Il 29enne inglese inghiottito dalla corrente era un professionista di sport estremi. Ridotto il deflusso della diga per consentire i soccorsi
Sono una quindicina i professionisti di kayak giunti da più parti d'Europa (due di essi addirittura dagli Stati Uniti) che per alcuni giorni, in accordo con la Polizia cantonale, hanno partecipato alle ricerche del 29enne B.O. (nome noto alla redazione) percorrendo il fiume Melezza tra la diga di Palagnedra e il ponte di Golino, nella speranza di riuscire a localizzare l'amico e compagno di mille avventure, disperso da giovedì 16 maggio, poco prima delle 15, mentre con un piccolo gruppo stava scendendo il corso d'acqua in piena (classificato di categoria 5 tra gli addetti ai lavori).
Ma dell'esperto di kayak inglese e autore di innumerevoli imprese sportive, per ora, non vi è traccia alcuna. Anche la stampa internazionale si è interessata al caso, essendo B.O. un personaggio conosciuto tra gli sportivi estremi. Il britannico ‘Dailymail online’ sta seguendo da vicino, con la famiglia, queste difficili giornate. Non ci si vuole rassegnare all'idea che possa essere morto e finché non sarà possibile provare il contrario, le ricerche degli amici e colleghi proseguiranno, rivela il portale. Capace di ‘domare’, nel 2018, una cascata di 38 metri in Messico in uno dei suoi temerari salti record e pure organizzatore di competizioni, il 29enne (57mila follower su Instagram e autore di decine di filmati postati su YouTube) è stato inghiottito da una sorta di mulinello dal quale non è più risalito e risucchiato fuori dalla sua imbarcazione. Secondo gli esperti si parla di onda ricircolante quando l’acqua rifluisce continuamente su se stessa. Gli amici si erano subito prodigati per soccorrerlo, ma invano. In territorio di Corcapolo avevano poi abbandonato il fiume ed erano corsi ad allarmare i soccorsi. Con loro, nei giorni precedenti al suo arrivo in Svizzera, B.O. aveva affrontato, con successo, diverse discese di fiumi impegnativi nella vicina Italia. E prima di calare i kayak in acqua a Palagnedra quel tragico giovedì pomeriggio, la comitiva aveva già avuto modo di scendere il fiume senza intoppi nel corso della mattinata, a quanto è dato sapere.
Le operazioni di ricerca, sempre coordinate dalla Polcantonale, sono proseguite anche nel fine settimana. Le condizioni meteo in queste ore non sono state ottimali, come ci spiega Andres Maggini, capo della Colonna di soccorso alpino del Cas: «L'acqua nel fine settimana aveva ovviamente un colore più limpido e chiaro, la portata del fiume è notevolmente scesa ma, nonostante ciò, le innumerevoli perlustrazioni del tratto tra il ponte di Golino e la diga in cui si suppone possa trovarsi in qualche modo intrappolato il disperso non hanno dato esito. Poter contare sull'aiuto di canoisti esperti è sicuramente importante per noi. Si segue un piano di ricerca attentamente studiato e si spera, ovviamente, di poterlo localizzare. Magari anche con l'aiuto di qualche segnalazione di pescatori o persone che passeggiano lungo gli argini. Purtroppo al momento, come detto, non abbiamo idea di dove possa essere. Focalizziamo l'attenzione in quest'area, ma è chiaro che nulla impedisce di pensare che possa essere stato portato dalla corrente molto più a valle, magari nel lago».
Per ora, come noto, solo la sua imbarcazione ha potuto essere recuperata nella zona di Golino.
In quelle ore concitate di ricerca del disperso, la Polizia lacuale ha preso immediatamente contatto con gli operatori dell'Ofima SA per vedere, nel limite del possibile, di ridurre il deflusso d'acqua dal bacino artificiale di Palagnedra e consentire, così, per qualche ora, ai soccorritori di perlustrare il corso d'acqua a valle dello sbarramento. Come ci è stato confermato, già nelle ore precedenti alla disgrazia era stata aperta una paratia per deviare parte dell'acqua in entrata nel laghetto attraverso la galleria. In pratica dalla diga, grazie a questo tempestivo intervento, fuoriuscivano circa 20 metri cubi al secondo (con un'entrata, a monte, di circa 80 metri cubi al secondo). Le squadre di ricerca, per un paio d'ore, hanno dunque potuto calarsi e muoversi con maggior sicurezza. Poi, per ovvie ragioni, l'operazione ha dovuto essere interrotta. Tuttavia anche nei giorni seguenti (quando ad esempio gli amici canoisti hanno percorso il fiume con i loro kayak) questa pratica è stata ripetuta, sempre previo accordo con la polizia che coordina le operazioni.
Gli amanti del kayak sanno bene che ogni avventura in acqua porta con sé un certo grado di rischio. Nel Locarnese sono meta ambita degli appassionati della disciplina i fiumi Maggia, Verzasca e Melezza, dove i kayaker più esperti possono sfidare le acque tumultuose e godersi un’esperienza adrenalinica unica e appagante. Tuttavia, è importante sottolineare che questi fiumi richiedono anche una perfetta conoscenza dell'ambiente, oltre che abilità e attenzione, in quanto la portata della corrente, nel caso di precipitazioni intense, aumenta in maniera rapidissima e chi non ha una buona padronanza della tecnica di kayak può trovarsi all'improvviso in serie difficoltà. Le gole strette, le rapide spettacolari e il paesaggio circostante mozzafiato non devono quindi far passare in secondo piano i rischi e la necessità di essere ben informati oltre che preparati prima di affrontare simili sfide.