Locarnese

Psicoterapeuti prosciolti, non truffarono le casse malati

I tre imputati verranno risarciti dallo Stato. La sentenza è basata sulla giurisprudenza del Tribunale federale delle assicurazioni

In sintesi:
  • I due psicoterapeuti verranno risarciti con 61mila franchi, mentre il medico riceverà poco meno di 24mila franchi
  • Un verdetto in netto contrasto con le richieste formulate dalla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti e dagli accusatori privati
I tre imputati non ingannarono le casse malati
(Depositphotos)
28 marzo 2023
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Sono scoppiati entrambi a piangere i due imputati, psicoterapeuti locarnesi, quando la giudice Francesca Verda Chiocchetti, oggi, ha motivato, nei loro confronti e nei confronti del medico psichiatra, la sentenza di proscioglimento. Per loro dev'essere stata una sorta di liberazione dopo aver accumulato, per anni, tensione, ansia e stress, a causa di accuse pesanti di truffa alle casse malati e di ripetuta falsità in documenti. La presidente della Corte delle Assise criminali (giudici a latere Giovanna Canepa Meuli e Monica Sartori-Lombardi), a fondamento del verdetto, ha richiamato la giurisprudenza del Tribunale federale delle assicurazioni.

Verdetto in contrasto con le accuse

Un verdetto in netto contrasto con la richieste formulate dalla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti e dagli accusatori privati. Nei confronti dei due anziani coniugi, ormai ultraottantenni, che con l'appoggio di altrettanti medici psichiatri (uno nel frattempo deceduto, e sostituito dal secondo), che, agli occhi dell'accusa, per anni, interpretarono in modo molto libero le vecchie restrizioni, aveva chiesto pene fino a tre anni di reclusione. Invece no. Sulla base di alcune sentenze federali, la giudice ha ritenuto che non ci fossero i presupposti oggettivi e soggettivi per condannare i due coniugi e il terzo imputato.

Inchiesta scattata nel 2017

Non solo. Durante il dibattimento di venerdì scorso in aula penale e sulla scorta di quanto riportato nell'atto d'accusa era emerso che i due, operando in un proprio studio – ma intestato al medico – trasmettevano direttamente i conteggi delle prestazioni alle casse malati, attraverso un servizio della Swisscom, mentre il medico psichiatra forniva la propria ‘garanzia’ senza però rapportarsi direttamente con i pazienti. L'inchiesta nacque nel giugno del 2017, in seguito alla denuncia di una cassa malati, alla quale se ne sono aggiunte altre sei. La psicoterapia ‘delegata’ prevedeva che lo psicoterapeuta lavorasse alle dirette dipendenze del medico, ma secondo l'accusa lo psichiatra non effettuava quasi mai la diagnosi iniziale e non visitava i pazienti.

Il lavoro era basato sulla fiducia

La presidente della Corte delle Assise criminali ha invece messo in evidenza la professionalità degli imputati, la cui relazione era basata sulla fiducia. In altre parole, secondo la giudice, non sono venuti alla luce elementi per sostenere che la terapia non potesse essere monitorata né non controllabile dal medico psichiatra, che aveva il polso della situazione e aveva la facoltà di modificare le terapie. Per questi e altri motivi, i due psicoterapeuti verranno risarciti con 61'000 franchi, mentre, a titolo di risarcimento, il medico riceverà poco meno di 24'000 franchi. E i costi degli avvocati saranno a carico dello Stato.

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