La nuova associazione vuole acquistare l'edificio della Parrocchia per farne un punto d’incontro generazionale tra ristorazione, servizi e cultura
Il tempo sembra essersi fermato a Mergoscia, ma tra i circa 220 abitanti del caratteristico paesino affacciato sul bacino della diga della Verzasca (con vista sulla porzione più orientale del Lago Maggiore e parte del Gambarogno) c’è chi vuole decisamente andare avanti e per guardare al futuro parte… dal passato. Al centro del progetto della neonata associazione Villa Rosa, c’è infatti l’omonimo edificio risalente agli inizi del ’900, ereditato dalla Curia che l’ha affittato quale abitazione primaria fino al 2018. Da allora è disabitato, ma è proprio donando all’imponente villa – la quale condivide l’architettura con la casa comunale e l’ex osteria – una nuova anima, che si vuole iniettare linfa fresca a un paese che negli anni è andato un po’ spegnendosi.
«Dopo aver già vissuto a Mergoscia dal 2003 per sette anni e averne passati altrettanti altrove, siamo tornati in Valle Verzasca e abbiamo trovato una situazione diversa rispetto a quella che avevamo lasciato – ci spiega Mathilde Pavan, mamma di due ragazze di 12 e 14 anni, promotrice e presidente della neonata associazione Villa Rosa –. Come già capitato in passato a ufficio postale e servizio bancario, anche l’unico negozio di alimentari stava chiudendo, destino poi toccato per colpa del Covid anche all’osteria, che dopo il periodo di restrizioni non ha più riaperto. È in questo contesto che è nata la volontà di fare qualcosa per il paese».
Una volontà tradottasi nel progetto Villa Rosa, che ha visto appunto la creazione dell’omonima associazione lo scorso 23 settembre e che ha rapidamente trovato il sostegno della Fondazione Verzasca, tanto da venir rapidamente inserito nel Masterplan Verzasca2030, il piano di sviluppo coordinato partito nel 2018 attraverso il quale vengono promosse e sostenute svariate iniziative per il rilancio della Valle… «Abbiamo (sono in totale 5 i membri di comitato dell’associazione, ndr) ben presto capito che la ristorazione doveva essere il punto di partenza. In che forma e con quale concetto, è ancora da definire, ma siamo tutti d’accordo sul fatto che ci voglia un punto d’incontro legato alla ristorazione, al quale accostare altri servizi quali ad esempio la vendita di prodotti locali e di prima necessità, così come un’agenzia postale. A questo si aggiunge tutta una serie di eventi culturali, artistici e artigianali dedicati a tutti, dai più piccoli agli anziani, per favorire la creazione di un legame generazionale attraverso un filo conduttore che è la storia del luogo, fatta in primis dalle persone. Solo in questo modo, Mergoscia potrà tornare ad avere una sua identità».
L’obiettivo è anche quello di diventare più attrattivi per i turisti («non è normale che non trovino nemmeno un caffè»), così come per gli abitanti dei paesi vicini… «Per noi è importante creare rete con chi ci sta attorno, anche perché essendo l’ultimo paese della sponda destra della Verzasca, ne abbiamo bisogno, non possiamo solo essere noi a spostarci, dobbiamo fare in modo che anche la città si sposti verso di noi e ci sostenga. Per questo è importante far passare il concetto che Mergoscia non è solo la bella vista, è molto di più».
Tutto molto bello, ma per fare in modo che le belle idee non rimangano solo nella testa e nelle parole di chi le ha partorite, servono «una buona pianificazione» e soprattutto dei finanziamenti. In primis, per acquistare l’immobile – che comprende una cantina, tre piani con mansarda, un ingresso diretto alla cucina e due bagni – dalla Parrocchia di Contra, la quale «crede nella bontà di un progetto che aiuterebbe il paese a rianimarsi. Per la nostra associazione è fondamentale acquistare l’edificio, ma per farcela abbiamo bisogno di una raccolta fondi importante (si parla di una cifra superiore al milione di franchi, ndr). In ogni caso, non siamo ancora a quel punto. Il primo passo lo abbiamo compiuto costituendo l’associazione, ora stiamo lavorando sulla scheda progetto e sullo studio di fattibilità, che ci permetterà di capire esattamente come muoverci».
A quel punto, i tempi saranno maturi per informare nel dettaglio la stessa popolazione di Mergoscia (e non solo loro)... «Ci teniamo molto a farlo, ma stiamo aspettando di avere maggiori dettagli ed elementi più concreti (ad esempio un “rendering”) delle parole, perché solo con quelle non si va da nessuna parte. A quel punto, saremo pronti ad accogliere domande, riflessioni, idee e anche critiche dei cittadini. Perché, in fondo, questo progetto appartiene a tutti noi e in particolare ai giovani, che rappresentano il futuro di Mergoscia».