All'indomani della chiusura delle scuole per la presenza di valori eccessivi di amianto, l'autorità si interroga sull'accaduto e il futuro dello stabile
«Pensate cosa sarebbe successo se non avessimo avviato queste verifiche sull'amianto strettamente legate al progetto di realizzazione di un preasilo... Per molti altri anni ancora gli allievi, i docenti, i genitori e le varie società avrebbero continuato a sfruttare questi spazi ignari della situazione di potenziale pericolo». A pochi mesi dalla sua uscita di scena, il sindaco di Brissago, Roberto Ponti, non si capacita di questa spiacevole situazione venutasi a creare nell'edificio che accoglie le scuole del paese. La scoperta di particelle di questa fibra oltre i limiti normativi, come anticipato da laRegione, ha messo in subbuglio non solo i genitori dei bambini in età scolastica e i loro insegnanti, bensì anche l'autorità politica, costringendo l'esecutivo a imporre l'altolà alle lezioni e a scovare delle soluzioni alternative in tempi celeri per non compromettere lo svolgimento della normale attività didattica. «Quanto accaduto qui a Brissago temo non sia un caso isolato. Molti edifici scolastici e pubblici edificati in quegli anni (parliamo dei primi anni 70) potrebbero trovarsi confrontati con un analogo problema. Spero, ovviamente, di sbagliarmi. All'origine di questa situazione vi sono dei pannelli fonoassorbenti contenenti appunto, componenti di amianto. Lastre che ovviamente dovranno essere rimosse, eliminate con tutte le precauzioni del caso e sostituite con altro materiale; occorrerà poi ovviamente arieggiare gli ambienti e provvedere ai rimanenti interventi (come l'illuminazione delle aule). Un lavoro che, una volta ultimata la verifica, potrebbe richiedere circa un mese e mezzo».
Periodo durante il quale gli alunni dovranno, giocoforza, far capo a spazi alternativi. «La salute dei bambini in primis. Ci siamo subito attivati per trovare una sistemazione soddisfacente alle varie classi, valutando diverse opzioni. Per le lezioni gli alunni faranno capo alla sala del Consiglio comunale e a quella del Municipio, oltre che a spazi in uno stabile della Parrocchia. In queste ore ci stiamo attivando con i proprietari degli alberghi chiusi per la pausa invernale. Penso ad esempio all'Hotel Brenscino e all'Albergo Villa Caesar. Ideale sarebbe se ci potessero mettere a disposizione le loro sale per conferenze e seminari. Tutto è ancora in divenire, siamo in contatto con l'ispettore scolastico per trovare una sistemazione idonea».
Non può invece essere procrastinato ancora a lungo il progetto di sistemazione totale del palazzo scolastico, che a questo punto arrischia di trovare posto nelle prime pagine dell'agenda politica della prossima legislatura: «Ricordo che avevamo pensato a un progetto di riqualifica complessiva del comparto che accoglie le scuole. Ora dovremo chinarci e studiare come muoverci. Si tratterà di capire se gli interventi di bonifica saranno ‘limitati’ o se renderanno più opportuno procedere con una ristrutturazione in grande stile dell'edificio. Tutte valutazioni che faremo nel corso delle prossime settimane, una volta ultimati gli accertamenti in corso».
Sulla situazione di Brissago e più in generale sulla possibilità che altri stabili scolastici (tra quelli più datati) ticinesi possano presentare la medesima problematica legata alla presenza di amianto, abbiamo interpellato il Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport del Cantone, sotto il cui cappello figura anche la Sezione delle Scuole comunali. Dalla direzione del Decs ci hanno fatto notare come «per quel che riguarda la logistica (quindi gli stabili, ndr) degli istituti comunali, la competenza è esclusivamente dei Comuni, noi non abbiamo nessuna funzione di controllo, ci occupiamo unicamente del piano di studio. Siamo quindi informati della situazione in quanto autorità di vigilanza sulla didattica e chiaramente siamo interessati allo stato di salute dei bambini, così come, pensando a eventuali spostamenti, siamo attenti alle condizioni in cui potranno fare scuola nelle prossime settimane e rimaniamo in attesa di conoscere come evolverà la situazione».
Il discorso evidentemente cambia per quel che riguarda gli edifici cantonali (dalle Scuole medie in su), per i quali «in accordo con il Dfe e con la logistica, facciamo tutto quello che dobbiamo fare».
«Se il Cantone vigila sullo stato degli stabili di sua proprietà facendo capo alle ditte autorizzate dalla Suva in caso di necessità, la competenza in materia di verifiche di eventuali presenze di sostanze nocive come l'amianto all'interno di stabili comunali o privati è dei proprietari degli stessi, i quali sono tenuti, nel caso di domande di costruzione legate a risanamenti, ampliamenti, cambiamenti di destinazione, a procedere con opportuni controlli. La conferma ci arriva direttamente dal responsabile di un Ufficio tecnico della zona:«Nel caso degli immobili privati, il Comune può richiedere un attestato che certifichi la presenza/o meno della sostanza in determinate parti dello stabile. Si tratta di un compito che spetta alle autorità comunali (per il tramite degli uffici tecnici) in materia di polizia edilizia. Dal punto di vista ‘tecnico’, invece, la competenza è del Cantone, il quale dispone di una rete info amianto (dove sono rappresentati l'Ufficio della sanità, la Suva, l'Ufficio di gestione dei rischi ambientali) pronta a rispondere a eventuali richieste di chiarimento da parte di enti pubblici o semplici cittadini».
Nel caso degli stabili di proprietà dei Comuni, «tutte le volte che si rende necessario intervenire su edifici antecedenti gli anni Novanta, quando l'amianto è stato bandito dai materiali edili da impiegare, ecco che si procede con delle puntuali verifiche. In particolare di quelle parti dello stabile che si sa potenzialmente a rischio. Spesso si tratta di tetti magari realizzati in eternit, di materiali isolanti (come quelli a spruzzo che contengono amianto floccato) come pure gli stucchi su pavimenti o serramenti. In molti casi si tratta comunque di amianto molto legato, quindi poco volatile, con una componente di rischio estremamente bassa. In base all'esito dei controlli si deciderà se è il caso o meno di intervenire con la bonifica del manufatto». Va da sé che le spese di rimozione ricadono sul proprietario dell’immobile.