Due morti nel giro di una settimana. Su quell’arteria d’asfalto torna l’incubo della lunga scia di decessi degli scorsi decenni
Due incidenti a distanza di pochi giorni. Entrambi con un esito drammatico. Lo scorso 25 giugno, poco prima delle 15, a Maggia una moto si scontra con una vettura, intenta in una manovra di svolta: i giovani sulla due ruote vengono sbalzati dalla sella e uno di loro, Raùl, 19 anni (domiciliato nella valle), muore quattro giorni dopo all’ospedale Civico di Lugano. Gravi le ferite riportate dal suo compagno di viaggio, pure lui 19enne.
Domenica, verso le tre e venti del mattino, il secondo incidente, a Broglio, frazione di Lavizzara. La vettura esce di strada e finisce contro un palo di cemento. Perde la vita il conducente, Daniele Spenillo, domiciliato nel Locarnese, vent’anni da poco più di un mese. Fortunatamente i due passeggeri, un 18enne e un 15enne entrambi residenti nella regione, escono dalla carcassa del veicolo con ferite leggere.
Due episodi che riportano alla ribalta la sicurezza della cantonale che dall’agglomerato urbano sale verso l’alta valle. Un nastro d’asfalto che nei decenni passati era finito al centro delle cronache per la sua pericolosità, tanto da guadagnarsi la terribile nomea di "strada maledetta".
Dal 2003 al 2005, da Ponte Brolla a Someo, si erano contate ben nove vittime, la maggior parte giovani appena ventenni. Un bilancio pesantissimo alla base del quale c’era stata sovente l’eccessiva velocità e l’imprudenza a scapito della propria e dell’altrui sicurezza.
Nel giugno del 2006, invece, ad Avegno perì una ragazza giovanissima, passeggera di un’auto. La ventesima persona morta su quei due chilometri nel corso dei decenni e l’allora sindaco Ivo Lanzi (già presidente dell’Associazione Comuni della Vallemaggia, Ascovam) si appellò al Cantone per chiedere misure e soluzioni: «Vi sollecitiamo di nuovo a intervenire per porre un freno a questo inaudito stillicidio d’incidenti che portano, oltre al dolore fisico e morale dei protagonisti, anche allo sconforto e alla desolazione di molti familiari toccati dalle disgrazie. Chiediamo perciò da parte vostra un segnale forte e determinato per limitare al massimo queste stragi». Pure da altre parti erano giunte richieste per spronare i tecnici preposti alla sicurezza a individuare le soluzioni migliori. Ma anche a puntare maggiormente sulla prevenzione presso i giovani.
Il Cantone era passato all’azione e nel corso degli anni sono state adottate diverse contromisure. In ordine sparso – e sicuramente tralasciando qualche elemento – ricordiamo: il radar fisso ad Avegno (rimasto per anni, ma che oggi non c’è più); diversi spartitraffico; divieti di sorpasso; una ciclopista che ha tolto le biciclette dall’arteria principale; una rotonda a Maggia e altri svincoli. Ma soprattutto la riduzione della velocità: un tempo la strada era percorribile quasi tutta a 80 chilometri, ora si è scesi praticamente ovunque ai 60 o ai 50.
L’attuale presidente dell’Ascovam, Michele Rotanzi, ricorda che la costruzione di alcune parti dell’attuale strada risalgono al periodo successivo allo smantellamento della linea ferroviaria Locarno-Ponte Brolla-Bignasco: «Senza Valmaggina occorreva una via scorrevole per i mezzi su gomma e quindi il Cantone aveva promesso, e realizzato, le circonvallazioni di diversi nuclei: Avegno, Maggia, Coglio-Giumaglio e Someo. L’attraversamento dei paesi lungo stradine strette e antiche carraie sarebbe stato impensabile. L’obiettivo era creare un collegamento fluido tra la città e l’alta valle. Insomma, politicamente si voleva una strada priva di eccessivi ostacoli, non una viuzza di quartiere. Poi, questa scelta, forse anche per l’aumento del traffico, si è andata a scontrare con le esigenze di sicurezza e sono state apportate delle modifiche. A mio avviso oggi la strada è da considerarsi abbastanza sicura e ulteriori divieti o nuove limitazioni probabilmente non servirebbero». Rotanzi, infine, ritiene importante continuare sulla via tracciata a livello di prevenzione.
Sotto l’appellativo "strade sicure", come ci ricordano al preposto ufficio cantonale, vengono lanciate ogni anno (e a ogni stagione a seconda delle necessità) delle campagne per sensibilizzare gli utenti della strada, sia nell’ambito del traffico lento, sia per i motociclisti e per gli automobilisti. Pensabile una strategia puntuale per la Vallemaggia? «Di solito – è la risposta – ci muoviamo su questioni ad ampio raggio, non localizzate su una regione in particolare. Eventualmente interveniamo su sollecitazioni specifiche, che ci giungono anche a livello di Polizia. In base a quanto ci viene riferito, eseguiamo poi verifiche sulle diverse situazioni».