Nel giro di pochi giorni nel Verbano sono morte due persone. Considerazioni degli esperti di salvataggio e sicurezza
È stato individuato e recuperato il corpo dell’83enne, cittadino svizzero residente oltre San Gottardo, scomparso venerdì 12 agosto, poco dopo le 15, a Vira Gambarogno in zona Vignascia. Il ritrovamento è avvenuto nel corso della giornata di ieri a una profondità di circa 106 metri e a mezzo chilometro dalla riva. La Polizia cantonale ha coordinato l’operazione, alla quale ha contribuito il Gruppo ricerca elettronica subacquea (Gres) della Polizia cantonale di Ginevra, munito di speciali apparecchiature, tra cui un sonar per il rilevamento del fondale e un robot per le ricerche subacquee, con telecamera e braccio orientabile.
Le ricerche, particolarmente complesse a causa della profondità, sono state rese difficoltose anche dalle condizioni meteo, come ci ricorda Claudio Müller, presidente della Salvataggio sub Gambarogno: «Sul lago soffiavano venti assai rilevanti. Raffiche da Nord dapprima, poi una rotazione con raffiche da Sud in senso opposto, altrettanto marcate. Questo ha fatto sì che, come era stato il caso nel luglio del 2021 col ragazzo a bordo del pedalò annegato dinnanzi a Muralto, l’imbarcazione si sia spostata di almeno un centinaio di metri dal punto dove il malcapitato era stato visto inabissarsi. Cosa che ha in pratica aumentato considerevolmente il campo di ricerca».
A distanza di pochi giorni, oltre all’83enne, un secondo uomo ha perso la vita nelle acque del Verbano. A Tenero un turista di 54 anni, anch’egli proveniente dal Nord delle Alpi, è affogato mentre nuotava poco distante dalla riva. E nello stesso momento veniva diramato un allarme rosso per il maltempo. Due casi, seppure diversi tra loro, accomunati da alcuni elementi. Per entrambi il dispiegamento di forze, suddiviso fra sub della Polizia lacuale e società Salvataggio, è stato importante.
E altrettanto importante è l’opera di prevenzione dei pericoli per i bagnanti in Ticino. «Non entriamo nel merito dei casi specifici, perché non abbiamo sufficienti elementi per dare un giudizio su cosa sia successo. Quello che constatiamo, come gruppo di prevenzione "Acque sicure" è che tutte le vittime di quest’anno (cinque in tutto) erano persone provenienti da fuori cantone. Oltre alla poca conoscenza delle nostre rive, subentra anche una percezione del pericolo differente per mentalità e cultura. Un ticinese difficilmente avrebbe fatto il bagno vedendo le condizioni meteo di mercoledì; diverso il discorso per chi invece è svizzero tedesco o nordico», afferma Boris Donda, presidente della commissione cantonale Acque Sicure.
L’aspetto legato alle condizioni meteo non è da sottovalutare. Quando piove molto i fiumi s’ingrossano, la corrente si fa più forte e i rischi per i bagnanti aumentano. Ma per i laghi? «A essere pericoloso non è tanto l’innalzamento del livello dell’acqua quanto le raffiche di vento che rendono le acque mosse, con forti correnti subacquee non visibili dalla riva. Senza dimenticare gli sbalzi termici – continua l’intervistato –. Quello che noi consigliamo sempre, oltre a informarsi su zona e meteo, è conoscere bene la propria capacità fisica e i propri limiti. Se si nuota in acque libere bisogna essere accompagnati da qualcuno e portarsi dietro una tavoletta, una palla, un oggetto a cui aggrapparsi in caso di necessità».
Sono sette, attorno alle rive del Lago Maggiore, le società di salvataggio attive e affiliate alla Sss (Società svizzera di salvataggio). Ad esse compete il soccorso in acqua (e sull’acqua) in collaborazione con la Polizia lacuale. A livello organizzativo, riferisce Arrigo Ghiggi, alla testa della Società salvataggio sub acqua di Tenero-Contra, devono garantire una prontezza d’intervento tutto l’anno, di giorno come di notte. I turni sono settimanali, a rotazione. Non vi è quindi una suddivisione territoriale specifica come si potrebbe in un primo momento pensare; indipendentemente dal luogo d’intervento, su segnalazione della polizia, il picchetto entra in azione. Dal momento della chiamata d’allarme, i sommozzatori hanno dieci minuti di tempo per raggiungere la sede; da lì poi in mezz’ora devono essere sul luogo d’intervento, equipaggiati di tutto punto. Per questo il materiale è già pronto all’uso e caricato sulla veloce imbarcazione di soccorso. Nel caso di Tenero-Contra, la squadra conta 15 sub, appositamente formati per ricerche in acqua, regolarmente impegnati in esercizi congiunti per essere sempre aggiornati e poter collaborare con gli omologhi degli altri sodalizi. Ogni sommozzatore abilitato a queste missioni deve aver conseguito un brevetto (brevetto di salvataggio Plus Pool e Modulo Laghi o superiore) e, in aggiunta, pure l’attestato di Pronto soccorso e Bls-Dae, rilasciato al termine di corsi specifici. Gli "uomini rana" delle varie salvataggio sono istruiti per interventi nel lago (dove sono suddivisi in subacquei con brevetto subacqueo di tipo avanzato o superiore, a seconda delle didattiche), ma all’occorrenza alcuni di loro possono essere d’aiuto pure nelle ricerche condotte nei fiumi. Non da ultimo i membri del gruppo di pronto intervento sono tenuti a effettuare, al di fuori delle giornate di formazione, delle immersioni di allenamento durante tutto l’anno.
Oltre ai due recenti casi di annegamento nel Lago Maggiore, a soli cinque giorni di distanza l’uno dall’altro, in Ticino quest’anno hanno perso la vita in acqua altre tre persone. A San Nazzaro, il 22 maggio, un turista è affogato nei pressi del debarcadero. Al Pozzo di Tegna, il 17 giugno, un quattordicenne del Liechtenstein è stato trascinato via dalla corrente e il giorno dopo, a Caslano, un 78enne cittadino francese ha perso la vita nel Ceresio.