All’agente qualche settimana fa è stata prospettata la disdetta del rapporto di lavoro per presunti atti di esibizionismo nei confronti di una collega
C’è un primo provvedimento derivante dall’inchiesta amministrativa, condotta dall’ex procuratore pubblico Marco Bertoli, di cui è oggetto la Polizia comunale di Locarno. Come anticipato dalla Rsi, il Municipio ha avviato nei confronti di un agente la procedura di licenziamento. All’interessato ha infatti prospettato, già qualche settimana fa, la disdetta del rapporto di lavoro. L’Esecutivo è ora in attesa delle osservazioni del poliziotto. Si tratta, come appreso dalla Regione, del figlio del comandante Dimitri Bossalini, che già lavorava nel corpo di polizia della Città al momento dell’arrivo del padre – in precedenza alla testa della Polizia del Vedeggio e già presidente dell’Associazione delle polizie comunali ticinesi – nel maggio del 2017 quale successore di Silvano Stern, andato in pensione.
La motivazione del prospettato licenziamento? L’agente avrebbe commesso, mentre era in servizio, atti di esibizionismo davanti ai propri colleghi e in particolare nei confronti di una (ora) ex collega. Una situazione quest’ultima emersa dalle testimonianze raccolte nel corso dell’inchiesta amministrativa. Non sono stati riscontrati elementi di rilevanza penale nell’agire dell’agente, tuttavia il suo comportamento è stato ritenuto inopportuno considerata anche la sua funzione. In ogni caso l’uomo non è stato sospeso, in quanto la misura è stata ritenuta dal Municipio non proporzionale. Sempre dal rapporto intermedio dell’inchiesta affidata a Bertoli emerge che il comandante non fosse a conoscenza della situazione riguardante il figlio. Il quale potrebbe comunque opporsi al licenziamento.
Una convivenza quella tra padre e figlio nel medesimo corpo di polizia che aveva fatto storcere il naso a più di una persona, ma che lo stesso Bossalini (papà) aveva commentato così alla Regione lo scorso 30 giugno: «La sua presenza (oltretutto in qualità di appuntato e referente per le giovani leve, ndr) è un problema solo se lo si vuole vedere come tale, anche perché lascio qualsiasi decisione che lo riguarda al vicecomandante e non c’è mai stata disparità di trattamento».
Da parte sua il capodicastero Sicurezza della Città di Locarno, Pierluigi Zanchi – che ha ereditato la situazione dalla precedente gestione –, ci aveva risposto che «se l’inchiesta evidenzierà delle criticità, cercheremo delle soluzioni».
Tutto è partito, ricordiamo, con un’interrogazione interpartitica a 22 firme (primi firmatari Simone Beltrame, "Per Locarno", e Simone Merlini, Plr) che lo scorso febbraio ha chiesto al Municipio di Locarno lumi sulla partenza di circa 12 agenti in un breve lasso di tempo. Cifre subito ridimensionate dal capodicastero Sicurezza Pierluigi Zanchi ma che hanno comunque portato, unitamente ad altre segnalazioni di malcontento generale e di un clima tutt’altro che sereno all’interno della Polizia cittadina, l’Esecutivo della città sul Verbano a volerci vedere chiaro, nello specifico aprendo la citata inchiesta amministrativa affidata all’avvocato Marco Bertoli. Quest’ultimo lo scorso giugno ha presentato un rapporto intermedio al sindaco Alain Scherrer e colleghi, che dopo averlo esaminato hanno proceduto a una serie di audizioni e incontri con gli agenti e il comandante Bossalini, in seguito ai quali si è deciso di far proseguire – dopo le vacanze estive – il lavoro di Bertoli. Estendendo l’inchiesta ad altre circostanze, non riferite però agli episodi contestati all’agente in odore di licenziamento.