Possibili sinergie fra i progetti Sambuco, funivia Lavizzara-Leventina e collegamento Mtbk Lavizzara-Bedretto: una lettera aperta al Consiglio di Stato
La politica governativa che accompagna il progetto di innalzamento della diga del Sambuco tradisce “un approccio colonizzatore che la Vallemaggia ha già conosciuto negli anni ’50 del secolo scorso e che questa volta non è più disposta ad accettare inerme”. Firmato: Fiorenzo Dadò, Gabriele Dazio, Giacomo Garzoli, Aron Piezzi e Andrea Rigamonti. Non ci stanno, i 5 firmatari del contributo giunto alla nostra redazione in relazione all'atto parlamentare dello scorso maggio, con cui 13 deputati interrogavano il governo con un grande auspicio. La richiesta era che, per il progetto di innalzamento della diga, si potessero sfruttare eventuali sinergie con altri progetti territoriali dell’Alta Vallemaggia quali la funivia Fusio-Ambrì e il collegamento Mtbk (mountain bike) Lavizzara-Bedretto, transitando sul passo del Naret.
Nella sua risposta, il Consiglio di Stato aveva sostanzialmente ravvisato tempistiche differenti e diverse urgenze, sostenendo in conclusione che “non è immaginabile l’ipotesi di unificare procedure pianificatorie ed edilizie dei tre progetti”. Questo poiché “in primo luogo ciò significherebbe tenere in sospeso l’iter dell’innalzamento della diga del Sambuco in attesa di far maturare lo stato degli altri due progetti e ciò stride col carattere d’urgenza e d’importanza del progetto idroelettrico”. Secondariamente, sottolineava ancora il Consiglio di Stato, “perché si correrebbe il rischio di bloccare tutti e tre i progetti in caso di resistenze o opposizioni a uno solo degli stessi nel contesto delle procedure pianificatorie, progettuali, edilizie e di rilascio delle autorizzazioni federali”. Piuttosto, “va perseguita l’identificazione preventiva di tutte le possibili sinergie, al fine di prevedere le necessarie misure tecniche per metterle in pratica al momento della realizzazione dei tre progetti”.
Su queste basi arriva la piccata reazione dei cinque firmatari della presa di posizione, che partono dalla premessa secondo cui “il progetto relativo alla diga del Sambuco sarà una delle principali opere nel Canton Ticino nei prossimi anni e l’investimento complessivo ammonterà a 120 milioni di franchi”. Ebbene, promuovere con la stessa celerità, contestualmente al progetto di innalzamento, gli altri due progetti territoriali dell’Alto Ticino “riuscendo in tal modo a sfruttare eventuali sinergie (di procedura e di cantiere)” avrebbe consentito al Consiglio di Stato di “dare prova di lungimiranza”. Questo, considerato anche il carattere degli altri progetti in divenire: il percorso Mtbk, “ma soprattutto il collegamento, anche con funzione di trasporto pubblico, tra il paese di Fusio e la stazione ferroviaria di Ambrì, che risolverebbe l’annoso problema della mancata apertura a nord della Vallemaggia”. Opera, questa, che come quella relativa alla diga “si trova nella fase procedurale del consolidamento del Piano direttore”. Ecco dunque l’auspicio che si potesse “procedesse alla stessa velocità di crociera, ovviamente su strade separate (appunto coordinate), ben sapendo che non è possibile riunire le procedure”.
Il governo non solo ha rifiutato questo approccio, riflettono gli estensori della lettera aperta, ma neppure spiega il perché, “limitandosi ad indicare che l’innalzamento della diga assurge a carattere urgente in virtù delle necessità di approvvigionamento energetico, mentre per la funivia fornisce una tempistica irragionevolmente dilatatoria, senza validi argomenti”. A questo proposito, proseguono, “non è dato sapere per quale motivo lo studio di massima dovrebbe partire soltanto nel 2024, per durare ‘un paio di anni’ (per la diga lo studio durerà sei mesi) con un orizzonte di inizio lavori non prima del 2029/2030! Ovvero tra due legislature”. E “non va meglio con il progetto del percorso mountain bike, dove l’agire del governo è addirittura contraddittorio, indicando che solo con lo sviluppo di un concetto globale di collegamento tra le due valli ci sarebbe un’offerta turistica in grado di generare ricadute sul territorio”. Questa, sottolineano, “è proprio la richiesta dell’atto parlamentare”. Inoltre, “è lo stesso Consiglio di Stato che pretende la promozione di sinergie nell’ambito di tematiche montane (vedi messaggio governativo sul credito agli impianti turistici)”.
Orbene, argomentano Dadò, Dazio (che è sindaco di Lavizzara), Garzoli, Piezzi e Rigamonti, “il territorio che si appresta ad accogliere il progetto della diga del Sambuco non può accettare una simile attitudine da parte del Consiglio di Stato. La Vallemaggia, dall’innalzamento, vedrà ulteriore terreno sommerso, non riceverà indietro un solo litro d’acqua, non ci saranno nuovi posti di lavori duraturi, ma soprattutto ci sarà un cantiere della durata di 4 anni, in una valle discosta, senza le infrastrutture necessarie ad accoglierlo. Un prezzo troppo alto da pagare”. Con una breve divagazione i 5 firmatari fanno poi riferimento all’“immagine sbiadita della conferenza stampa di presentazione del progetto Sambuco dello scorso 11 luglio. Non si ricorda infatti, in tempi recenti, alla presentazione da parte dell’esecutivo cantonale di un progetto territoriale significativo, l’assenza, in qualità di relatore, di un rappresentante del Comune toccato”.
C’è dunque sufficiente materiale per parlare di un “approccio colonizzatore” che la Vallemaggia ha già sperimentato a sufficienza. “Se è vero che il progetto del Sambuco è di valenza nazionale – concludono – è altrettanto vero che l’occasione è ghiotta, dando prova di lungimiranza ed elasticità, per portare benefici duraturi, in tempi ragionevolmente celeri, mediante forme di sviluppo economico sostenibile, quali sono la funivia e il percorso mountain bike, come peraltro avviene con successo in altri Cantoni alpini”.