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‘Fumo, sporcizia, assembramenti’. Via della Stazione, ci risiamo

Muralto, nuovo ‘picco’ nella difficile convivenza fra commercianti e gruppi di giovani. Che rispondono: ‘Viviamo qui, ma è come se non esistessimo’

In sintesi:
  • Il bar, la biglietteria, l’amministratore immobiliare: tutti d'accordo sul fatto che ‘abbiamo un problema’
  • Gli accusati: ‘Su di noi tante favole: cerchiamo solamente un posto in cui stare insieme in santa pace’
La zona interessata alla difficile convivenza
7 giugno 2024
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«Eh ma bro, è stato veramente peccato: mancavano pochi mesi». Dal niente scatta una specie di “operazione nostalgia”, nel gruppetto di ragazzi intercettati da ‘laRegione’ lungo via della Stazione a Muralto, a pochi metri dal luogo di ritrovo, situato pochi metri più su, tornato al centro delle critiche dei commercianti della zona a causa di assembramenti, sporcizia, consumo e presunto spaccio, e una generale percezione di minor sicurezza con cui devono fare i conti passanti e turisti, al primissimo assaggio di vacanza dopo essere scesi dai treni in arrivo in stazione.

I pochi mesi che mancavano, ricordati da un amico a Igor (nome di fantasia), 20 anni, “habitué” e fra i volti più rappresentativi della zona incriminata, erano quelli necessari per ottenere l’attestato federale di capacità come piastrellista, professione che Igor aveva scelto, imparato ma infine non “ancorato” al famoso pezzo di carta. Ciò non gli impedisce, puntualizza, di lavorare saltuariamente per le agenzie di interinato che lo chiamano e lo spediscono su qualche cantiere per qualche ora o qualche giornata. «La maggioranza di noi lavora – chiarisce il giovane – e quando non lavora vuole ritrovarsi da qualche parte. Punto. Il problema è che in via della Stazione non va bene, al “Mac” qui sotto devi consumare e poi ti cacciano, e di altri posti non ce n’è perché basta che ci andiamo e subito arriva la polizia per perquise o controlli esagerati».

‘Lungolago non va bene, piazza Castello neppure’

Igor, con 4 amici, ricorda i trascorsi sul lungolago di Muralto e quelli nella rotonda di piazza Castello a Locarno. «Ma anche quei posti non andavano bene. Ogni tre per due arrivava la polizia con 6 pattuglie a controllare e minacciare sanzioni. La verità è che non abbiamo un posto dove andare per starcene tranquilli e in santa pace. E quando lo troviamo le persone s’inventano il peggio per farci andar via».

Il peggio di cui parla il ragazzo è quanto aveva denunciato al nostro giornale, nel suo ennesimo sfogo, Alessia D’Elia, la giovane gerente del Bar Capolinea (ex Bar Silo), situato al piano terra del vecchio autosilo di via della Stazione. Alessia che è abbonata alle segnalazioni in polizia, ai tentativi di mediazione con i ragazzi, anche quando sostano in gruppo, in pieno pomeriggio, dentro nuvoloni dal profumo inconfondibile: «Arrivano ad essere una ventina, fumano, spacciano alla luce del sole o addirittura nei bagni del mio locale, lasciano sporcizia per terra e se li riprendi sono anche capaci di intimorirti o trattarti male. La polizia ormai non ci crede più nemmeno lei, perché se interviene, dopo mezz’ora la situazione torna quella di prima. Così le mie lamentele lasciano il tempo che trovano». Poi mostra le foto del selciato dopo una serata qualunque, un breve filmato movimentato che si conclude con una persona a terra dietro la fermata del bus. «Ma adesso sono veramente stufa: presto chiuderò e me ne andrò da qui».

