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Muralto, il sottopasso incompiuto in stile Capuleti e Montecchi

Ma il cognome dei contendenti è uno: Gilardi. Michele, per la Fondazione dell’hotel che blocca il raccordo, contro il Comune del fratello sindaco Stefano

L’accesso bloccato a nord...
14 aprile 2022
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È totale divergenza di vedute a Muralto sul completamento del sottopasso Ffs che dovrebbe fungere da raccordo fra la zona della stazione e il lungolago. Da una parte c’è l’avvocato Michele Gilardi, legale della Fondazione Ubaldo e Maria Scazziga, proprietaria del fondo sul quale sorge il nuovo albergo Lago Maggiore, all’interno del quale si sviluppa l’ultima parte del raccordo. Gilardi sostiene che «il progetto di sottopasso è morto, e qualora qualcuno volesse riesumarlo dovrebbe assumersi costi importanti sia a livello tecnico, sia come indennizzo per la prevedibile chiusura dell’albergo». Dall’altra abbiamo il Comune del sindaco Stefano Gilardi, fratello di Michele (già sindaco pure lui) e che tramite il municipale Renato Canziani ribatte quanto segue: «La predisposizione per il completamento nella "pancia" dell’albergo c’è già. Si tratta solo di adeguare e rivestire, oltre che naturalmente di scavare sotto via Scazziga, arteria comunale situata a sud della stazione e a nord dell’albergo, e di abbattere i muri che attualmente bloccano l’accesso e lo sbocco a lago del sottopasso».

La benedizione del Taf

L’impressione che il sottopasso fosse ormai prossimo a un inevitabile completamento poteva emergere da una recente sentenza del Tribunale amministrativo federale (Taf), che rimandando sostanzialmente al mittente i ricorsi di due gruppi di condomini contro i piani dell’opera pubblicati dalle Ffs, rilevava la "logica" di un sottopasso con sbocco a lago in relazione all’esercizio della ferrovia. "L’assenza del raccordo non metterebbe in pericolo il buon funzionamento delle installazioni Ffs e Fart, ma detto raccordo è comunque dettato dalla necessità di sistemare un nuovo passaggio tra il lago e i mezzi di trasporto pubblici e non solo dalla volontà di migliorare il flusso dei pedoni tra la città di Locarno e il lago", si legge nella sentenza. Una sentenza che dovrebbe fra l’altro crescere in giudicato e diventare definitiva, visto che, da noi contattato, il rappresentante dei gruppi di condomini reputa «difficile» che essi decidano di andare fino al Tribunale federale. Sempre a proposito della sentenza del Taf, le Ffs, sollecitate a prendere posizione, dicono di "aver preso atto con soddisfazione della decisione; sarà ora necessario coordinarsi con il Comune e con il Cantone per la conclusione dell’opera".

Conclusione che appare però oggettivamente problematica. Questo poiché, tramite l’avvocato Michele Gilardi, la Fondazione mette alcuni paletti: «L’Albergo Lago Maggiore aveva ottenuto la licenza edilizia nell’ambito di un accordo con cui si concedeva la possibilità di realizzare il sottopasso, ma i lavori di sottostruttura andavano effettuati in concomitanza con la costruzione dell’hotel, e a spese del Comune. Nel marzo del 2018 la domanda di credito di 2,73 milioni votata dal Consiglio comunale di Muralto per la realizzazione del raccordo indicava che la cifra andava spesa entro due anni, altrimenti il credito sarebbe decaduto. E così è stato, perché durante le operazioni di cantiere per l’edificazione dell’hotel nessuno ha mai chiesto di fare i lavori che servivano».

