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I rustici fuori zona ‘meritano un approccio politico diverso’

Il granconsigliere Aron Piezzi commenta la notizia sull’obbligo di cambiamento di destinazione per scopi turistici ribadito dal Cantone ai Comuni

Il granconsigliere Plr valmaggese Aron Piezzi
(Ti-Press)
19 settembre 2023
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«Confederazione e Cantone non capiscono che così facendo finiscono per non considerare con la dovuta attenzione e sensibilità un settore che meriterebbe ben altro approccio dalle autorità avendo un potenziale turistico affatto secondario». È andato di traverso al granconsigliere valmaggese Aron Piezzi – autore di un’interrogazione sul tema presentata a metà giugno e non ancora evasa dal Consiglio di Stato – il nostro servizio del 15 settembre dedicato ai rustici situati fuori zona edificabile per affittare i quali a scopo turistico, anche solo per periodi brevi e al di sotto dei 90 giorni annui, i proprietari devono obbligatoriamente inoltrare al Comune una domanda di costruzione volta a verificare la possibilità di un cambio di destinazione da abitazione secondaria a turistica. Un iter affatto scontato per almeno tre motivi: per il costo prevedibile dal profilo amministrativo che il proprietario deve accollarsi; per il rischio di ritrovarsi alla porta del rustico un tecnico comunale o un funzionario del Cantone o della Confederazione desiderosi di ispezionarlo in cerca di situazioni non conformi dal profilo edilizio e turistico; per il rischio finale (qualora fossero accertati abusi edilizi anche solo di lieve entità) di dover pagare sanzioni e metter mano al portamonete per il ripristino. Il tutto condito da una dichiarazione che già da sola dice tutto: le richieste di autorizzazioni “devono essere valutate in base alle severe disposizioni federali concernenti la costruzione al di fuori delle zone edificabili”; autorizzazioni “che potranno essere concesse solo in casi eccezionali”. Dichiarazione contenuta nella comunicazione inviata il 10 agosto a tutti i Comuni ticinesi dalla Sezione enti locali del Cantone su indicazione dei Dipartimenti del territorio da una parte, finanze ed economia dall’altra, preposti a trattare il tema rispettivamente con l’Ufficio federale dello sviluppo territoriale (che ha esplicitato le restrizioni a tutti i Cantoni) e con l’Azienda turistica ticinese chiamata a gestire la piattaforma digitale per la registrazione degli edifici da affittare sia in zona edificabile sia fuori, per un numero complessivo attualmente di circa 4’000. Dichiarazione che riduce ulteriormente il già esiguo spazio di manovra.

Paradossi e rimpalli

In attesa che il governo cantonale risponda all’interrogazione, il deputato liberale-radicale già autore di più atti parlamentari sul tema rustici si dice deluso da quanto ha letto: «Una vera mazzata per le regioni periferiche. Peraltro – evidenzia Aron Piezzi – dal medesimo servizio emerge un paradosso: da una parte le severe restrizioni ribadite da Berna e dall’altra l’allentamento delle Camere federali che accogliendo settimana scorsa una proposta di Fabio Regazzi hanno inserito nella Legge sulla pianificazione del territorio una nuova formulazione che consente un’attuazione più flessibile dei principi da rispettare in occasione di interventi sugli edifici degni di protezione fuori zona edificabile», vale a dire rustici ticinesi, mazot vallesani e Maiensässe grigionesi. Anziché ‘immutate’, le caratteristiche essenziali dell’aspetto esterno, della struttura edilizia basilare e dei dintorni dovranno essere ‘conservate’. «Una differenza non solo in termini, ma anche sostanziale, in un’ottica di maggior flessibilità». Mal digerito da Piezzi è anche il rimpallo fra dipartimenti, laddove quello dell’economia e finanze (Divisione economia) ha invitato la redazione a rivolgersi al Dipartimento del territorio, e quest’ultimo (Divisione sviluppo territoriale) ha detto che il tema è di competenza della Divisione economia: «Temo che questa mancanza di condivisione e unità d’intenti, finisca per impedire al nostro governo di riconoscere la valenza del problema e di agire in modo compatto e coeso nei confronti di Berna. Questo mi lascia deluso».

‘Più elasticità e creatività’

Resta il fatto che Berna lascia poco spazio a interpretazioni delle norme federali diverse da quelle che emergono dalle leggi in materia. E che Bellinzona non vi si oppone. «Peccato, perché quanto edificato fuori zona rappresenta per il Ticino qualcosa di molto diverso rispetto all’Altopiano. Specialmente per le zone periferiche – sottolinea Piezzi – va visto come una realtà importante in grado di offrire opportunità legate al turismo dolce ed esperienziale, alla sostenibilità, alla natura, al benessere psicofisico. Non è accettabile che venga liquidato con degli aspetti legali. Semmai, adottando un atteggiamento improntato alla creatività, bisognerebbe pensare a delle modifiche legislative che permettano un approccio più elastico che non ci gambizzi. Invito a pensare alle ricadute positive non solo sui proprietari dei rustici, ma anche sulle piccole e medie aziende attive nelle valli». Detto in altri termini, di fronte a un atteggiamento «oltremodo intransigente, rischiamo di perdere pezzi di patrimonio costruito». Un auspicio è rivolto anche all’Agenzia turistica ticinese: se è vero che su questo argomento la sua competenza è limitata alla sola gestione informatica delle registrazioni, «confido che colga l’occasione per dire o ribadire quanto è importante questo settore per il turismo in generale. Il discorso non deve cadere qui».

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