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Vago pascolo a Campo Vallemaggia: ‘Tradizione da preservare’

Alla serata dedicata al tema, proposta dal Municipio e moderata da Luigi Pedrazzini, tante voci a favore e una petizione

Campo Vallemaggia
30 ottobre 2023
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Lasciare le capre libere di scorrazzare nei prati del paese o vietare il “vago pascolo”? Era questa la domanda alla quale erano chiamati a rispondere i partecipanti alla serata proposta venerdì scorso dal Municipio di Campo Vallemaggia. Municipio che aveva ricevuto proteste combinate a richieste di cancellare questa opportunità offerta all'ormai unica allevatrice rimasta in paese.

All’incontro ha preso parte oltre una cinquantina di persone: non solo domiciliati, ma anche villeggianti e operatori del settore agricolo della regione. L’esito, tutt’altro che scontato, è stato per certi versi sorprendente: la maggioranza dei presenti ha chiesto al Municipio di preservare la tradizione, magari definendola meglio, con regolamenti inoppugnabili e ordinanze specifiche.

Una raccolta di firme per preservare l’antica usanza

Al termine della discussione, moderata da Luigi Pedrazzini, sono state raccolte firme per una petizione, che mette nero su bianco quanto emerso dalla riunione. Ecco il testo per esteso: “Le sottoscritte e i sottoscritti partecipanti alla serata promossa dal Municipio di Campo Vallemaggia sono preoccupati per alcune posizioni assunte contro l’esercizio del vago pascolo sul territorio comunale. Ritengono che lo stesso debba continuare, anche quale segno di sensibilità, sostegno e apprezzamento verso l’attività svolta dai contadini. C’è consapevolezza che il vago pascolo può comportare dei disagi; non si ritiene però che questi siano d’importanza tale da giustificare una serie di divieti e limitazioni che, di fatto, pregiudicherebbero l’attività degli agricoltori e degli allevatori di bestiame. In conclusione i presenti invitano il Municipio, nel rispetto delle tradizioni, a confermare l’esercizio del vago pascolo. Una precisazione delle disposizioni dovrà essere attuata con una visione permissiva del vago pascolo, ponendo particolare attenzione allo sviluppo delle attività dell’agricoltura, oggi in difficoltà”.

Nella prima parte della serata pubblica, il sindaco Mauro Gobbi (che era affiancato dagli altri due municipali, Andrea Cotti e Silvano Lanzi), ha ricordato che il vago pascolo «è nato secoli addietro e nel tempo si è vieppiù ridotto. Personalmente, mi fa piacere vedere le capre libere fra gli edifici che una volta erano i rifugi del bestiame. Va detto che a Campo Vallemaggia abbiamo anche una fitta presenza di animali selvatici: sul nostro territorio sono stati contati circa 130 cervi».

In sala è stata letta una mail inviata da un operatore turistico (non presente all’incontro), che gestisce un’attività in loco e che lamenta la presenza ingombrante delle greggi, con escrementi un po’ ovunque: a suo dire vi sono leggi che devono limitare la possibilità di lasciare le bestie libere.

Alcuni contadini della regione sono invece intervenuti a difesa dell’antica tradizione, ponendo l’accento sull’importanza della presenza delle capre per tener pulito il territorio e ricordando che, purtroppo, altre zone più discoste stanno diventando impraticabili a causa della presenza del lupo. C’è poi chi ha sottolineato la questione del benessere del bestiame: molte malattie si riducono notevolmente se gli animali possono pascolare liberi. Di più: le caprette che scorrazzano e brucano tra le case sono considerate un’attrazione turistica.

Sull’altro fronte c’è stato chi ha chiesto una maggiore e migliore regolamentazione, per evitare le situazioni conflittuali. Una richiesta sposata pure dal fronte dei favorevoli, anche per mettere al riparo il “vago pascolo” da eventuali attacchi giuridici futuri.

Per quanto riguarda la protezione di orti e prati privati, qualcuno in sala ha sottolineato che «non possiamo chiedere agli allevatori di chiudere la capre nei recinti; tanto poi ci pensano i cervi a invadere gli spazi privati non chiusi. Ognuno provveda a chiudere le aree da proteggere da incursioni indesiderate». Un’agricoltirce ha rincarato la dose: «Il vago pascolo non è solo una tradizione, ma un’esigenza. Ne va della sussistenza delle piccole aziende agricole. Senza questi prati a disposizione, dovremmo sostenere costi supplementari per importare e comprare foraggio».

Da segnalare poi una lettera spedita da due villeggianti, assenti venerdì sera. Una lunga missiva per specificare che Campo e Cimalmotto sono protetti a livello federale, non solo per gli aspetti architettonici e territoriali, ma anche per la presenza di un settore primario ben radicato, con il pascolo libero. “Vietarlo in queste località, sarebbe come strappare le stelle alpine dalle cime svizzere”, vi si legge.

Regolamento da affinare con l’aiuto di un legale

In conclusione, ricordando che i Comuni hanno facoltà di decidere se concedere o vietare il vago pascolo, il sindaco ha garantito che «il Municipio si chinerà sul problema, adattando il regolamento e affinandolo con l’aiuto di un legale». Finora il permesso veniva concesso per un periodo fisso, che va dai primi di novembre alla metà di maggio. La settantina di capre dell’unica allevatrice del posto, Regula Probst, ne possono beneficiare quando i prati non sono coperti da una coltre di neve. Con il freddo, infatti, gli animali restano nella stalla. Va pure detto che negli anni scorsi il gregge trascorreva molto tempo in zona Bombögn, che, tuttavia, a causa della presenza del lupo, ora è poco utilizzabile. Insomma, i nodi sono venuti al pettine e il Municipio dovrà ora darsi da fare per trovare la soluzione che – così come richiesto dai partecipanti alla serata – possa salvaguardare l’antica tradizione.

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