Locarnese

La Lavizzara nel ginepraio dei suoi sogni incompiuti

Centro di scultura sotto referendum, Centro sportivo accumulatore di costi e le ansie attorno al progetto Sambuco. In valle non c’è pace

In sintesi:
  • Lunedì in Consiglio comunale anche la non risposta del Municipio sull'inchiesta per truffa a carico di un 64enne
  • Non passa la risoluzione con cui il legislativo chiedeva al Cantone garanzie di compensazione finanziaria per il progetto della diga
Il Centro internazionale di scultura
(Ti-Press)
18 luglio 2023
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Al netto dei temi che affollano, e in qualche modo soffocano, l’agenda politica di Lavizzara, è necessario tributare un plauso a chi, in valle, regala tempo e passione alla gestione della cosa pubblica. Dalla seduta di Consiglio comunale tenutasi lunedì sera (seduta eccezionalmente seguita da un numero di spettatori maggiore rispetto a quello dei consiglieri comunali: 19 a 17) sono infatti emersi elementi come impegno, preoccupazione, bisogno di progettualità e soprattutto sangue freddo. Dote, quest’ultima, fondamentale in un momento storico che chiama la comunità di valle a confrontarsi con tematiche capaci, prese singolarmente, di far tremare i polsi a qualsiasi Comune del contesto urbano.

Parliamo del Centro internazionale di scultura di Peccia, che secondo una parte della popolazione continua a esercitare senza la dovuta trasparenza, ingurgitando soldi pubblici; del Centro sportivo Lavizzara, i cui conti non tornano e costringono l’autorità, con l’acqua alla gola, a una serie di misure di risparmio; dell’innalzamento della diga del Sambuco, con lo spauracchio di una compensazione economica inadeguata rispetto alle aspettative e ai meriti della comunità. Parliamo, ancora, dell’inchiesta penale che ha travolto un 64enne promotore e finanziatore di progetti per lo sviluppo del territorio d’Alta valle, con alcuni dei molti gremi in cui siede. L’uomo, da pochi giorni a piede libero, era stato denunciato da quello stesso Municipio che si è poi abbeverato alle sue fontane.

Inchiesta penale: l’ordine di tacere

Proprio a proposito dell’inchiesta, non ha ottenuto nessuna risposta concreta dal Municipio l’interrogazione con cui Lauro Rotanzi (che lunedì si è dimesso polemicamente dal Consiglio comunale) chiedeva informazioni sulle modalità di denuncia del 64enne da parte del Comune, appunto prima di questuare alla Pro Brontallo (20mila franchi) e alla Fondazione Lavizzara (10mila franchi), a lui riconducibili, per raggranellare i soldi necessari a mantenere in valle una docente di Scuola dell’infanzia. Operazioni che non sono state confermate dal Municipio, ma di cui si trova traccia scorrendo i conti consuntivi del Comune. Gabriele Dazio, il sindaco, si è limitato a osservare che il Municipio, su ordine della Magistratura, non potrà pronunciare parola nel merito fino al 23 dicembre. Rotanzi si è riservato di inoltrare una segnalazione alla Sezione enti locali, con copia al Ministero pubblico. «Se è vero che vi ha ordinato di non parlare, allora non fa il suo dovere», ha chiosato.

Centro di scultura, ‘dov’è la trasparenza?’

Proprio lunedì, prima della seduta, è andata in porto la seconda domanda di referendum contro un credito per “il riposizionamento della Fondazione internazionale per la Scultura di Peccia”. La prima riguardava un credito di 150mila franchi; questa, i 50mila franchi “superstiti” chiesti (su 3 anni, 2023-25) dal Municipio dopo avere trovato altrove la tranche mancante di 100mila. Alla Fondazione che gestisce il Centro viene imputata «totale mancanza di trasparenza, dalla gestione dei soldi pubblici alle nomine effettuate senza alcun concorso. Il Centro è un grande pozzo nero in cui cerchiamo invano di guardare, e che continua a sperperare denaro della comunità», ci ha detto Astrid Lorenzetti Richina, prima firmataria della domanda di referendum unitamente a Marzio Demartini.

La pista, generatrice di costi

Note negative arrivano poi dal Centro sportivo Lavizzara, che con la sua pista coperta, con gli annessi e connessi, era nato per fungere da motore economico della valle ma si sta rivelando, nel suo sviluppo, un investimento troppo oneroso per essere sostenibile (e men che meno per rendere qualche soldo). Sul tema si è arrivati in chiusura di seduta, quando Nelson Ernst, unitamente a Rolando Canepa, ha ragguagliato i colleghi sulle conclusioni cui è giunta la commissione speciale del legislativo istituita per cercare una via d’uscita dal ginepraio.

La commissione ha incaricato il Municipio di muoversi sullo scacchiere a più livelli, partendo da una richiesta di condono su prestiti cantonali e federali per 650mila franchi, proseguendo con un ulteriore sconto sull’affitto alla Società pattinaggio, alla quale bisognerà però anche chiedere di mettere le basi per cominciare a far rendere il ristorante della pista, autentico incompreso del complesso sportivo avendo nell’ultima stagione reso, su 8 mesi di attività, la miseria di 4’000 franchi. Fra le altre misure v’è il risparmio sulla figura del custode (con i costi che genera), girando i suoi compiti sulla squadra comunale, magari cercando sinergie con altri Comuni valmaggesi.

Il Sambuco e il piatto di fagioli

Un’accesa discussione si è infine sviluppata attorno al neonato progetto di innalzamento di 15 metri della diga del Sambuco, con relativo ampliamento del bacino al Piano di Peccia. A far discutere è stata una controversa proposta di risoluzione avanzata dal già citato Lauro Rotanzi, leader della lista civica di minoranza in Consiglio comunale (“La Lavizzara che vorrei”).

Rotanzi chiedeva che il legislativo dicesse sin da subito a chiare lettere al Cantone di non voler considerare la futura teleferica di collegamento fra Fusio e Ambrì quale principale (o unica) misura di compensazione “a beneficio della Lavizzara e dei suoi cittadini”.

L’obiettivo del consigliere comunale è evitare che le autorità superiori liquidino la Lavizzara con un piatto di fagioli, dimenticandosi, come già successo in passato, di remunerare la comunità di valle in modo adeguato rispetto alla ricchezza che le opere idroelettriche hanno generato e genereranno altrove, ma non in valle. Rotanzi ha auspicato «un riconoscimento finanziario di almeno mezzo milione di franchi all’anno, oppure un’altra misura a compensazione che si attesti su questo valore economico. Una potrebbe essere l’esenzione dal pagamento della corrente elettrica per ogni abitazione primaria della Lavizzara».

‘Risoluzione prematura’

Le riserve espresse da alcuni consiglieri comunali circa la tempistica di una risoluzione del genere hanno portato a un voto di parità all’entrata in materia, che è equivalso a una bocciatura. Facendosi interprete dei dubbiosi, il sindaco ha giudicato prematuro il momento di esporsi in questi termini, perché ancora troppo poco si sa del progetto, della sua tempistica e delle sue implicazioni. Battere cassa già ora, ha rilevato, «sarebbe completamente fuori luogo».