Intervista a Corrado Bianda, già sindaco di Losone per 17 anni, che a giorni (e dopo oltre tre decenni) lascerà il Municipio
Lascerà il Municipio di Losone dopo 33 anni (17 dei quali nel ruolo di sindaco) alla fine di questo mese di agosto. Per Corrado Bianda, del Partito popolare democratico (Ppd), la riunione dell’esecutivo prevista martedì sarà l’ultima. Gli subentrerà Nathalie Ghiggi Imperatori, giovane esponente dello stesso partito.
Nel corso degli oltre tre decenni trascorsi nella cosiddetta “stanza dei bottoni” ha affrontato migliaia di questioni, dalle più semplici a quelle più complesse.
Diversi i grandi progetti che in qualche modo hanno cambiato il volto della località sulla destra della Maggia. Nell’elenco si possono inserire la nuova scuola dell’infanzia, l’acquisto del sedime dell’ex caserma, il nuovo sistema di raccolta dei rifiuti con isole ecologiche, il Centro polivalente medicalizzato per gli anziani (in fase di realizzazione da parte della Fondazione Patrizia), la centrale termica a cippato di legna (con Patriziato e Ses), i numerosi cantieri stradali, il potenziamento del trasporto pubblico e, ultimo in ordine di tempo, la futura casa comunale (progetto e credito di realizzazione già ci sono). Va detto che tutti sono stati portati avanti dall’intero Municipio, in accordo con il Consiglio comunale.
Fra questi progetti, quali sono quelli ai quali si sente più legato e perché?
È difficile assegnare maggiore o minore importanza a un’opera piuttosto che a un’altra; tutte quelle realizzate in questi anni hanno contribuito alla crescita di Losone. Posso però dire che la nuova casa per anziani medicalizzata è quella che, al momento, mi coinvolge maggiormente, perché è in dirittura d’arrivo e risponde a un bisogno molto sentito dai losonesi. La nuova struttura andrà a costituire, con l’attuale casa d’appartamenti protetti, un centro di competenze all’avanguardia per l’anziano e contribuirà a dare ulteriore lustro al nostro comune.
Losone nell’ottica di un’eventuale aggregazione del Locarnese potrebbe giocare un ruolo importante. Come si potrebbe portare avanti il discorso in una regione in cui questi matrimoni istituzionali faticano a far breccia? Come sono i rapporti fra i Comuni dell’agglomerato urbano?
Per quanto riguarda i processi di riordino istituzionale (aggregazioni) credo che simili iniziative debbano nascere dai diretti interessati e non imposte dall’alto; d’altra parte sono convinto che le aggregazioni debbano tendere alla creazione di nuove entità con un’importanza tale da poter competere con le altre grosse realtà comunali ticinesi. Dunque, un’aggregazione del Locarnese non può più prescindere dal coinvolgere tutti i grossi Comuni della regione. Il fatto che il rapporto fra questi siano ottimi (ricordo le numerose opere realizzate assieme) è paradossalmente un freno ai progetti aggregativi.
Quali sono i dossier in sospeso e che maggiormente la preoccupano?
Certamente quello dello sviluppo dell’ex caserma; purtroppo l’interesse di un solo privato mette in scacco tutta una comunità e una regione. Sono certo che si troverà una soluzione per permettere l’insediamento nel comparto di una serie di attività che saranno alla base di un ulteriore sviluppo di Losone. La strada sarà però lunga.
Come è cambiato Losone negli ultimi tre decenni e com’è mutato il modo di far politica?
Losone è diventato, sullo slancio di quanto fatto dai miei predecessori alla testa dell’esecutivo, un Comune importante e di peso nella regione e nel cantone. Ciò ha necessitato sforzi e sacrifici da parte di tutti, ma i risultati sono evidenti. Ora bisogna mantenere questa posizione e anche per questo occorreranno impegno o coinvolgimento.
Non so se dire come il modo di fare politica sia cambiato negli ultimi anni. Quello che so è che tutto diventa sempre più complicato e difficile. Essere municipale oggi è molto più impegnativo di quanto lo fosse quando sono stato eletto io nel 1988. Una cosa però è certa: viene sempre più a mancare il rispetto nei confronti dell’autorità. Sempre più si tende a pensare che chi fa parte di un esecutivo lo faccia per i propri interessi; questo è profondamente errato. Ogni singolo membro di un esecutivo è mosso principalmente dall’amore per il proprio comune e dalla volontà di fare qualcosa per la comunità. Certo vi sono pure le mele marce, ma sono un’infima minoranza. È però un dato di fatto che questo modo di pensare porti molti cittadini a diffidare di chi li rappresenta, spingendoli a privilegiare i propri interessi personali a qualsiasi costo, senza pensare che esiste un bene superiore. Il fiorire di ricorsi spesso velleitari, di richieste d’intervento alle autorità superiori e di reclami ne sono un chiaro segnale.
La banalizzazione del dialogo politico ha poi fatto emergere una serie di personaggi che cercano le loro soddisfazioni nel criticare l’operato degli altri senza però portare alcuna soluzione ai problemi. Queste persone rallentano sistematicamente l’attività del Comune, già di per sé macchinosa, e provocano danni talvolta difficilmente riparabili.
Con quali sentimenti lascia la carica?
Ho appena compiuto 63 anni e ne ho trascorsi 33 in Municipio. I sentimenti con i quali lascio questa attività sono diversi e contrastanti. Certo avrei preferito poter decidere da solo la data d’uscita; così non è stato e ne ho preso atto. Ciò mi ha comunque fatto riflettere e oggi come oggi posso dire di essere sereno.
Ora avrà sicuramente più tempo libero a disposizione. Come lo occuperà?
Pandemia permettendo, spero di poter dedicare più tempo ai viaggi, che sono una mia passione. Di certo mi riposerò.