Ustra riconosce la bocciatura federale del progetto di allacciamento autostradale anticipato dal Cantone. Criticità molto serie e tempistica sempre più incerta
Ha tutta l'aria di una bocciatura, quella inflitta dall'Ustra al progetto “bozza verde” elaborato (e pagato) dal Cantone riguardo al collegamento autostradale A2-A13. Una bocciatura che si basa su diverse criticità non nuove, ma che il direttore di Ustra Ticino, Marco Fioroni, è tornato a sottolineare ai microfoni della Rsi. Di rimando, Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio, non nasconde una certa delusione per questo ennesimo intervento da parte della Confederazione: «Di qualche obiezione al riguardo del progetto del Cantone ero venuto a conoscenza, ma solo parzialmente. Penso ad esempio alla delicata questione dell'attraversamento del fiume Ticino, zona critica dal punto di vista ambientale. Il ponte è comunque l'unica soluzione, altrimenti possiamo chiudere ogni discorso. A questo punto sarà necessario un confronto con Ustra sul piano politico. Da parte mia continuerò a difendere il nostro progetto, frutto di un lavoro condiviso con tutti gli attori del Piano, attenuatamene soppesato in tutte le sue componenti. E pure con Ustra, che ora lo contraddice. Volerlo stravolgere nei suoi contenuti significa aprire un vaso di Pandora. Ripeto, sarà importante tornare al tavolo delle discussioni. Stiamo parlando di un'opera indispensabile per il nostro cantone».
Il risultato è una tempistica che si allunga a dismisura, costi con ogni probabilità ulteriormente lievitati e, alla base, per il presente e il prossimo futuro, una situazione viaria sul Piano di Magadino che continuerà a essere irrisolta. In questo senso, fra le misure transitorie immaginate da Ustra per salvare il salvabile si parla dei semafori: una soluzione bocciata due anni fa in votazione popolare, che sembra dunque tornare prepotentemente in auge.
Le criticità riconosciute da Fioroni osservando il progetto elaborato dal Cantone – per altro con l'appoggio di Ustra – riguardano innanzitutto la zona palustre delle Bolle. In particolare, ha ricordato il direttore della filiale bellinzonese di Ustra, «nel dicembre del 2019 era giunto un preavviso dell'Ufficio federale dell'ambiente, secondo cui l'attraversamento della zona palustre delle Bolle così come previsto non è conforme alla legislazione vigente in materia di protezione delle zone palustri». Sostanzialmente diventa impensabile interrare circa mezzo chilometro di strada e a Ustra, unitamente a Cantone e Comuni, spetta il compito di trovare delle soluzioni alternative. Problemi sono stati riscontrati anche fra Cadenazzo a Camorino, dove il tema è far combaciare cantiere e gestione del traffico. Fra i diversi scenari in corso di valutazione v'è il prolungamento della galleria da Quartino direttamente fino allo svincolo di Camorino, senza passare sotto il rettifilo di Cadenazzo.
Tanto basta per indurre grossi interrogativi su ciò che può restare della “bozza verde”, ma soprattutto delle conseguenze pratiche che lo “stop” decretato da Berna avrà sui tempi e sui costi, precedentemente indicati in circa un miliardo e mezzo di franchi. Per quanto riguarda la tempistica, il via ai lavori già nel 2025 è diventato una chimera. Quanto all'apertura del tracciato, è credibile guardare a un “orizzonte 2040”. Fioroni ha inoltre rilevato che «mancano i finanziamenti. Bisogna trovare una soluzione progettuale e il parlamento dovrà esprimersi sulla priorità del progetto nel fondo di finanziamento delle strade nazionali Fostra».
Va ricordato che nell'agosto del 2019, rispondendo alle perplessità sollevate dai deputati parlamenti Nicola Pini e Fiorenzo Dadò, Ustra aveva relativizzato l'entità del bando di concorso per prestazioni in ingegneria pubblicato dallo stesso Ufficio federale delle strade per l'adeguamento del progetto ticinese. “Ripresa, verifica e allineamento del progetto sono uno step previsto”, era stato detto. Questo, malgrado i tempi di aggiornamento dello studio fossero stati indicati in un biennio, da aggiungere al triennio già trascorso in quel momento.
Dura la reazione di Paolo Caroni, presidente della Commissione intercomunale dei trasporti (Cit) del Locarnese: «È una brutta notizia – afferma –. Ora bisognerà capire bene quali sono le motivazioni. Per quanto riguarda l'attraversamento della zona palustre, ritengo che bisognerebbe mettere sul piatto della bilancia anche altre esigenze. In generale, questi cambiamenti sono seccanti poiché la soluzione della “bozza verde” aveva messo tutti d'accordo ed era condivisa dalle diverse parti in causa. Senza dimenticare che era stata approvata dal Gran Consiglio». L'altolà genererà un ennesimo ritardo nella realizzazione che è in lista d'attesa da decenni: «Sta diventando pesante: siamo l'unico agglomerato in Svizzera a non avere un allacciamento degno alle strade nazionali. E resteremo ancora per un bel po' in questa situazione».
Non è tutto. Ustra starebbe appunto facendo più di un pensierino in direzione dei semafori quale soluzione giusta per meglio gestire il traffico sul Piano di Magadino in attesa della galleria. Una soluzione che giusta non era per la popolazione ticinese, che sul tema si era espressa in votazione nel maggio 2019, bocciandola sonoramente. «Sopravvivere per oltre 20 anni con l'infrastruttura attuale sarebbe un problema – ha concluso Fioroni –; siamo preoccupati per le continue colonne giornaliere e la soluzione semaforica è effettivamente una delle varianti che si stanno approfondendo».
«Ho sempre sostenuto quest'idea – commenta in proposito Caroni –. È quella che offre il miglior rapporto tra costi e benefici. Gli studi e i modelli eseguiti a suo tempo giungevano a conclusioni positive. A mio avviso va bene se l'Ustra ritorna su un progetto che potrà rendere il traffico più scorrevole».
Negli scorsi giorni Ustra aveva annunciato la prima riunione della rinnovata Commissione di accompagnamento politico del progetto. Oltre all’Ufficio federale delle strade, vi sono rappresentati Dipartimento del territorio, Commissioni intercomunali dei trasporti del Locarnese e Vallemaggia e del Bellinzonese, Comuni di Bellinzona, Sant’Antonino, Cadenazzo, Gambarogno e Locarno, Agrifutura, Unione contadini, Wwf Svizzera italiana, Automobile Club e del Touring Club svizzeri, nonché Fondazione Parco del Piano di Magadino.