L'ex amministratore delegato della Centro balneare regionale, Gianbeato Vetterli, sulla ‘campagna della sinistra, condotta in malafede’
«Quella contro il progetto di un albergo sulla riva lago, per completare l’offerta legata al Centro balneare regionale, è una campagna condotta in malafede». È estremamente raro che Gianbeato Vetterli alzi i toni. Ma nel caso specifico non può farne a meno: troppo profondo è il suo coinvolgimento nel processo di nascita, crescita e oggi “ottimizzazione” del Lido di Locarno. «Un progetto – chiarisce l’ex amministratore delegato della Cbr – che fin dalle primissime fasi prevedeva l’inserimento di un albergo sul sedime adiacente alla Spa. Dire adesso, come fa la Sinistra Unita, che arriverà una specie di ecomostro, completamente fuori scala rispetto al contesto, come si vede nel fotomontaggio consegnato alla stampa, significa esagerare sapendo di esagerare».
La possibilità di un insediamento alberghiero è consentita dalla pianificazione che dovrà essere adottata dal Consiglio comunale; ma contro la stessa, la Sinistra Unita, in piena campagna elettorale, aveva lanciato una petizione che chiede l’interruzione immediata dell’iter pianificatorio necessario all’edificazione dell’hotel, sviluppando invece un progetto di valorizzazione delle aree verdi e di svago lungo la riva. La sinistra aggiungeva anche che “per soccorrere le finanze del Centro balneare regionale (...) si risponde con il mattone, cioè edificando un’area pubblica verde. Questo, senza soppesare vantaggi e svantaggi in una visione più grande, senza cercare alternative più sostenibili, con l’idea che il turismo venga in nostro soccorso”.
Vetterli, già membro del Cda della Cbr Sa in rappresentanza della Città e poi, appunto, amministratore delegato, premette che «sono stato nella società sin dall’inizio, cercando sempre di essere da collegamento fra le esigenze del pubblico e l’operatività del privato. L’albergo per la zona adiacente a quella che è oggi la Termali e Salini è sempre stato una priorità, tant’è vero che la sua edificazione veniva citata nel concorso di architettura quale elemento della terza fase di ampliamento del progetto, capace di portare 300mila franchi all’anno nelle casse pubbliche della Cbr dal diritto di superficie che verrà istituito in relazione all’insediamento alberghiero».
Non solo: dell’ipotesi alberghiera si parlava diffusamente nello studio di fattibilità che la Centro balneare regionale aveva commissionato alla Dionea Sa; «uno studio ingegneristico di pianificazione ambientale, non propriamente un’azienda di palazzinari», come rileva sarcasticamente Vetterli. Lo studio partiva dalle conoscenze già acquisite a suo tempo sul comparto nell’ambito del “Piano comprensoriale riva lago - Comune di Locarno e Cantone Ticino”, realizzato dalla stessa Dionea nel 2010 e inserito nelle misure previste dalla scheda P7 a seguito della revisione del Piano direttore cantonale. Lo studio comprensoriale aveva lo scopo di “promuovere realizzazioni coordinate a favore della multifunzionalità delle rive, secondo i principi enunciati dalla scheda del Pd, che sono l’aumento della pubblica fruizione delle rive dei laghi; il riordino ed il coordinamento regionale delle infrastrutture a lago; la tutela e la valorizzazione del paesaggio lacustre nel suo insieme, delle sue componenti e delle sue funzioni; e la tutela e la disponibilità delle aree strategiche multifunzionali d’interesse cantonale”, come ricordava la Dionea 10 anni fa.
Per la fase tre, sul sedime Cbr l’idea di “una struttura alberghiera che potesse produrre un canone di 300mila franchi all’anno in forma di diritto di superficie” era contemplata e accettata nell’analisi delle necessità della Centro balneare regionale. “Questa struttura permetterebbe di migliorare anche il posizionamento sul mercato del Cbr, potenziando l’offerta e la possibilità di occupazione delle strutture esistenti. Oggi l’area non ha una destinazione alberghiera, e pertanto per avviare questa fase è necessaria una modifica di Pr”, sottolineava Dionea. Modifica che nel frattempo è maturata, fino a giungere in Consiglio comunale, con il relativo messaggio municipale, nelle ultime settimane della scorsa legislatura.
