Un promoter italiano, Roberto Gianmarco da anni residente a Lugano, raggiunto da un ordinanza di custodia cautelare, nell’operazione “Puerto Azul” ieri mattina si è costituto al Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Varese, comandato dal colonnello Danilo Nastasi che ha condotto le indagini coordinate dal sostituto Luigi Forno, della Procura di Varese. Salgono così a due gli arresti. All’appello ne mancano ancora tre, mentre altri due sono ai “domiciliari”.
Si tratta di Claudio Bocchia e O. A., che con Roberto Gianmarco, per l’accusa, sono i più stretti collaboratori di Domenico Giannini, il primo a finire dietro le sbarre arrestato la scorsa settimana nel Varesotto. Domenico Giannini, originario di Gallarate, residente a Lugano da molti anni, è considerato colui che avrebbe concepito l’organizzazione criminale internazionale con basi oltre che a Lugano anche in Italia, Lussemburgo, Londra e Caraibi. Organizzazione che per la Procura di Busto era dedita alla truffa aggravata, appropriazione indebita, abusiva attività finanziaria e bancaria, sollecitazione e raccolta abusiva del risparmio, ostacolo alle funzioni di vigilanza, riciclaggio, autoriciclaggio, circonvenzione di incapaci, falso in atti e sostituzione. Contestazioni aggravate dall’associazione per delinquere.
Stando all’accusa l’organizzazione, che oltre a Domenico Giannini, faceva riferimento anche a broker Fabio La Rosa, italiano residente a Santo Domingo (attraverso il suo legale Antonio Ingroia ha fatto sapere che si costituirà) avrebbe indotto oltre 200 investitori, non solo italiani ma anche svizzeri, a impegnare oltre 20 milioni di euro nel progetto immobiliare “Puerto Azul” riguardante la costruzione di un complesso turistico alberghiero di extra lusso in un atollo protetto al largo delle coste del Belize. Quali ambasciatori del progetto, Giannini aveva coinvolto Andrea Bocelli e John Travolta. Roberto Gianmarca si sarebbe costituito per poter chiarire la propria posizione, come Fabio La Rosa, mentre, da parte sua, Giannini si è avvalso della facoltà di non rispondere. Una scelta difensiva in attesa di conoscere gli atti del magistrato inquirente.
Nel frattempo sono stati sequestrati cautelativamente 18 conti correnti, alcuni in banche di Lugano, per complessivi 18 milioni di euro.