Locarnese

Rustici ad uso turistico: ‘Necessarie soluzioni coraggiose’

L'Ente regionale per lo sviluppo preoccupato per l'applicazione, giudicata eccessivamente restrittiva, delle nuove disposizioni legislative federali

Un rustico da ristrutturare, anche a scopi turistici
6 ottobre 2023
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Piuttosto che divieti e abbandono, soluzioni coraggiose. È quanto auspica l’Ente regionale per lo sviluppo del Locarnese e Vallemaggia (Ers) in materia di rustici ad uso turistico. L’appello, condiviso dagli altri Enti regionali per lo sviluppo attivi in Ticino, e sostenuto “da molte voci nelle zone periferiche”, giunge a un anno dalla pubblicazione del manifesto rustici”. Il tema è l’applicazione, giudicata “restrittiva”, delle nuove disposizioni legislative che toccano gli alloggi ad uso turistico; disposizioni ribadite dal Cantone in agosto all’indirizzo dei Comuni tramite una lettera di cui ‘l a Regione’ ha anticipato i contenuti il 15 settembre. Disposizioni che, sottolinea l’Ers, “stanno destando grande preoccupazione” perché “impediscono di fatto l’affitto di case o appartamenti di vacanza situati fuori zona edificabile, senza eccezioni, anche quando rientrano nel Piano di utilizzazione cantonale ‘Paesaggi con edifici e impianti protetti’(Puc-Peip)”.

‘Impatto negativo sullo sviluppo economico’

Tale divieto, nota l'Ente regionale di sviluppo riallacciandosi a quanto già evidenziato anche dagli operatori turistici, “corrisponde a una significativa diminuzione degli oggetti messi sul mercato, con conseguente impatto negativo sullo sviluppo economico, sulla riscossione delle tasse di soggiorno che sostengono il turismo locale e sul rilancio socio-economico delle zone periferiche, che già fanno fronte a una seria decrescita demografica e alla diminuzione di posti di lavoro”.

Recentemente sul tema ha preso posizione Felice Dafond in qualità di presidente dell'Associazione Comuni ticinesi. Dafond chiede al Consiglio di Stato di “tirare fuori le unghie”, opponendosi alla rigidità delle norme federali. In sostanza, i proprietari degli edifici fuori zona che intendono affittare l’immobile a scopo turistico per brevi periodi (sotto i 90 giorni annui), tramite piattaforme online, devono ricordarsi che “va sempre inoltrata una domanda di costruzione atta a verificare la possibilità per un cambiamento di destinazione”. Domanda che secondo l'Associazione Comuni ticinesi rappresenta un ostacolo e che “comporta – ha rilevato Dafond – non solo costi amministrativi per i proprietari, ma anche nuova burocrazia per Comuni e Cantone, che dovranno verificare la conformità dei rustici dal profilo edilizio e turistico”, aggiungendo a tutto ciò “il rischio finale di sanzioni economiche ai proprietari”.

‘Patrimonio di valori, risorse e saperi’

Tra i capisaldi del “manifesto rustici”, ricorda l'Ers, “vi è l’invito a considerare il territorio fuori zona edificabile come un patrimonio di valori, risorse e saperi che ci lega alla nostra tradizione e che deve non solo essere tutelato, ma anche valorizzato e rilanciato per non andare disperso. Ciò è possibile solo attraverso un nuovo approccio culturale alla montagna, che crei nuove offerte legate al turismo sostenibile e all’economia del settore primario”. Questo, considerando che “il rapporto con la natura e il paesaggio rendono la montagna e il territorio fuori zona edificabile un luogo di benessere privilegiato. Spetta non solo ai privati, ma anche agli enti pubblici operare affinché si instaurino nuovi circoli virtuosi positivi che contrastino il decadimento, a favore di reali opportunità di sviluppo per le zone discoste”.

L'obiettivo di tutti – Confederazione, Cantone, Comuni, enti pubblici e cittadinanza – in materia di rustici fuori zona edificabile, aveva sottolineato l'Ers presentando il suo manifesto, “dovrebbe essere quello di salvaguardare, con precise regole, questi preziosi beni culturali e questi paesaggi antropizzati: è anche un discorso di qualità diversificata del territorio, rifuggendo la banalizzazione, l’impoverimento e la perdita di tracce preziose del passato”. Perché non va dimenticato un assunto di base: se parliamo di rustici fuori zona ci riferiamo a un patrimonio fortemente a rischio, che richiede la promozione e l'incentivazione di opere di restauro.

L'esempio di ‘Per Giümai’

In questo senso emerge l'esempio di “Per Giümai”, associazione fondata l'anno scorso dal deputato valmaggese Aron Piezzi (da noi intervistato sul tema il 19 settembre) con lo scopo di “salvaguardare e valorizzare le testimonianze e i patrimoni architettonici, culturali, naturalistici e paesaggistici di Giumaglio”. Un primo progetto riguarda il recupero di Piaröi, nucleo situato a circa 1'200 metri di altitudine, lungo il sentiero Arnàu-Costa, e abbandonato da oltre 20 anni. Per Piaröi, l'associazione ha in mente un restauro conservativo di 6 edifici, di cui uno già di sua proprietà e gli altri 5 per i quali è stato costituito un diritto di compera con i proprietari.

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