Commissione del Pr, comitato promotore e anche Municipio contrari a rivalutare la questione degli indici. Iniziativa di nuovo in legislativo l'8 aprile
Non ha avuto gambe per correre, il controprogetto di Bruno Bäriswyl sull’iniziativa popolare generica “Salva Monte Brè” riguardante la nuova pianificazione per il comparto montano. Il colpo di scena operato dal capogruppo Udc tre giorni prima della seduta in cui l’iniziativa popolare avrebbe dovuto venire esaminata per delibera dal Consiglio comunale (l’11 marzo scorso) è infatti stata bocciata da tutte le parti chiamate ad esprimersi; ovverosia la commissione del Piano regolatore (che aveva redatto il testo conforme all’iniziativa popolare generica), il Municipio di Locarno che ha seguito la commissione stessa e naturalmente gli iniziativisti del “Salva Monte Brè”, costituitisi in associazione nel 2019 poiché spaventati dal famoso progetto di “mega resort” fra Monte Brè e Colmanicchio.
A tutti questi attori spettava infatti il diritto di dire la loro sul controprogetto. Opinioni che sono arrivate – ultima in ordine di tempo quello del Municipio, formalmente adottata ieri – e che hanno dunque di fatto cancellato il controprogetto, rimandando il tema in Consiglio comunale l’8 aprile, nell’ultima seduta prima delle elezioni.
L’intento di Bäriswyl, a suo dire, non era quello di bloccare per forza tutto il lungo e impegnativo iter che porterà alla nuova pianificazione del comparto collinare (Monte Brè e Colmanicchio), quanto fermarsi un attimo in più per riflettere su un aspetto puntuale e importante come gli indici di sfruttamento, che la nuova pianificazione modifica al ribasso e che invece, secondo il consigliere comunale, sarebbe il caso di mantenere anche per non deprezzare gli immobili.
La conseguenza di questo “dettaglio” era però stata una clamorosa rimessa in discussione di tutta la nuova pianificazione, e questo, era stato notato, a 5 minuti dalla mezzanotte, quando il legislativo avrebbe dovuto deliberare per metterci il proprio sigillo, dopo 5 anni di lavoro.
Proprio per questo l’11 marzo il Consiglio comunale si era in pratica rivoltato contro Bäriswyl, criticandone le modalità d’azione e stigmatizzando soprattutto la tempistica: i colleghi erano stati informati la mattina della seduta che l’iniziativa popolare generica usciva dall’ordine del giorno a causa della presentazione del controprogetto, avvenuta l’8 marzo. In aula avevano preso la parola il presidente del legislativo, Marco Bosshardt; il relatore del rapporto di maggioranza della commissione del Pr sulla variante, Giovanni Monotti; Fancesco Albi per la Sinistra Unita; Omar Caldara per la Lega; Barbara Angelini Piva (anche a nome di Martina Giacometti, assente) e Mattia Scaffetta per il Centro; e Luca Renzetti per il Plr, che si era spinto fino a chiedere a Bäriswyl di ritirare seduta stante il controprogetto, invano. L’unico tiepidamente conciliante, ma più per la forma che nella sostanza, era stato Mauro Belgeri, del Centro.
Accennato al fatto che il Municipio, come prevedibile, ha deciso di seguire le indicazioni della commissione del Pr, vale la pena soffermarsi sulle considerazioni degli iniziativisti di fronte a un controprogetto che sembrava in grado di rimandare tutto il pacchetto alla prossima legislatura. Nella sua presa di posizione all’indirizzo della commissione del Pr, il comitato d’iniziativa nota innanzitutto come il controprogetto vanifichi il lavoro della commissione stessa, poi ricorda che – stando agli Enti locali – “proposte di controprogetto avrebbero dovuto essere presentate almeno 7 giorni prima della seduta di Consiglio comunale, vale a dire il 4 marzo 2024”. Pertanto, l’atto doveva essere considerato irricevibile. Inoltre, il controprogetto “non solo pregiudica l’ottimo lavoro svolto dalla commissione, ma non corrisponde nemmeno agli obiettivi alla base dell’iniziativa popolare, che nel 2019, in poche settimane, aveva raccolto oltre 1’800 firme”.