Alcune ipotesi già erano state sviluppate dalla Cbr e valutate, come fattibilità, dalla Città di Locarno. Si parlava a suo tempo di una struttura alberghiera di 70-100 camere, con uno standard di 3-4 stelle in sinergia con altre strutture Cbr.
E che ci fosse “trippa per gatti”, come si suol dire, lo aveva confermato nel marzo del 2014 un colosso internazionale del settore alberghiero – la Hilton Worldwide, con sede a Francoforte – scrivendo alla Baulink Ag di Davos, ovverosia uno dei suoi investitori e costruttori svizzeri. Il tema era proprio l’insediamento di un albergo a Locarno: “Dopo aver analizzato le ulteriori informazioni forniteci in merito alla possibile ubicazione di un nuovo albergo in via Gioacchino Respini a Locarno, continuiamo a ritenere che vi sia un potenziale sufficiente per la gestione di un nuovo albergo. Siamo ancora molto interessati all’ubicazione proposta. Vi proponiamo il marchio Hilton Garden Inn, che conoscete già grazie all’Hilton Garden Inn Davos”.
La Hilton Worldwide, a nome Ulrich Widmer, si diceva “disponibile in qualsiasi momento per un incontro personale con la Città di Locarno per presentare il marchio Hilton Garden Inn in modo più dettagliato e per spiegare le basi della nostra collaborazione. Siamo ansiosi di continuare la nostra proficua collaborazione e speriamo di poter aprire presto un altro hotel con voi”.
Tornando all’attuale posizione della Sinistra Unita riguardo al destino della riva lago, nella documentazione inviata alla stampa si leggeva che “non esistono studi di inserimento nel paesaggio, valutazioni qualitative dell’altezza e delle volumetrie: si vogliono solo raggiungere le 100 camere. E non importa se per realizzarle bisogna abbattere quasi tutta la vegetazione e gli alberi attualmente presenti. Non importa se si andrà a privatizzare e recintare una grande superficie del prato del lido, che in estate è già spesso sovraffollato. Non importa se il paesaggio, e in particolare il fronte lacustre, verrà deturpato. Per poter permettere a Piano regolatore questa ‘arca di salvezza finanziaria’ si vogliono trasporre indici edificatori previsti per un edificio pubblico – originariamente pensato per il museo dedicato a Jean Arp, quindi orientato alla popolazione tutta – a un edificio turistico, da cui la popolazione locale non trarrà alcun beneficio”. E ancora: “A pochi metri di distanza la Città già prevede la realizzazione di un edificio con contenuti alberghieri, in un comparto ben più sostenibile e ragionato per accogliere un hotel: l’eco-quartiere ex gas-macello. Un chiaro esempio, dunque, dell’incapacità o della mancanza di volontà di pianificare con progettualità e visione d’insieme”.
Anche su questo l’ex ad della Cbr non può non contestare: «Quanto scriveva la Sinistra Unita è del tutto pretestuoso. Una prima affermazione che si commenta da sola è che un’infrastruttura turistica non porterebbe alcun beneficio alla popolazione locale. Detto in una regione che vive di turismo, è un tantino azzardato. Inoltre, sostenere che l’ubicazione di un albergo in un eco-quartiere industrializzato sia meglio che in riva al lago, in una zona turistica come la nostra, è sintomo di totale miopia».
Proseguendo, la sinistra parla di una privatizzazione della riva e di una deturpazione del fronte lacustre. «È clamorosamente scorretto – commenta ancora Gianbeato Vetterli –. La variante di Pr riprende il tracciato di un sentiero a lago a favore della fruizione e della libera accessibilità delle rive lacustri e prevede la sostituzione dell’attuale stabile dei canottieri con un moderno stabile multiuso nel quale troveranno spazio tutti i servizi legati al lago: dalla polizia alla salvataggio, al porto e alle diverse società lacustri. Inoltre, lo spazio a lago attualmente occupato dai canottieri e dal vicino canneto verrebbe trasformato in una nuova riva/parco con accesso diretto al lago per tutti. Questi sono i fatti, e non saranno certo spauracchi agitati a caso che potranno cambiare le cose».