Uno studio commissionato dalla Regione-Energia Verbano ha portato alle linee guida per combattere il fenomeno, accentuato dai cambiamenti climatici
Sono delle isole, ma purtroppo per chi ci finisce in mezzo o peggio ancora chi ci vive, in comune con l’immagine idilliaca degli atolli caraibici hanno solo il caldo. Troppo caldo. Stiamo parlando delle cosiddette isole di calore, un fenomeno microclimatico che comporta un innalzamento locale della temperatura in corrispondenza delle aree urbane, dove si possono registrare fino a 4-5 gradi in più rispetto alle zone periferiche e a quelle più verdi. In particolare le numerose superfici impermeabilizzate assorbono le radiazioni solari e surriscaldano l’ambiente circostante, aumentando il riscaldamento diurno e riducendo il raffreddamento notturno. Un processo che amplifica gli effetti della canicola e che rappresenta quindi una minaccia per la salute e il benessere della popolazione, a maggior ragione vista la tendenza – e i mesi estivi appena trascorsi ne sono la prova – che a causa del cambiamento climatico vede i periodi di canicola sempre più frequenti, più lunghi e più caldi, tanto che d’estate anche nelle città e negli agglomerati ticinesi il caldo diventa talvolta insopportabile.
La lotta alle isole di calore è quindi un tema di grande attualità e per affrontarlo al meglio nel 2021 la Regione-Energia Verbano (Rev), composta dai Comuni di Ascona, Locarno, Minusio e Muralto, ha fatto elaborare da specialisti del ramo (la Csd ingegneri) uno studio per mappare il territorio e verificare, con misurazioni e rilievi sul posto – effettuati anche tramite drone, su aree comprese tra i 500 e i 1’000 metri quadrati –, la situazione a livello di temperature estive locali particolarmente elevate. La ricerca, cofinanziata dall’Ufficio federale dell’energia, si è concentrata su alcuni comparti rappresentativi definiti dai Comuni stessi, e da essa sono state elaborate delle linee guida, che intendono fornire delle proposte concrete sia per mitigare il problema, sia per prevenirlo.
«Parliamo di zone densamente edificate nelle quali il problema delle canicole riduce il comfort e il benessere della popolazione, per cui sono stati i Comuni stessi a essersi resi conto della problematica sempre più importante – ci spiega Claudio Caccia, consulente Città dell’energia (label che premia i Comuni che s’impegnano a favore di un utilizzo efficiente dell’energia, della protezione del clima, delle energie rinnovabili e di una mobilità sostenibile) nonché coordinatore della Rev –. Contro questo surriscaldamento si può agire, anche con misure semplici come l’ombreggiatura, le zone verdi composte da vegetazione adeguata ai cambiamenti climatici, la presenza di punti d’acqua, i materiali utilizzati per edifici e pavimentazione ecc. Il margine di manovra c’è, perché dai rilievi con le camere termografiche si vedono ad esempio grandi differenze di temperatura tra superfici vicine ma realizzate magari in materiali differenti, anche solo il colore influisce. Ne va della nostra qualità di vita e anche per questo le misure non riguardano soltanto l’ente pubblico ma pure i privati, perché i Comuni e il Cantone si occupano evidentemente di pianificare la parte pubblica, ma poi spetta ai cittadini capire che più si attivano in questa battaglia – ad esempio evitando che la propria abitazione e ciò che le sta attorno diventino accumulatori di calore –, più benefici avranno».
Un aspetto quest’ultimo sottolineato anche da Luca Solcà e Simona Piubellini, autori dello studio… «In gioco ci sono due attori: da una parte quello pubblico, che ha in mano una serie di strumenti che gli permettono di poter intervenire, anche in tempi relativamente brevi, in più ambiti con dei progetti pilota (sostenuti anche dalla politica cantonale e federale in materia, ndr); dall’altro il privato ha anche altri interessi e quindi deve essere un po’ incentivato – attraverso dei sussidi, o ancora dalla disponibilità dei vari Uffici tecnici – ad andare nella giusta direzione, che sia ad esempio creando un tetto verde o rimettendo mano a uno spazio asfaltato per renderlo più verde».
Il verde è inevitabilmente l’elemento dominante nelle linee guida elaborate dagli ingegneri, all’interno delle quali trova però ampio spazio anche il blu dell’acqua… «Le misure locali, che concretizzano i principi di pianificazione e gli orientamenti urbanistici, riguardano sia le superfici pubbliche che quelle private e si articolano in ambiti tematici – si legge nell’elaborato –. Tutti gli interventi legati prevalentemente allo sviluppo di superfici verdi e della vegetazione fanno parte del gruppo più ampio, ossia quello delle "misure verdi". Vi sono quindi le "misure blu", misure legate all’acqua, le "misure per gli edifici" e le "misure tecniche". L’implementazione delle misure per contrastare gli effetti delle isole di calore possono per la maggior parte essere ben integrate con interventi volti a promuovere la biodiversità anche all’interno degli insediamenti. Con specifici accorgimenti è quindi possibile scegliere soluzioni che non solo serviranno a migliorare la qualità di vita delle persone che abitano e frequentano l’area in relazione agli effetti del calore, ma che al contempo contribuiranno a favorire lo sviluppo di condizioni favorevoli alla flora e alla fauna indigene».
Dallo studio emerge come per il territorio della Regione-Energia Verbano e dei suoi comuni, alcune delle zone più a rischio corrispondano a dei punti nevralgici: Piazza Grande a Locarno; il lungolago e Piazzale Torre ad Ascona; via San Gottardo a Minusio; la zona della stazione a Muralto. Per questi e altri casi specifici, vengono proposti degli interventi mirati che rientrano comunque nelle misure concrete elencate nelle linee guida, consigli sia tecnici sia a livello pianificatorio presentati oggi in quel di Muralto (dove a fare gli onori di casa c’era il sindaco Stefano Gilardi): vegetalizzare le facciate degli edifici; riconvertire superfici impermeabili e creazione di superfici verdi; sviluppare spazi pubblici secondo criteri climatico-ecologici; realizzazione di una rete diffusa di punti d’acqua; sviluppare spazi privati secondo criteri climatico-ecologici; favorire l’accesso all’acqua; ombreggiare e raffreddare superfici di sosta e transito; creare percorsi verdi; creare superfici stradali rinverdite; ombreggiare punti di attesa pedonali; vegetalizzare i tetti; risanare gli edifici; creare superfici d’acqua; formare e sensibilizzare.
La strada per combattere le insidiose isole di calore è dunque tracciata, «ora è importante – conclude Caccia – intervenire prima che la situazione peggiori ulteriormente, abbiamo visto quest’estate cosa vuol dire avere temperature elevate anche durante la notte per più giorni e la tendenza a livello climatico la conosciamo. Le zone interessate dalle isole di calore non devono diventare invivibili, bisogna agire adesso. Parafrasando lo slogan molto in voga attualmente che dice che ogni kilowatt conta, in questo caso ogni grado centigrado conta».