A Lionza, nelle Centovalli, la premiazione-presentazione dei progetti vincenti del concorso di riqualifica della storica dimora
È una favolosa e per certi versi sorprendente (considerate le sue dimensioni) costruzione incastonata nel paese di Lionza, frazione nelle alte Centovalli. Testimonianza di architettura del XVII secolo, simbolo dell’ascesa sociale della famiglia che di rientro dall’Italia lo fece edificare, Palazzo Tondü versa purtroppo in uno stato d’abbandono da decenni. D’altronde basta dargli un rapido sguardo per farsi un’idea.
Benché inserita nel catasto dei Beni storici cantonali meritevoli di protezione, la dimora non ha ancora trovato una precisa destinazione. È un guscio vuoto fra l’intrico di tetti e stradine. Ha nutrito per anni il desiderio di tante persone di salvarlo e finalmente, ora, il futuro per la storica dimora si tinge di speranza. Non finirà, come spesso accade, in speculazione edilizia e il risultato non sarà l’ennesimo spreco di cultura e di bellezza che si attua davanti ai nostri occhi.
Nel 2021, infatti, la Fondazione Casa Tondü, proprietaria dell’immobile, ha lanciato un concorso d’idee per far sì che il progetto di ristrutturazione potesse essere avviato e finalizzato a una precisa destinazione d’interesse pubblico. La giuria chiamata a valutare gli elaborati trasmessi, ha assegnato il primo premio ex aequo al progetto della ‘Fondation Patrimoine en chantier’ e dell’Associazione TondO.
Sabato, in occasione di una giornata speciale, a Lionza si è tenuta la presentazione dei vincitori del concorso d’idee. Presenti, oltre a Daniele Maggetti, presidente Fondazione Casa Tondü, Jan Capol, alla guida della Fondation Patrimoine en chantier (specializzata nella manutenzione e nel recupero conservativo di antichi edifici di pregio, con lavori affidati a volontari e civilisti), Sandra Giovannacci, architetto e presidente dell’Associazione TondO (studio incentrato sulla costituzione di una cooperativa, il progetto immagina l’immobile come fulcro di una struttura multifunzionale volta a spaziare sull’insieme del villaggio, in collaborazione con altre entità pubbliche e private).
A portare i saluti del Municipio centovallino ci ha pensato Cristina Tanghetti, soddisfatta nel vedere «che questo progetto prendere forma. Si tratta sicuramente di un’iniziativa che potrà influire positivamente sul futuro dell’alta valle, seguita da vicino dall’Amministrazione».
Ha preso poi la parola Giacomo Garzoli, presidente Ente regionale di sviluppo del locarnese e Vallemaggia, complimentatosi per il percorso che la Fondazione Casa Tondü ha fatto finora e per la presenza di due nuovi partner con i quali approfondire (e poi dare vita) il progetto di restauro dell’edificio storico, ma anche di rivitalizzazione dell’alta valle. Nel suo intervento ha altresì insistito su due aspetti particolari: «L’importanza della cultura in tutte le sue manifestazioni (come nel caso concreto di Lionza sotto forma di patrimonio storico e cultuale) per lo sviluppo di una regione. In secondo luogo «l’importanza, per il benessere del nostro Paese, che periferia e città sappiano dialogare tra loro e dare vita, assieme, a progetti in cui entrambi traggono beneficio».
Daniele Maggetti, presidente della Fondazione Casa Tondü, ha fornito un quadro storico di questa costruzione, «traccia dell’emigrazione delle valli ticinesi all’estero, e delle sue conseguenze; traccia della coesistenza, in un ambito geografico ristretto, di realtà tra loro molto diverse; traccia, infine, del decadimento di un’organizzazione sociale ed economica che per secoli ha costituito la base della vita contadina». Palazzo Tondü è dunque oggi per il villaggio di Lionza un elemento carico di valori affettivi e identitari. «Per la Fondazione, l’edificio è uno stimolo verso la ricerca di una destinazione che permetta d’implicare il Palazzo nel flusso che rilega il contesto vallerano al resto del mondo. Il nostro scopo è di ridare a Palazzo Tondü delle mansioni degne di esso, identificandolo come un punto di riflessione ideale sul ruolo e sul passato di comunità, quelle da cui veniamo, le cui modalità d’esistenza sono sparite, ma che rimangono iscritte nel paesaggio, nell’architettura, nella memoria intima di molti di noi».
Jan Capol, alla guida della Fondazione Patrimoine en chantier, ha dal canto suo illustrato le finalità della Fondazione da lui presieduta, ribadendo la propria gioia per la decisione della giuria del concorso di idee: «Ora possiamo, insieme all’associazione TondO e alla Fondazione Casa Tondü di Lionza, realizzare il restauro del palazzo. Oltre 500 volontari vi contribuiranno nei prossimi anni». Sandra Giovannacci, presidente, ha spiegato che nella «nostra visione il Palazzo passa dall’essere struttura ricettiva per turisti a un centro più culturale e artistico. Per arrivare a questo, puntiamo sul recupero e la ristrutturazione di altri edifici all’interno del villaggio. Canalizzando i pernottamenti all’esterno del Palazzo, questi potrà quindi essere utilizzato per mostre, esposizioni, sale per lavori di gruppo, seminari. Puntiamo anche sulla realizzazione di vari progetti, di paesaggio, di coltivazioni, di attività artigianali. Il nostro intento è di sostenere delle attività, che attirino nuove persone e abitanti nella regione».
La giornata è stata completata da due visite guidate all’interno del Palazzo e alla piccola mostra fotografica di Dona De Carli che ha esposto i suoi lavori all’interno di una sala del Palazzo e nella chiesa. Infine spazio a una recita teatrale di Rita Cotti Ambrosis che, accompagnata da un gruppetto di bambini vestiti da spazzacamini, ha ricordato attraverso la sua performance la triste pagina di storia locale che ha visto per secoli persone della valle emigrare un po’ ovunque in Europa a svolgere questo umile mestiere. Mestiere che, lo ricordiamo, sta al centro della leggenda che vorrebbe che la ricchezza della famiglia Tondü provenga appunto da due bambini spazzacamino adottati da una ricca famiglia nel Ducato di Parma verso la metà del 600.