Vista la perdurante impossibilità di utilizzare la capanna Sovèltra (bruciata nel 2017) trovata un'alternativa ‘naturale’ e strategica
Non più la capanna Sovèltra, distrutta da un incendio nell’ottobre del 2017, ma il rifugio alpe Fontana, situato poco distante e in grado di soddisfare le esigenze dei sempre più numerosi fruitori della Via Alta Vallemaggia. Nell’impasse (anche giudiziario, nell’attesa di una sentenza del Tribunale d’appello) conseguente al rogo di 5 anni fa, l’Associazione Via Alta Vallemaggia (Vavm) ha individuato, e promuove, un’alternativa “naturale” al soggiorno in capanna con vista sul Pizzo Campo Tencia. È, appunto, il rifugio alpe Fontana, che il coordinatore del Masterplan alta Vallemaggia, nonché segretario della Vavm, Timo Cadlolo, inquadra con il concetto «spartano ma funzionale». Che è poi quanto verosimilmente è nelle corde di chi si spinge fin lì con la forza delle gambe, in un contesto naturale di straordinaria bellezza.
«La premessa è che quello di cui stiamo parlando è un tassello fondamentale per la Via Alta Vallemaggia. Si tratta di una zona per cui la Via Alta ha due varianti per l’alloggio: sulla est c’è la capanna Barone; l’itinerario è però parecchio impegnativo e non certamente alla portata di tutti. Dalla Barone in alcune ore di cammino si arriva in prossimità all’alpe Fontana, per poi proseguire fino a Fusio. Ma, ripeto, è un tragitto spettacolare e lungo, quindi per escursionisti particolarmente esperti e molto allenati. Nella variante ovest si inserisce invece il rifugio alpe Fontana, ubicato a non più di una ventina di minuti dalla Sovèltra. Per noi rappresenta un’alternativa preziosa, che permette di non interrompere l’intera catena».
Cadlolo ricorda che all’incendio della Sovèltra era seguito il restauro conservativo del corte di fondo dell’alpe Fontana. «Poi è stato messo a disposizione degli escursionisti questo rifugio molto autentico, caratteristico, che ha mantenuto i tratti tipici di un corte di un alpe. In questo modo si propone in pratica un tuffo nel passato, un ritorno alle origini, nel senso che non c’è corrente elettrica – e neppure ci sono dei pannelli solari – ma alla fine, per le esigenze di chi vi si reca, non manca nulla. Nel rifugio, che non è custodito, vi sono due dormitori e una cucina con alimenti di base quali sale, olio, riso, pasta, salse, eccetera».
«La soluzione alternativa all’alpe Fontana assume un significato particolare perché la Via Alta Vallemaggia è nata proprio in Sovèltra, su stimolo di Efrem Foresti – aggiunge Timo Cadlolo –. Il malaugurato incendio della capanna ci aveva quindi in qualche modo… colpiti al cuore, anche considerata la posizione strategica della capanna, che consente di andare al Tomeo o tornare a Fusio. Due o tre anni fa era stata proposta l’alternativa verzaschese della capanna Barone, che rimane tale, ma come detto è una soluzione adatta solo ad un certo tipo di escursionisti. Una distinzione non comunicata sul libretto, andato in stampa prima dell’apertura del rifugio, ma ora ben illustrata sul sito viaaltavallemaggia.ch».
Una buona opportunità per visitare il rifugio alpe Fontana e scoprire i luoghi cui appartiene verrà data domenica 17 settembre prossimo proprio dall’Associazione Via Alta Vallemaggia, unitamente al Patriziato di Prato. In occasione della festa federale del ringraziamento (o digiuno federale) è infatti prevista una giornata conviviale che inizierà con un’escursione in compagnia (ritrovo alle 10.30 alla Froda), proseguirà con un pranzo della tradizione alpestre con prodotti dell’alpe al Rifugio alpe Fontana e si concluderà con il rientro, passando dall’alpe Campala, dove verranno presentati anche degli interventi agricoli.
La Via Alta Vallemaggia copre oltre 200 km in 19 tappe, alternando sentieri bianco-rossi e tracce alpine bianco-blu, con difficoltà che raggiungono la quotazione T5-. Il tutto attraversando una grande varietà di ambienti, nei quali sono incastonate diverse tipologie di alloggio. A questo proposito va ricordata l’introduzione del sistema di riservazione online, caratterizzata dalla possibilità di prenotare in blocco più strutture ricettive. «Si tratta di uno strumento che abbiamo sviluppato con un investimento non indifferente, reso possibile anche dal prezioso sostegno dell’Organizzazione turistica regionale Lago Maggiore e Valli nonché dell’Ente Regionale per lo Sviluppo Locarnese e Vallemaggia, e che ora possiamo vantare in prima assoluta sull’arco alpino. Abbiamo un calendario orientativo che è fondamentale per evitare che gli interessati continuino a riservare alla cieca, non sapendo se tutte le strutture ricettive che intende toccare sono disponibili. Il sistema introdotto ingloba invece tutte le strutture situate lungo la Via Alta e facilita enormemente l’organizzazione dei soggiorni, sia per chi li prenota, sia per capanne e rifugi stessi. Dal punto di vista del marketing è un fattore competitivo che differenzia la Via Alta da tutte le altre e rende la proposta valmaggese un vero prodotto turistico».
Fattore competitivo che è pienamente confermato dalla quantità di immagini e video che circolano sui “social media”, che sempre più sono fonte di ispirazione per chi intende infilarsi gli scarponi e partire. L’invito dell’Associazione Via Alta Vallemaggia è quello di utilizzare sui social #viaaltavallemaggia sia per contribuire alla promozione dell’offerta che per fornire agli altri utenti interessati delle immagini attuali sulle condizioni dell’itinerario.