A un secolo di distanza, in autunno verrà presentata la mostra per ricordare la frana che il 24 settembre 1924 investì il paese, provocando danni e morti
Il ‘disastro di Someo’ – perché nella memoria collettiva sono sufficienti queste parole per rievocare il ricordo di quei drammatici giorni del 1924 – è ormai un lontano ricordo. Che torna però regolarmente a far capolino nei discorsi della gente del villaggio, e non solo in quella. Ancora oggi; e se a un secolo di distanza da quella frana che investì il villaggio valmaggese il 24 settembre 1924 (un mercoledì, per la cronaca) di testimoni che l’hanno vissuta sulla loro pelle non ce ne sono più, a rievocarla ci pensano i loro figli e nipoti. Anche perché un evento come quello ha avuto un’eco andata ben oltre i confini della Valmaggia. Pesante per entità dei danni, diverse le case inghiottite dalla colata di massi e fango, e pesante per tributo in vite umane: sotto quel cumulo di macerie trovarono la morte ben dieci persone.
Ed erano anche in molti quelli che, dopo aver vissuto il ‘disastro di Someo’ in presa diretta, magari rimboccandosi le maniche nei giorni immediatamente successivi per partecipare a operazioni di soccorso e sgombero, poco più di mezzo secolo più tardi, nell’agosto del 1978, hanno rivisto spezzoni di quel drammatico ‘film’ passare davanti ai loro occhi quando un altro vasto scoscendimento ha investito il paesino valmaggese, stavolta, fortunatamente, senza lasciare dietro di sé vittime (ma pesanti danni, comunque, sì).
A un secolo di distanza dalla prima frana (e a poco meno di mezzo secolo giusto giusto dalla seconda), il Comune di Maggia, in collaborazione con il patriziato di Someo, il prossimo autunno proporrà una rievocazione storica dei due eventi, frutto di un minuzioso lavoro di ricerca nei vari archivi e pure... nei solai someesi, affidandosi anche alla narrazione di chi ne ha sentito raccontare, magari attorno al focolare di un camino, dai suoi genitori o nonni.
«Il nostro progetto parte da lontano: un anno fa abbiamo presentato l’idea di massima alla popolazione, invitando chi avesse ricordi, fotografie o filmati riferiti ai due eventi a farsi avanti – racconta Maurizia Campo-Salvi, che con Luca Invernizzi e Fabio Abate lavora a questo progetto –. Abbiamo raccolto parecchio materiale. Non mancano le chicche: abbiamo ad esempio trovato traccia di alcuni filmati realizzati in occasione della frana del 1924, pellicole che tuttavia, purtroppo, a tutt’oggi non siamo riusciti a reperire… Paradossalmente abbiamo reperito più materiale relativo alla frana del 1924 rispetto a quella di cinquant’anni dopo, benché nel 1978 le macchine fotografiche fossero assai più diffuse che a inizio secolo. Per il nostro lavoro di ricerca e ricostruzione ci siamo affidati anche ai racconti di molte persone: bene o male, quello del ‘disastro’ in fin dei conti era un discorso assai frequente in quasi tutte le case della valle. Nella mia famiglia, ad esempio, se ne parlava spesso, anche perché fra le vittime c’erano un paio di nostri parenti. Mia madre è nata l’anno seguente, nel 1925, ma pur non avendolo vissuto di persona, il ‘disastro’ se lo ricorda bene, avendone sentito narrare da tutta la gente del paese per anni e anni, e per aver visto con i propri occhi i segni evidenti di quella frana nei primi anni della sua infanzia, perché simili eventi lasciano segni che rimangono a lungo nel tempo».
Cosa ne sarà di questo materiale? «L’idea è quella di allestire un'esposizione evocativa e ‘interattiva’, che contiamo di inaugurare nei giorni immediatamente a ridosso del centesimo anniversario del ‘disastro’. Realizzeremo dei pannelli con testi e foto, dotati anche di codice Qr che rimanderà alle immagini della devastazione nelle varie zone del paese. Sia per la frana del 1924, sia per quella del 1978. Quest’ultima sì meno drammatica rispetto alla prima (grazie anche al canalone costruito a monte del villaggio dopo il 1924 al preciso scopo di evitare il pericoloso accumulo di acqua in caso di abbondanti precipitazioni), ma che ha riversato una nuova importante quantità di detriti praticamente sulle medesime zone già colpite mezzo secolo prima, provocando ancora una volta notevoli danni e risvegliando in più d’uno il fantasma del ‘disastro’».
Benché a buon punto, il lavoro di raccolta di materiale non è a ogni buon conto finito: chi ancora non avesse aperto il proprio album dei ricordi o fosse in possesso di materiale fotografico o documentaristico relativo alla frana del 1924 e a quella del 1978 può contattare il gruppo di lavoro, scrivendo a Maurizia Campo-Salvi (campo.salvi@bluewin.ch).