Ora, sentenzia Michele Gilardi, «la Fondazione non ha più alcun interesse per un sottopasso che di fatto non serve. Se ciononostante un ente pubblico dovesse decidere di procedere, dovrebbe rifare i preventivi, adeguando i costi, che sono aumentati notevolmente rispetto alle previsioni. Va infatti espropriata una fetta del fondo e bisogna tenere conto che i lavori incideranno sulla gestione dell’albergo, con danni diretti e indiretti all’attività della Sa che gestisce la struttura, nonché, di riflesso a quella della Fondazione, che è un ente di diritto privato che finanzia l’Associazione delle Vincenziane, la Parrocchia di Muralto e anche un fondo per le persone bisognose». A proposito dei lavori necessari per completare il sottopasso, Michele Gilardi fa riferimento alla «necessità di rompere la vasca bianca per far passare le infrastrutture, con conseguente abolizione di una parte dei parcheggi a disposizione dell’albergo». In soldi, «parliamo sicuramente di una cifra aggiuntiva superiore al milione di franchi».

‘L’avvocato non la racconta giusta’

Di tutt’altro avviso il Comune. Renato Canziani, capodicastero Opere pubbliche e Pianificazione, premette che «l’importanza dell’opera, regionale e a forte valenza turistica, è chiara a tutti: si tratta di un progetto PaLoc che il Taf ha ampiamente qualificato per quel che merita, quindi da quel punto di vista non c’è alcun dubbio. Così come non c’è dubbio sulla convenzione siglata a suo tempo fra Comune e Fondazione per la realizzazione del sottopasso Ffs. Il raccordo è legato al futuro autosilo da 240 posti in zona stazione, che sgraverà di parcheggi il lungolago e collegherà non soltanto il sedime Ffs alla zona a sud, ma anche a quella a nord, con il sagrato della chiesa di San Vittore». Nel merito delle censure della Fondazione Ubaldo e Maria Scazziga, Canziani nota che «purtroppo, Michele Gilardi gioca con le parole e non la racconta giusta. Il credito di 2,73 milioni di franchi votato dal Consiglio comunale prevedeva anche la parte comunale dei lavori all’interno dell’hotel. Una parte di quei soldi (circa 330mila franchi) è destinata a finiture di alta qualità come il pavimento pregiato, luci particolari, piastrelle anti-spray e vetrine; di più non si è potuto fare perché c’erano dei ricorsi dei vicini. Ma il tunnel, vuoto, all’interno dell’albergo, di fatto c’è già, con quote, pendenze e tutto. Si tratterebbe ora di abbattere le pareti a nord e a sud, deviare un pezzo di fognatura e soprattutto scavare sotto via Scazziga (situata fra la stazione e l’albergo), il che rappresenta il grosso dei lavori. Tutto quanto dico è dimostrato nei piani esecutivi dell’architetto Gellera, progettista dell’albergo per conto della Fondazione Ubaldo e Maria Scazziga».

L’architetto: ‘Ha ragione il committente’

Fabrizio Gellera che "laRegione" ha raggiunto per un commento: «È chiaro che come progettista sono parte in causa, essendo legato alla Fondazione. Tuttavia, credo che l’interpretazione più corretta sia quella dell’avvocato Gilardi, che conosce meglio i fatti perché rappresenta il committente e sa perfettamente di cosa sta parlando quando si riferisce alla struttura e a quanto è stato fatto al suo interno. È pur vero che una piccola parte di verità si può trovare, come spesso accade, anche sull’altro fronte…». Poi, meno filosoficamente: «Che l’albergo abbia le dimensioni tali da contenere il sottopasso è un dato di fatto, ma lo è anche che servono dei lavori per togliere ciò che è stato fatto finora ed eseguire il raccordo. Se ciò debba implicare la chiusura dell’albergo, è un tema che supera la questione tecnica in sé e quindi il parere del sottoscritto. Non sta a me giudicare se gli interventi necessari saranno tali da rendere problematica o impossibile la gestione alberghiera, oppure se bisognerà ad esempio abbassare notevolmente i prezzi». E ancora, conclude l’architetto, «l’albergo è stato effettivamente pensato anche in funzione del sottopasso, ma le opere andavano effettuate durante il cantiere. Se non è stato possibile farlo perché c’erano dei ricorsi, beh, così vuole la democrazia».