Molinari: ‘L’impresa olimpica di Ponti ha sicuramente dato al nuoto la spinta di cui ha bisogno per poter emergere e consolidarsi in Ticino e in Svizzera’
«Quando era piccolo Noè si era fatto male a un’unghia della mano. Visto che voleva stare in acqua a tutti i costi, facevamo a turno nella piscina di casa tenendolo per un braccio per non fargli bagnare la ferita, in modo che potesse continuare a nuotare, o almeno a provarci». È un aneddoto di Barbara, mamma di due dei numerosi cugini e cuginetti del giovane nuotatore di Quartino appena tornato da Tokyo con un bronzo al collo. I bambini sono pronti a tuffarsi in acqua nonostante il maltempo dello scorso martedì per partecipare ai corsi estivi della Nuoto sport Locarno (Nsl).
Anche Anthea, monitrice ed ex compagna di squadra di Noè, ci tiene a raccontarci di quando nuotavano nello stesso gruppo. Rammenta infatti che ad allenamento è capitato in più di un’occasione che partissero dal bordo insieme, quindi in due corsie contigue, facendo lo stesso tempo. Peccato però, ci dice ridendo, che «io nuotavo a stile libero, mentre lui faceva i misti (la combinazione dei quattro stili natatori notoriamente più lenta rispetto alla stessa distanza nuotata a crawl, ndr) e spesso e volentieri arrivava in fondo prima lui».
Da quando sono iniziate le Olimpiadi, continua Barbara, «mia figlia continua a chiedere se è stata iscritta ai corsi invernali perché vorrebbe seguirne le orme. In ogni caso – scherza – la sua preoccupazione principale resta di sapere se anche lei riceverà il peluche Barry, spesso presente nelle foto con il cugino». Cugino che anche per gli altri bimbi iscritti ai corsi della Nsl al Centro sportivo di Tenero non è più uno sconosciuto, ma è ormai diventato una figura nota. Tant’è che, alla domanda ’Chi di voi conosce Noè Ponti?’, le manine che restano abbassate sono veramente poche e alcuni di loro, chi più timidamente chi meno, si spingono oltre non nascondendo di ambire perfino a una medaglia olimpica.
La corresponsabile dei corsi estivi della Nsl, anche lei ex compagna di squadra di Noè, conferma infatti che in molti, tra bambini e genitori, hanno seguito le gesta olimpiche del gambarognese. «Settimana scorsa – ci racconta Alessandra – ho guardato qui in piscina le qualificazioni dei 100 metri a delfino e alcuni genitori mi hanno chiesto di poter assistere insieme alla gara. Erano tutti molto emozionati e speranzosi che Noè riuscisse poi a vincere anche la medaglia».
In tal senso, l’auspicio è che l’interesse per il nuoto come disciplina sportiva aumenti globalmente qui in Ticino. Secondo Alessandra, «l’impresa di Noè ha sicuramente dato al nuoto – sport che in Svizzera viene generalmente messo un po’ in secondo piano rispetto al calcio, al tennis, all’hockey o allo sci – la spinta di cui ha bisogno per poter emergere e consolidarsi. Anche il fatto che tutto il Ticino si sia svegliato alle tre di notte per fargli il tifo – aggiunge –, è già di per sé un indicatore positivo di quanta gente si stia avvicinando a questo sport».
Se il terzo posto di Noè è stato un’emozione unica per chi l’ha visto crescere, nonostante resti ancora difficile da realizzare completamente, per Alessandra non è stata del tutto una sorpresa. In effetti, ricorda che «è sempre stato un ragazzino molto tenace: sin da piccolo ha puntato il suo obiettivo finché non ci è arrivato. In più, la motivazione e la determinazione sono due elementi centrali che, insieme al talento, lo porteranno lontano».
Tornando ai corsi di nuoto, Alessandra spiega che «la loro funzione primaria è quella di togliere ai bimbi la paura dell’acqua e di far nascere l’interesse per questo sport. In più, in una regione ricca di laghi e fiumi come la nostra è chiaramente importante imparare a nuotare, fattore che sicuramente è già alla base di molte iscrizioni, ma che, affiancato da un crescente entusiasmo alimentato dalle prestazioni di Noè, potrebbe spingere molti genitori e bambini a tentare questo percorso». Il nuoto di competizione arriva poi in un secondo tempo e qui, insiste Alessandra, «la passione è fondamentale per proseguire, unitamente alla predisposizione al sacrificio. Comprensibilmente, per uno sport come il nostro, che è prettamente individuale, la squadra conta senza dubbio molto. Nel mio caso, ma non solo, la Nsl è stata come una grande famiglia allargata».