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Dalle ali alla neve, quando il lavoro è un hobby

Intervista a Paride Paglia, ex capocampo (e tuttofare) dell'Aeroporto cantonale, passato da poco alla pensione. Cardada e l'aviazione le sue passioni

(Ti-Press)
15 luglio 2024
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«Benvenuti nel mio ufficio di un chilometro quadrato, con terrazza e ombrellone». Il saluto compiaciuto con battutina – e chi lo conosce sa che non poteva essere altrimenti – è quello di Paride Paglia, classe 1959, capocampo dell'Aeroporto cantonale di Locarno che, dopo 45 anni di fedele dedizione alla causa dell'aviazione (come controllore di volo, pilota istruttore, capo campo e molto altro ancora) ha lasciato il suo posto per passare al beneficio della pensione. Per tutti gli attori dello scalo sulle rive del Verbano, Paride – subentrato sette anni fa a Sandro Balestra – è stato un vero e proprio jolly, corretto e capace, un modello di riferimento, il tuttofare sempre pronto a dare una mano, una colonna portante della vita di questa piccola ma dinamica realtà che si appresta – cronaca di questi mesi – a una svolta epocale a livello di aggiornamento infrastrutturale. Dal primo di luglio ha passato il testimone a Mario Tietz, il suo successore designato dal Consiglio di Stato, persona preparata e da anni inserita in questa realtà.
Lo abbiamo incontrato – senza il suo gilet fluorescente e il suo badge – per una chiacchierata.
Affascinato dalle macchine volanti e dalla meccanica, Paride Paglia ha sempre saputo unire professionalità e competenza a simpatia e affabilità. Il tutto favorito da un suo modo di gestire le relazioni esterne amichevole e disponibile, collaborativo, nel pieno rispetto dei ruoli. Pochi sanno che da bambino (originario di Minusio, cresciuto a Cimetta, ‘tipic locarnes’ come suole definirsi) il suo sogno era quello di diventare autista di “camion dal rüüd” («Mi attirava il fatto che avesse un compattatore dei rifiuti sul retro e quella tecnologia era motivo di interesse ai miei occhi»). Tra il 1977-78, il primo approccio a quello che sarebbe diventato il suo mondo: «Su invito di un amico pilota mi iscrivo alla scuola preparatoria di volo (che allora si chiamava IAP) per aspirare a ottenere il brevetto di pilota militare (l'attuale programma Sphair)». Consegue nel frattempo la licenza di pilota privato di aeroplano, svolge la sua scuola reclute ma il fatto di non aver ultimato gli studi liceali lo condanna, impedendogli di proseguire la sua carriera di pilota delle Forze aeree. Si apre però un'altra porta, per lui, con un'altra prospettiva: quella di controllore del traffico aereo. Impiegato dell'allora SAM (Servizio aerodromi militari) sale sulla torre di controllo di Locarno dove, in seguito, abbandona la divisa militare («sono grato all'esercito per avermi permesso di abbracciare il mio sogno») e indossa, con la stessa funzione, abiti civili. Dalla Locarno Tower non perde però mai di vista la sua seconda grande passione: Cardada con i suoi impianti da sci. Paride in inverno vi svolge molteplici ruoli: battitore di piste, tecnico agli impianti, soccorso e chi più ne ha più ne metta. Due percorsi che continueranno a intrecciarsi stagionalmente per decenni, anche dopo la rinuncia definitiva allo sci sulla montagna locarnese e lo smantellamento degli impianti. A fine anni Ottanta gli viene offerto di passare a tempo pieno (per uno che non conta le ore lavorative di una giornata) alle dipendenze di Aero Locarno con la funzione, oltre che di controllore di volo, anche di operatore dell'Ufficio C per la gestione del traffico, pratiche doganali e amministrative, del servizio handling (movimentazione aerei e rifornimento carburanti), del servizio antincendio e di pilota passeggeri. L'ingresso definitivo sulla scena di Skyguide lo priva nel 2007, per sua scelta, del lavoro in torre, ma ormai ha già accumulato fin troppe mansioni.

‘Aiutatemi ad aiutarvi’ il mio motto

E così, anno dopo anno, arriviamo alla pensione: «Ho avuto la grande fortuna di aver capito tardi qual è stato il mio lavoro e quale il mio hobby. Non ho mai fatto distinzione netta tra le due cose. Mi sono mosso in continuazione tra neve e aviazione, mi considero un privilegiato perché ciò che ho realizzato l'ho sempre fatto con tanta passione. In questo pur piccolo scalo, la monotonia non esiste. Ci sono giornalmente degli imprevisti, dei piccoli problemi da risolvere. Le aziende che vi operano (ricordo che Locarno è l'unico aeroporto svizzero misto civile e militare) hanno le loro esigenze, tutti tirano naturalmente acqua al proprio mulino e i loro desiderata confluiscono sulla mia scrivania. La mia funzione (e dei miei motivati collaboratori) è di assicurare la corretta gestione dell'aeroporto in base alle severe disposizioni dell'Ufac (è un'ordinanza federale a regolare il lavoro del capo campo) e del Cantone, gestore della parte civile dell’aerodromo. Disposizioni che non sempre collimano. Senza dimenticare Skyguide come sorta di ‘coperchio’. Mi considero dunque un manovale polivalente che ha fatto di ‘aiutatemi ad aiutarvi’ il proprio motto».
Naturalmente la vita di un aerodromo non è sempre foriera esclusivamente di buone notizie. Vi sono anche le disgrazie. «Purtroppo sono una componente dell'attività aviatoria. Per fortuna si tratta di casi isolati, rari sono gli incidenti con vittime. Alcuni di essi mi hanno segnato. L'esperienza accumulata come pattugliatore piste sci mi ha comunque sempre aiutato in questo senso».
E ora, dopo 45 anni, l'uscita di scena: «Non mi sono accorto del passaggio del tempo – conclude ridendo – anche perché buona parte qui, nel perimetro operativo cantonale, è come l'ho trovata 45 anni fa. Di questo sono grato al mio datore di lavoro (scherzo...). Mi rallegra comunque sapere che presto inizieranno i lavori di ammodernamento/rifacimento delle infrastrutture civili. Sono felice di partire su questa spinta. Vuoi vedere che forse ero io l'ostacolo allo sviluppo?». L’aeroporto, circondato dalla sua cornice di verde, è il luogo dove inizia o dove finisce un’emozione. Per Paride Paglia pure un luogo di transizione tra i suoi due mondi.