Inaugurata a Patan la struttura turistica dell’Ong ticinese Kam For Sud, ricavata in una casa che è patrimonio storico con il sigillo dell’Unesco
«Nulla accade se non c’è prima un sogno. Ciò che vuoi sta dall’altra parte della paura». Ci sono momenti che meritano di essere immortalati con qualche massima da lasciare ai posteri, magari incidendola su braccialetti di ottone battuti a mano, autoprodotti.
Le parole pronunciate da Silvia Lafranchi Pittet pochi giorni dopo l’inaugurazione del Newa Chen Guest House di Patan, nella zona sud di Kathmandu, sono cariche dell’emozione che è propria di chi con passione è solito rincorrere sempre nuovi traguardi. Quelli già raggiunti in Nepal da Kam For Sud, Ong ticinese di cui Silvia è stata la fondatrice assieme a un gruppo di amici nel ’98, sono numerosi e significativi, costruiti dal Ticino, e in loco dall’omonima associazione nepalese. Kam For Sud lavora da ormai 25 anni tra la Svizzera e il Nepal, senza scopo di lucro, per uno sviluppo sostenibile nel campo dell’educazione, della salute, dell’ecologia e per la protezione dell’infanzia.
In questo solco si situa il piccolo miracolo del "Newa Chen", una struttura ricettiva che è patrimonio storico e che consente all’Ong di scendere anche sul terreno dell’economia turistica con un albergo "impresa sociale". Ciò significa innanzitutto salari equi per gli impiegati e tutti i ricavi destinati alla Ong locale a sostegno dell’orfanotrofio-fattoria di Kam For Sud.
Il Newa Chen è come detto una casa storica, già valorizzata dall’Unesco in quanto perla dell’architettura tradizionale molto ben conservata. I proprietari si sono dimostrati i primi sostenitori del progetto. «Un progetto – dice Lafranchi Pittet – che avevamo in mente da anni e che ha beneficiato dell’importante stimolo della nostra Ong partner locale nonché di un generoso input iniziale. Scopo ultimo dell’operazione è perseguire l’obiettivo dell’auto-finanziamento, generando guadagni direttamente in loco». Il pensiero di fondo, prosegue la fondatrice di Kam For Sud, «tocca il grande tema della dignità: in Nepal le iniziative solidali sono sempre finanziate dall’estero, generando un forte senso di dipendenza; con questo passo intendiamo permettere alla nostra Ong partner di affrancarsi dall’assistenzialismo, non solo ideologicamente, ma anche concretamente».
Il progetto di Guest House nasce prima della fatidica data del 2015, l’anno del terremoto. Dopo la tragedia però, fu necessario accantonarlo e concentrarsi sulla ricostruzione: la seconda vita del villaggio di Saipu fu infatti inaugurata nel 2019. «Poi – ricorda Silvia Lafranchi Pittet – è arrivata la pandemia a occupare le nostre energie. Finalmente, nel febbraio di quest’anno è stato trovato un accordo con i proprietari di questa meravigliosa casa tradizionale situata nel centro storico di Patan e il progetto dell’impresa sociale ha potuto prendere avvio. Siccome l’Unesco aveva già realizzato un restauro conservativo della casa principale nel 2006, abbiamo potuto limitarci a un intervento secondario per permettere l’inserimento architettonico di alcune camere recenti nel complesso storico. L’accordo d’affitto è stato trovato sulla base di 15 anni, rinnovabile».
Nell’alberghetto di 14 camere – la cui apertura ufficiale è avvenuta il 18 ottobre, primo giorno del mese Kartik dell’anno nepalese 2079 – «alcuni dei ragazzi del nostro orfanotrofio, oggi ormai grandi, possono imparare una professione nel settore turistico e contribuiscono, con il loro lavoro, a sostenere direttamente l’orfanotrofio-fattoria in una sorta di modello circolare che ci piace molto, affinché altri bambini possano vivere la propria infanzia serenamente».
Fra gli apprendisti troviamo Anil, cresciuto in una delle tre case famiglia dell’orfanotrofio-fattoria di Kam For Sud. Anil si occupa oggi della cucina e delle colazioni per gli ospiti. Quello della formazione professionale è un punto importante nei progetti di Kam For Sud: sia in ambito edile (ricostruzione post-terremoto) che in arboricoltura (progetto frutteti in Mustang) la formazione professionale promossa dall’associazione ha permesso a molte persone di generare un guadagno e far vivere la propria famiglia grazie alle nuove competenze acquisite. Anche l’albergo diventa quindi per Kam For Sud un’opportunità per fare formazione.
Elemento significativo in una storia già di per sé eccezionale, è la responsabilità assunta nella gestione della Guest House da Shanti Shrestha, una delle prime bambine orfane sostenute da Kam For Sud. «Dopo aver studiato Economia, Shanti, che oggi ha 27 anni, si occupa della gestione dell’albergo. Nel suo percorso formativo è stata assistita da Sarah Schwarzenbach e Gurjinder Deol, professioniste del settore alberghiero che hanno seguito la nascita e lo sviluppo del progetto dalla Svizzera e in loco», sottolinea Lafranchi Pittet.
Il gruppo di donne "al timone" di questo progetto è arricchito anche dalla presenza di Rumi Maharjan, giovane architetta nepalese che ha disegnato e seguito i lavori di restauro nel rispetto dell’architettura e della cultura Newar, oltre naturalmente alla stessa Silvia, coordinatrice dei progetti dell’associazione, affiancata da un’altra figura centrale di questo progetto, Rajan Shrestha, il bravissimo coordinatore di Kam For Sud in Nepal.
Il principio che regge l’iniziativa è quello del "business sociale", che secondo l’economista e premio Nobel Muhammad Yunus è "l’elemento mancante dell’attuale sistema capitalistico". «Quello del business sociale è un modello che mi è molto caro – sottolinea Silvia Lafranchi Pittet –. Come evidenzia lo stesso Yunus, infatti, esso trasforma il principio di sussidiarietà da inefficace mezzo politico, istituito per riparare le ingiustizie del sistema, in uno straordinario strumento economico. Lo scopo ultimo del "business sociale" è lottare contro la povertà, quindi risolvere un problema sociale. I mezzi sono la sostenibilità economica e l’autosufficienza finanziaria. Tutti i guadagni vengono reinvestiti nelle attività, che si caratterizzano per la loro sostenibilità ambientale, per i salari allineati alla media di mercato e per ottime condizioni di lavoro. Tutto ciò accompagnato in primo luogo dalla gioia di lavorare, che è il motore imprescindibile per ogni successo imprenditoriale».
Sulla stessa identica filosofia si basano le iniziative ticinesi di Kam For Sud – il Bazar di Locarno e la Bazaar Boutique di Lugano, «in cui nessuno si arricchisce ma grazie alle quali molte famiglie vivono dignitosamente e Kam For Sud può continuare a realizzare nuovi progetti» – come pure la marca di moda etica "Wear With Ease", prodotta da Kam For Sud.
In altre parole, conclude Silvia Lafranchi Pittet, «la rivoluzione del "business sociale" è quella di considerare la libertà e il benessere sociale come facce della stessa medaglia e di rendere la filantropia un’impresa concorrente dell’impresa tradizionale».