore del commercio al dettaglio. L’obiettivo sarà di fornire delle informazioni utili e, perché no, anche degli spunti operativi ai commercianti della nostra regione». Le tendenze e le preferenze dei consumatori sono in evoluzione, non solo a Lugano: «Abbiamo coinvolto la città di Zurigo che ha problemi simili ai nostri e che ci illustrerà come li sta affrontando – ci fa sapere il responsabile –. Non mancherà il confronto con i commercianti locali. Certo non ci aspettiamo delle grandi novità anche perché regolarmente raccogliamo le loro impressioni. Sarebbe però illusorio e pretestuoso parlare di evento dove si danno delle soluzioni. L’idea è piuttosto nata dalla necessità di prendere coscienza di quelli che sono i cambiamenti in corso e i loro effetti anche sul lungo termine. Le tavole di lavoro in passato non sono andate tanto lontano anche perché i nostri commerci hanno sensibilità e priorità diverse, ma non per questo non si cercherà di lanciare preziosi spunti operativi».