La domanda di costruzione preliminare è stata accettata, Patriziato delle Terre di Pedemonte e Comune ora devono approfondire le criticità del progetto
Costruire una vera e propria capanna alpina, con tutto ciò che un simile progetto comporta a livello di offerta di servizi all’utenza, oppure ripiegare su un rifugio-bivacco più semplice e meno oneroso dal punto di vista dei costi edificatori e di gestione? La domanda sarà prossimamente sul tavolo del Patriziato generale delle Terre di Pedemonte con Auressio e del Comune di Terre di Pedemonte che ha finanziato, sin qui, la progettazione dell’edificio destinato, si spera, a vedere la luce sul Monte Salmone, sullo spartiacque tra Valle Onsernone, Vallemaggia e Terre di Pedemonte, a circa 1’540 metri di quota. Ai piedi dell’omonima cima, panoramica, molto frequentata dagli escursionisti tutto l’anno, raggiungibile da più punti unicamente a piedi e che è contemplata dalle Società escursionistiche quale potenziale ultimo tassello della Via alta della Vallemaggia e della futura Via alta dell’Onsernone. Due camminamenti di chiara valenza turistica, in attesa dunque di ulteriori sviluppi dal punto di vista strategico (un appoggio per trekking di più giorni).
Del tema della capanna si è parlato in coda ai lavori della seduta di giovedì 2 maggio del Patriziato. Flavio Galgiani, membro dell’Amministrazione, ha dapprima fatto il punto alla situazione: «La progettazione di massima è pressoché conclusa – ha spiegato –, resta da completare la parte relativa all’approvvigionamento idrico ed elettrico dello stabile. Di questi due aspetti occorre valutare il reale fabbisogno, dal momento che il Monte Salmone non dispone di sorgenti nelle immediate vicinanze. Si tratterà quindi di andare a pescare l’acqua necessaria alla capanna da una sorgente dalla sufficiente portata, attraverso la posa di una condotta di circa un chilometro. Siccome l’acqua dovrà essere pompata da un’altitudine di circa 350 metri inferiore al futuro serbatoio, si renderà necessaria l’installazione di una pompa elettrica presso la sorgente, la quale dovrà essere alimentata da energia solare (fotovoltaico), prodotta presso la capanna e trasportata mediante cavo alla pompa. Naturalmente, l’impianto fotovoltaico dovrà produrre anche l’energia necessaria per la capanna in senso stretto. Ci sono quindi molti aspetti tecnici da valutare. Quello della capanna è sicuramente un progetto interessante, ma vi sono diverse criticità da ben ponderare per evitare di trovarsi ad affrontare, in futuro, spese di gestione non sostenibili dall’ente». Per ora, di certo è stato incassato il preavviso favorevole contestualmente a una domanda di costruzione preliminare e, quindi, da questo punto di vista non si ravvisano particolari problemi.
Ospite della seduta Giotto Gobbi, nuovo sindaco di Terre di Pedemonte, Comune che ha finanziato la progettazione di massima dell’opera, ha ribadito la necessità di creare i giusti presupposti e di prendersi il tempo necessario ad approfondire le varie criticità. Se verrà realizzata una capanna (vera e propria struttura ricettiva in quota, edificata su tre piani e dotata di una ventina di posti letto), ciò implicherà la presenza di un custode fisso e di servizi adeguati agli standard richiesti da simili infrastrutture alpine. Il discorso cambia se, invece, si opterà per un più spartano rifugio (o bivacco) non custodito, il quale presuppone comunque un lavoro di volontariato (manutenzione) da parte degli interessati. A complemento d’informazione segnaliamo che il Consiglio patriziale ha pure archiviato i conti dell’ente (preventivo 2024 e consuntivo 2023, con quest’ultimo che chiude con un attivo di circa 20mila franchi).