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‘Lady stava benone. Ritrovata la carcassa congelata’

Due bassotti vanno al rifugio, ma soltanto uno torna vivo a casa. Lo shock della padrona e le spiegazioni della titolare

In sintesi:
  • Il cane sarebbe stato colpito da una gastroenterite fulminante
  • La responsabile del rifugio: ‘Non ho avvertito perché non volevo creare angoscia’
I due inseparabili bassotti
23 settembre 2023
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«Vi lascio solo immaginare lo shock, per me e anche per mia figlia 11enne. Avevamo portato al rifugio due cani, ma il giorno del ritiro ce n’è stato consegnato vivo soltanto uno. L’altro non solo nel frattempo era morto a nostra insaputa, ma era anche stato congelato. E in quelle condizioni abbiamo dovuto “gestire” lui e le nostre emozioni».

È un racconto da film horror, quello di Elisabetta, residente a Minusio, padrona di Lady e Oskar, due giovani bassotti il cui sguardo può solo ispirare simpatia e affetto. Un racconto che parte da una consuetudine: quella di portare, all’occorrenza, in quel rifugio sulla collina locarnese, i suoi due amati cagnolini. L’ultima volta, quella fatale a Lady, risale al mese di agosto: «Avevamo in programma una vacanza e, come molte altre volte era successo in precedenza, una “vacanza” l’avrebbero fatta anche Lady e Oskar nel rifugio in questione. Lo conosciamo bene e quindi lo conoscono anche loro. Allo stesso modo, siamo sempre state in buone relazioni con la titolare, che si è sempre dimostrata disponibile e attenta alle esigenze dei nostri cani e anche alle nostre».

Una verifica al giorno

Ma durante il soggiorno d’agosto succede l’impensabile: «Dopo la consegna siamo partite per il nostro viaggio all’estero e durante la permanenza, ogni giorno scrivevo messaggi alla responsabile del rifugio per avere notizie dei cani. Notizie che erano sempre positive, ed erano talvolta corredate da fotografie da cui risultava che effettivamente tutto stava procedendo per il meglio». Senonché il 14 agosto, vigilia di festa, stando a Elisabetta la solita richiesta di rassicurazioni viene evasa in modo meno empatico rispetto ai giorni precedenti: «Chiedevamo, come sempre, se tutto fosse ok e se potevano passare il giorno successivo a ritirare i cani. Dal rifugio era sì arrivata la doppia conferma, ma c’era qualcosa che sembrava non andare. Comunque, anche se a Ferragosto, la titolare era disponibile per le operazioni di ritiro dei bassotti. Nulla di più, nessun annuncio dell’avvenuta morte di uno dei nostri due cani, che ci avrebbe quantomeno preparate psicologicamente».

Riappare solo Oskar

Ritiro che avviene dunque il 15 agosto, con l’amarissima sorpresa. Oskar è vivo e vegeto, Lady invece, per cause in quel momento ancora imprecisate, è morta e alle proprietarie ne viene presentata la carcassa congelata. «Per me e per mia figlia è stato uno shock incredibile – ricorda Elisabetta –. D’improvviso, la gioia di rincontrare i nostri cani si è trasformata nell’angoscia e nell’incredulità di ritrovarsi fra le mani la nostra Lady ridotta in quel modo, sfigurata nelle fattezze, sporca di vomito, sangue e feci, e senza un perché sulle cause del decesso. Una specie di incubo ad occhi aperti che continua a perseguitare me e mia figlia».

Il congelamento di una carcassa animale determina l’impossibilità di effettuare un’autopsia, ricorda ancora la padrona dei due cani, «ma con l’aiuto del nostro veterinario di fiducia, un paio di giorni dopo siamo fortunatamente riuscite, grazie al recupero di materiale organico, a stabilire che la morte era avvenuta per una gastroenterite acuta e praticamente fulminante. Quando poi, il 18 agosto, ho reso partecipe la signora del rifugio di questa diagnosi, era come se sentisse parlare per la prima volta di quella patologia: cadeva, come si suol dire, dal quinto piano. E sosteneva inoltre che nessun sintomo di alcun genere – se non forse una leggera apatia – aveva preceduto il decesso di Lady. In più, nei giorni successivi al fattaccio la signora non si è più fatta sentire per chiederci come stavamo. L’unico gesto è stato quello di non farci pagare i due soggiorni dei cani. Ma ovviamente, per noi, è tutto fuorché una questione di soldi».

‘In 17 anni è il primo decesso’

Ma neppure lo è stata per la titolare del rifugio, raggiunta sul posto dalla “Regione”, il cui redattore è stato accolto da una moltitudine di cani in pensione, in un ambiente apparentemente salubre: «La prima cosa che posso dire è che sono stata molto male anch’io per diversi giorni, e continuo a pensarci: in 17 anni non era mai successo che morisse un cane ospite. Esercito dal 2007 per pura passione e detengo tutti i permessi necessari, avendo frequentato i corsi richiesti (salvo uno stage alla Protezione animali, che consideravo del tutto inutile, avendo io più esperienza di chi lo gestisce) e ottenuto tutte le autorizzazioni».

Per quanto riguarda il caso specifico: «Lady era già stata qui da me diverse altre volte e quindi la conoscevo. Ad agosto non ha mai presentato alcun sintomo; essendo anche una cagnolina un po’ particolare, non sociale, direi piuttosto apatica, l’ho sempre lasciata tranquilla. Poi purtroppo il 14 agosto è successo l’irreparabile. Semplicemente, da un’ora all’altra l’ho trovata senza vita. Non ho avvisato subito la padrona semplicemente perché non volevo rovinarle il viaggio di ritorno, caricandola di un’angoscia di fatto inutile, visto che comunque non c’era niente che si potesse fare per far tornare in vita la povera Lady».

‘Capisco quando un cane sta male’

La titolare del rifugio garantisce che «tutti i cani ospiti mangiano sempre il loro cibo e dopo i pasti mi assicuro che abbiano il riposo necessario per la loro salute. I cani vengono tenuti liberi e ospitati in casa; ho diversi spazi e la proprietà di 1’200 metri quadrati è tutta cintata». Sulle circostanze della morte ed eventuali avvisaglie, «non sono veterinaria, ma capisco quando un cane sta male. Con Lady non c’era assolutamente nulla di rilevante da segnalare. Ripeto: non ho avvisato la cliente perché oltre a stare male io, stavo male per lei e sapevo della reazione che avrebbe avuto. Non volevo stressarla, né tantomeno farlo per telefono o via Whatsupp. A riprova di quanto questa cosa mi abbia colpito, ho rinunciato a quanto mi spettava (770 franchi), ma non per senso di colpa, bensì per pura compassione, e per consentire ad Elisabetta di acquistare, con quei soldi, un altro cagnolino. Ho infine scelto di congelare la carcassa per mantenere ciò che rimaneva dell’animale in condizioni presentabili e lasciare poi alla proprietaria la scelta del metodo di sepoltura». Dall’Ufficio del veterinario cantonale nessuna reazione sul caso specifico, ma una constatazione generale: in mancanza di denunce in polizia riguardo maltrattamenti o particolari inadempienze, l’ufficio non interviene.