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‘Mamma, staremo qui per sempre? Non lo so, ma ora c’è speranza’

Le parole di Khaleda, 32enne afghana salvata con la figlia di 7 anni dall’espulsione grazie a un ricorso e all’affetto di tutta la Verzasca (e non solo)

29 dicembre 2022
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«La prima cosa che mi ha chiesto mia figlia guardandomi, è se saremmo rimaste qui in questa valle per sempre. Le ho spiegato che per il momento è una decisione provvisoria ma che ora qualche speranza c’è, grazie al grande sostegno che stiamo ricevendo da parte di tutti».

A parlare per Khaleda sono le emozioni, quelle di una mamma che spiega alla figlia di sette anni che forse sì, dopo mesi, anzi anni passati a cercare un rifugio sicuro, in fuga da un marito violento e dal regime del terrore in Afghanistan, ma anche da un sistema di accoglienza europeo ormai al collasso, quella tanta agognata accoglienza, che altro non è che amore, potrebbero davvero averla trovata in una piccola valle del Ticino, la Verzasca. Lì la 32enne afghana e la figlia Satayesh sono state accolte a braccia aperte una prima volta lo scorso maggio, alloggiate a Gerra presso la pensione Froda. Entrambe hanno iniziato a studiare l’italiano, la donna si è data da fare per rendersi utile in seno alla comunità e la bambina è stata inserita nella seconda elementare delle scuole di Brione. Poi, da un giorno all’altro, la Segreteria di Stato della migrazione (Sem) ha deciso, facendo freddamente valere quanto stabilito dal trattato di Dublino, di rispedirle in Slovenia, primo Paese dell’area Schengen ad averle registrate (in realtà è stata la Grecia, ma quest’ultima non è ritenuta in grado di accogliere degnamente nessuno). Anche l’accoglienza di Lubiana, travolta negli ultimi mesi da un’ondata di migranti, si è però confermata decisamente carente, tanto da mettere in pericolo l’incolumità di mamma e figlia, che così dopo l’estate sono nuovamente tornate in Ticino, ripresentando richiesta d’asilo.

Una richiesta nuovamente respinta dalle autorità federali giusto prima di Natale, facendo scattare la solidarietà di tutta una regione, concretizzatasi nella raccolta di ben 2’719 firme (accompagnate da letterine e disegni dei bambini delle scuole di Brione Verzasca) a sostegno della permanenza in Svizzera delle due afghane, e soprattutto in un ricorso contro la decisione della Sem presentato al Tribunale amministrativo federale (Taf) di San Gallo dalla Fondazione azione posti liberi (tramite l’avvocato luganese Paolo Bernasconi). Ricorso che ha dato i suoi primi frutti nella giornata di giovedì, con la decisione del Taf (giudice Daniele Cattaneo) di sospendere "provvisoriamente" l’esecuzione della decisione di espulsione. Tradotto, Khaleda e Satayesh potranno rimanere in Svizzera sino a quando non verrà presa una decisione definitiva (che potrebbe voler dire attendere anche un’eventuale sentenza del Tribunale federale).

‘Da oggi siamo un po’ più tranquille, questa valle sta diventando la nostra casa’

«Questa è un’ottima notizia per noi, ci siamo abbracciate quando l’abbiamo ricevuta, siamo davvero molto felici – ci racconta ancora la 32enne afghana –. Questo periodo è stato molto difficile e pieno di stress per entrambe, sapevamo che c’era il rischio di essere espulse da un momento all’altro. Da oggi però ci sentiamo un po’ più tranquille».

L’amore ricevuto da una regione intera e in particolare dalla comunità verzaschese commuove Khaleda... «Mia figlia ha già stretto tantissime amicizie e ha un legame molto speciale con la maestra, io sto facendo di tutto per integrarmi al meglio. Sì, questa valle sta diventando la nostra casa e la nostra terra. Vorrei ringraziare tutti quanti che ci stanno aiutando: le mie amiche, le famiglie che mi hanno accolto, i compagni e le compagne di mia figlia, lo studio legale e infine tutti quelli che hanno firmato la petizione. Grazie di cuore a tutti! Spero un giorno di poter ricambiare il grande sostegno e il grande aiuto che abbiamo ricevuto».

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