Lo storico ritrovo di Chiasso è ora affittato dall'Associazione Frequenze. Avviato uno studio di fattibilità partecipato per definire il futuro
È uno dei locali storici e più antichi di Chiasso. Anche se non è protetta come bene culturale, la Trattoria della Zocca presenta una comprovata riconoscibilità per la popolazione. Chiuso dopo l’ultima esperienza imprenditoriale, il ritrovo pubblico ha iniziato il percorso che potrebbe portarlo a una nuova vita. Per i prossimi due anni, infatti, è stato preso in custodia dall’Associazione Frequenze (che si occupa di accompagnare l’utenza in percorsi lavorativi e formativi utili alla reintegrazione). Parallelamente il manufatto sarà oggetto di uno studio di fattibilità che dovrà stabilire quale sarà il futuro dello stabile e del ritrovo. Sarà ristrutturato? Come? Verrà riaperto? Se sì, in che forma? Tutte domande che, essendo l’iter ai primi passi, restano per ora sospese. Una cosa è certa: quello che porterà ai possibili interventi sull’immobile sarà un iter partecipativo. Martedì 30 aprile gli spazi del ritrovo hanno ospitato una ventina di anziani di Chiasso, chiamati a raccontare cosa è stata la Zocca nel loro passato all’Associazione Frequenze, e gli architetti Enrico Demattè ed Elena Fontana, che si occuperanno dello studio di fattibilità sostenuto dall’Ente regionale per lo sviluppo. «Quando la Zocca è stata chiusa – spiega Matteo Falteri, coordinatore e responsabile dei progetti di Frequenze – siamo stati contattati dai proprietari dello stabile per capire il nostro interesse ad affittarlo per alcune attività a impatto sociale». In questi mesi sono stati svolti «lavoretti di manutenzione» che hanno rimesso a disposizione la cucina, utilizzata come laboratorio «per la preparazione dei catering e di altri eventi». L’idea dell’Associazione, così come avvenuto sabato scorso in occasione di un torneo di freccette, «è di aprire la Zocca al pubblico per eventi e feste di compleanno, rendendola magari uno spazio affittabile a persone interessate, ma sempre con la nostra presenza – aggiunge Falteri –. Viene insomma affittato lo spazio ma anche il servizio di Frequenze».
Gli archivi storici e fotografici della zona hanno restituito molte informazioni sulla Zocca. «Ci mancano alcuni tasselli che non si trovano sui libri – sono state le parole con cui gli architetti si sono rivolti agli anziani –. Perché un luogo così importante merita delle riflessioni». E di riflessioni e ricordi non ne sono mancati, stimolati anche da alcune foto in bianco e nero di tornei di bocce e volti passati. «Era un luogo prettamente maschile», è stato un ricordo. «Venivamo qui dopo il lavoro in ferrovia a giocare a bocce e a carte, lo facevano in tanti», ha aggiunto un ex ferroviere. Una signora ha ricordato «il rinomato gelato fatto in casa»; un’altra che «venivo a recuperare mio papà», e ancora «il parco giochi vicino al campo da bocce». Gli architetti hanno ascoltato con interesse e preso appunti. Come verrà integrato il tutto nello studio di fattibilità? «Mi rendo conto di aver raccolto la vera atmosfera di diversi anni, più di quello che abbiamo trovato negli archivi, perché si tratta di testimonianze speciali che raccontano ricordi, quindi qualcosa di molto personale – ci ha detto Elena Fontana –. Ho capito che la Zocca era importante perché rappresentava un luogo d’incontro spontaneo e sicuro, una presenza costante negli anni dove l’elemento caratterizzante più importante era la familiarità. Questo è un elemento che sarebbe interessante riportare e riproporre con una lettura moderna. Ci hanno detto che c’erano uomini e bambini, mentre le donne si incontravano al lavatoio o in altri spazi: va reinterpretato quello che è il luogo d’incontro per la città».
Lo studio di fattibilità «ci darà delle opzioni di ristrutturazione dello stabile – aggiunge Matteo Falteri –. La nostra idea è quella di avere uno spazio di cui possa beneficiare la popolazione, in particolare quella tra i 18 e i 30 anni in situazione di difficoltà, rimanendo quindi sul target di persone con cui Frequenze lavora, rendendo la Zocca un posto dove generazioni giovani e anziane possano incontrarsi». Allo stato attuale, conferma il nostro interlocutore, «non sappiamo quello che la Zocca sarà: il lavoro che stiamo facendo con gli architetti è quello di arrivare alla fine dello studio di fattibilità con diverse opzioni sul tavolo per poi scegliere quella più funzionale al progetto di Frequenze e più idonea alle necessità». Al momento non verrà quindi ripetuta un’esperienza analoga a quella del bar Mascetti, il ritrovo vicino alla dogana rilevato e riaperto come tale. «Non abbiamo le forze per riaprire la Zocca tutti i giorni a pranzo come ristorante – specifica Falteri –. Dopo l’estate possiamo pensare a un evento al mese, un aperitivo o una cena a tema, ma la nostra idea non è quella di aprirla sempre al pubblico». L’obiettivo dei prossimi due anni – la durata del contratto stipulata con i proprietari dello stabile – resta quello di «capire se esiste la possibilità di ristrutturare lo stabile e renderlo fruibile alla cittadinanza come posto innovativo, all’avanguardia e dove ci sia un progetto».
Per gli architetti quello in corso «è un progetto interessante perché non ci interessa fare tabula rasa e ricostruire secondo gli indici – continua Elena Fontana –. Pensando alla Zocca come luogo aperto verso la città, ci immaginiamo di affrontare il progetto anche in maniera interdisciplinare perché c’è quell’aspetto sociale che ci interessa e dovrà essere mantenuto anche grazie all’architettura. Al di là delle eventuali nuove volumetrie, per noi è importante e speciale lavorare con un committente che affronta il progetto anche per dare qualcosa alla città». Quello con gli anziani non rimarrà un incontro isolato. «In futuro – conclude l’architetto – ci immaginiamo di affrontare il tema coinvolgendo anche la popolazione, per arrivare ad avere un progetto condiviso con i futuri fruitori di questo luogo».
Quello della ristorazione, il ‘Food and Beverage’, è un settore «che permette ai ragazzi di mettersi in gioco e di confrontarsi con tempistiche e persone – conclude Matteo Falteri –. È comunque un settore dove esiste ancora una domanda e si può pensare di rientrare nel mondo del lavoro. L’Associazione ha quindi deciso di investire a livello di personale, annoverando anche un cuoco tra i suoi professionisti, e strutture». A Frequenze lavorano attualmente 9 professionisti che si occupano di 60 beneficiari dai 18 ai 60 anni – una decina su Lugano, gli altri su Chiasso – che gravitano nelle diverse attività. Nel campo della ristorazione, almeno 15-20 ragazzi lavorano al bar della casa anziani, agli eventi del Cinema Teatro o nei catering. Una squadra di 5-6 persone si occupa invece della preparazione del cibo.