L’amministratore immobiliare e la biglietteria Fart

Andarsene. Lo hanno già fatto, o minacciano di farlo, alcuni inquilini dello stabile a fianco, con il chiosco al piano terra: l’amministrazione è curata dalla Mediagest di Aleardo Gaggioni: «Confermo, abbiamo un grosso problema. Parlo di rifiuti, di sicurezza in generale. Con un cancello avevamo chiuso il passaggio verso il parco del Grand Hotel, ma la situazione non è migliorata, e neppure è servito il cartello che indica la presenza di videocamere di sorveglianza. I medici dello stabile giustamente reclamano e noi ci chiediamo quanto possa servire assumere degli agenti di sicurezza privati per farli sostare sul marciapiede per provare ad evitare, o al massimo a gestire quelle quotidiane situazioni di disagio». Una preoccupazione condivisa dalle Fart, che a pochi metri dal Bar Capolinea gestiscono una biglietteria molto utilizzata da residenti e turisti e che si ritrova nel bel mezzo di un “movimento” molto poco in relazione con il concetto di “accoglienza”: «Talvolta, individui disturbano i passeggeri in attesa del bus alla fermata situata di fronte agli sportelli della biglietteria o, specialmente di sera e di notte, sporcano l’area adiacente – commenta il direttore delle Fart, Claudio Blotti –. In alcune, rare, occasioni, è stato necessario richiedere l’intervento della polizia e in rari casi isolati qualcuno è anche entrato nella biglietteria. Sappiamo che il problema è noto alle autorità, sulle quali facciamo affidamento per risolvere la situazione».

‘Ci accusano di spaccio, ma è un’invenzione’

Igor e i suoi amici intanto si apprestano a raggiungere la solita porzione di marciapiede su cui sosteranno tutto il pomeriggio e anche la sera. «Fumiamo? Può darsi. Anzi, è vero. Ma non vedo il problema. A determinate condizioni non siamo nemmeno perseguibili. Come semplice possesso su 10 controlli 8 vanno a vuoto. Però quella dello spaccio è una scemenza. Ho sentito parlare di eroina, ma è totalmente inventato». Marco (altro nome di fantasia) paga probabilmente la sua passata incarcerazione per rissa perché quando la polizia lo vede, immancabilmente lo punta: «Ma sai, pazzesco – dice –. Arrivano e vogliono sempre mettermi le mani addosso, davanti a tutti, quando non ho fatto niente. Giriamo, tutto qui, e cerchiamo soltanto un posto dove poter stare tranquilli». Claudio (nome di fantasia), che con i suoi 27 anni è il più vecchio del gruppo, ammette «qualche difficoltà di convivenza con le persone che passano», ma, giura, «non siamo aggressivi. Anzi, con quello del chiosco siamo in relazione e spesso gli chiediamo paletta e scopino per tirare su le cicche quando esageriamo». Il fatto che l’atteggiamento del gruppo tenda non tanto all’aggressivo, ma piuttosto al passivo, viene confermato da Gaggioni: «Credo non siano ragazzi cattivi, perché se gli parli ti rispondono persino gentilmente. Ma non vedo volontà di assumersi la responsabilità di cambiare zona, oppure di comportarsi diversamente, anche per rispetto di chi transita normalmente da lì, fra cui molti anziani e famiglie con bambini piccoli».

Vandalismi nell’autosilo

Nel perimetro caldo rientra anche l’autosilo, il cui custode appare provato da molteplici situazioni spiacevoli: «Ho la videosorveglianza, li vedo e loro lo sanno. Ciò non toglie che appena riescono scappano su al quinto piano. Una volta mi hanno rotto apposta tutti i neon. Avvicinano le sigarette ai sensori per far scattare gli allarmi antincendio. Alcune donne con il parcheggio in abbonamento non si sentono più sicure e si fanno accompagnare».

Sono lì a due passi, i ragazzi sotto accusa. Marco, Claudio e Igor dicono di riconoscere l’importanza del lavoro: «Per spendere devi prima guadagnare. Come pensi che ci siamo pagati la “Limu” e il tavolo in discoteca a Milano? Sono venuti fuori 60 franchi a testa, ma mica abbiamo rubato niente». Igor, ancora lui, gesticola come se stesse “rappando”. «Lo sai cosa? Se ci danno una sala giochi, con un footbalino, che possiamo piazzarci, a noi cosa ce ne frega di stare qui in mezzo alla strada? Ma a Locarno non esiste. Ci abitiamo, ma è come se non esistessimo».