Ancora una predazione in quota. Uccise alcune pecore; altre, fuggite dal predatore, vanno a morire in zone irraggiungibili, tra atroci sofferenze
Nelle belle giornate di fine agosto una gita in quota, in Alta Vallemaggia, nella zona dell’Alpe Corte del Lupo o verso la bocchetta di Cerentino? Un territorio meraviglioso... Ma a patto di avere lo stomaco forte. In questi giorni lassù oltre un centinaio di corvi (e c’è chi ha visto anche un’aquila) aleggia famelico, per spolpare le carcasse di pecore, capre e persino di una femmina di stambecco. Bestie uccise dal lupo.
Sempre lui tre giorni fa ha di nuovo colpito nella zona dei laghi Pero (Üssera See) e Melo (Schwarzsee) sopra Bosco Gurin. Ha ammazzato alcune pecore, mentre altre – come già avvenuto nelle scorse settimane –, nonostante le ferite inferte dal predatore, sono riuscite a rifugiarsi in alto. Così in alto da rendersi irraggiungibili anche ai pastori. «Vanno lassù per morire tra atroci sofferenze – racconta l’allevatore Marco Frigomosca, che gestisce l’alpe Corte del Lupo –. In quelle zone rocciose, dove ci sono solo stambecchi e camosci, non trovano né da bere né da mangiare. I corvi poi spolpano le carcasse, lasciando solo le ossa e pochi brandelli di pelo. Mi immagino cosa possano pensare gli escursionisti che si trovano a passare di là. Non solo lo scenario è raccapricciante, ma anche la puzza è indescrivibile. Altro che aria fina. Davvero un bel biglietto da visita per il nostro turismo alpino, non c’è che dire». Quella degli scorsi giorni è la quarta predazione al bestiame di Frigomosca. A inizio stagione aveva un centinaio di capi: ora gli restano 20 pecore a Cerentino e una quindicina in quota. Le venderà e interromperà l’attività di allevatore. «Quest’anno, dalla primavera ad oggi, in Alta Vallemaggia il lupo ha ammazzato, ferito o fatto fuggire circa 200 ovini. E il Cantone dorme. Glarona, Vallese e Grigioni hanno ordinato l’abbattimento di lupi che avevano ucciso più di 10 capi. Da noi nulla di nulla».
In verità c’era stato un ordine d’abbattimento lo scorso maggio, poi revocato un mese dopo, poiché non si trattava di un esemplare solitario, ma di un branco: e in questi casi la competenza passa alla Confederazione. Ora, ci si può chiedere se le predazioni più recenti, in zona Bosco Gurin, siano pure riconducibili alla famiglia di lupi o a singoli. «Una domanda che resterà senza risposta – spiega Frigomosca –. E per una semplice ragione: dallo scorso mese di giugno, quando furono uccise quasi 60 pecore, a oggi non è stato eseguito nessun tampone per stabilire, tramite il Dna, chi sia l’autore delle predazioni. Le fototrappole hanno catturato le immagini di un lupo solitario e potrebbe essere proprio lui. Ma senza i risultati delle analisi di laboratorio, come si fa a saperlo e a decidere per l’abbattimento?».
Lo sfogo dell’intervistato, che ha visto le sue greggi decimate, è più che comprensibile: «Vengono risarcite le pecore uccise durante le mattanze messe a segno dal predatore. Quelle fuggite e andate a morire in cima a dirupi e rocce ripide non sono considerate. Di quelle povere bestie il Cantone non se ne occupa: i guardacaccia non fanno nulla, non vanno neppure a cercarle o a recuperarle. Una strage a cielo aperto di cui nessuno parla, poiché avviene in zone alpine discoste. Una vergogna senza fine, che si aggiunge a quelle strane statistiche diffuse dalle autorità, che dicono che quest’anno non ci sono state più predazioni del solito».
Amara la conclusione di Frigomosca: «Per quanto mi riguarda, ho deciso di gettare la spugna. Non si può andare avanti così. Abbandonati dalle autorità, non abbiamo spazi di manovra. Lo ribadisco: venderò le poche pecore che mi rimangono».
Ricordiamo che solo pochi giorni fa, all’Alpe Sfille, un lupo aveva attaccato e ferito due vitelle, di 7-8 mesi. In quell’occasione Armando Donati, presidente dell’Associazione ticinese protezione del territorio dai grandi predatori, aveva ricordato che il nostro Cantone è quello che proporzionalmente ha subìto il numero più alto di predazioni in tutta la Svizzera: «In Grigioni nel 2021 i capi uccisi sono stati 263 su un totale di circa 50mila presenti sugli alpeggi. Quest’anno in Ticino sono già 180 le predazioni su 18mila animali che pascolano in quota; e siamo solo alla metà d’agosto. Quindi stiamo messi peggio. Ci si potrebbe attendere che le autorità facciano qualcosa e che il Cantone decreti l’abbattimento, per salvaguardare il settore. Invece siamo di fronte al più assoluto immobilismo».